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 2010  gennaio 05 Martedì calendario

2 articoli Francia: i pirati espulsi dalla Rete Entra in vigore la nuova legge, la più severa al mondo «Tre sbagli e sei fuori»

2 articoli Francia: i pirati espulsi dalla Rete Entra in vigore la nuova legge, la più severa al mondo «Tre sbagli e sei fuori». Gli altri Paesi pronti a imitare L’autorità Si chiama Hadopi, è l’alta autorità istituita con il compito di identificare e punire i trasgressori In Italia Il Comitato contro la pirateria sta mettendo a punto una serie di proposte. La Siae: tassa sull’abbonamento a Internet Da pagina 1 PARIGI – Il senatore Michel Thiollière è ottimista: «I due terzi degli utenti si fermeranno al primo avvertimento. Oltre il 95 per cento al secondo. Pochissimi continueranno a scaricare file illegalmente, con il rischio di finire davanti al giudice». Dopo la pubblicazione sul Journal Officiel di regolamenti e decreti attuativi, entra in funzione in questi giorni in Francia la Hadopi (Haute autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur Internet), l’alta autorità varata con l’obiettivo primario di ricordare che la cultura non è gratuita e con quello non meno importante di punire i trasgressori.  la prima applicazione a Internet della regola del baseball «tre sbagli e sei fuori»: un po’ in sordina (e rubacchiando l’idea agli amati-odiati americani, alla faccia del copyright), la Francia si rilancia di fatto come portatrice di principi universali. Quando lo fece per la prima volta, con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789), Parigi raccolse consensi e affetto, nei secoli. Stavolta la Francia sarà probabilmente imitata da altri governi, ma non verrà travolta da un’ondata di popolarità, soprattutto online. Un utente sorpreso a scaricare un file musicale o video viene avvisato una prima volta con un’email. Poi con una lettera scritta, dal tono e dalla forma più ufficiale. Se insiste, è convocato dal giudice, che potrà comminargli una multa o staccare la spina. L’intervento del giudice si è reso necessario dopo la bocciatura della prima versione della legge Hadopi da parte della Corte costituzionale e dopo l’intervento della Ue: dopo mesi di battaglia in Parlamento, la Hadopi2 è ora pronta a partire. «Internet è un mondo meraviglioso ma ha bisogno di regole, se in futuro vogliamo continuare a usarlo per cinema, musica o videogiochi» ha ribadito ieri alla Bbc Thiollière, uno dei nove membri della Hadopi, riecheggiando l’impostazione iniziale di Denis Olivennes, l’ideatore della legge. Ex dirigente di Air France, ex capo del colosso Fnac, socialista fautore di una svolta modernizzatrice al centro, nel 2007 Olivennes (ora direttore del settimanale Nouvel Observateur) presentò al ministro della Cultura Christine Albanel un rapporto all’origine dell’attuale stretta normativa. E nel saggio dall’eloquente titolo «La gratuità è un furto » ( edito in Italia da Libri Scheiwiller) ha spiegato perché violare il copyright su Internet significa innanzitutto sottrarre fondi e sostentamento agli artisti meno famosi e protetti. «I Radiohead possono anche mettere il loro album su Internet a prezzo libero, tanto la loro casa discografica in passato ha già speso una fortuna per promuoverli. Ma la musica gratis uccide le nuove band». Con un occhio ai gruppi emergenti e l’altro alla salvaguardia di un’industria dell’intrattenimento travolta dai cambiamenti tecnologici, gli altri Paesi europei si preparano a seguire l’esempio francese, forti anche del «Pacchetto Telecom» approvato il 23 novembre scorso dal Parlamento di Strasburgo che permette la disconnessione da Internet a patto che l’utente possa avvalersi di un giusto processo. In Spagna, i ministri dell’Industria Miguel Sebastian e della Cultura Ángeles González-Sinde, premono per la modifica della legge sulla società dell’informazione: oltre ai quattro motivi che oggi possono giustificare il blocco di un sito web, vogliono aggiungerne un quinto, ossia la violazione del diritto d’autore. In Gran Bretagna, il Digital Economy Bill in discussione – che ricalca in molte parti la soluzione francese’ incontra la forte opposizione dei colossi del web Google, Yahoo! ed eBay ma il favore deciso del governo e in particolare del segretario di Stato Peter Mandelson. In Italia, la regola dei «tre sbagli e sei fuori» ha ottenuto il plauso delle sigle Fimi, Afi, Siae, Univideo che rappresentano l’industria e gli autori. In seno al governo, il «Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale» è chiamato a studiare proposte in questo senso che dovrebbero essere discusse al più presto in Parlamento. Di fronte alla decisa opposizione dei provider, la Siae considera però anche la possibilità di una tassa sull’abbonamento a Internet, che servirebbe per pagare la musica e i video scaricati dalla Rete. L’offensiva legale contro il download illegale di contenuti prosegue anche negli Stati Uniti, dove prima di Natale il sito IsoHunt, che non offre file proibiti ma elenca i link utili, è stato riconosciuto colpevole di violazione del diritto d’autore. La difesa classica del fondatore Gary Fung, e cioè l’assenza di responsabilità diretta e la somiglianza del sito a un banale motore di ricerca, è stata giudicata inconsistente. Una nuova udienza è prevista per l’11 gennaio, ma i giudici americani sembrano sempre meno inclini a farsi convincere dai formalismi: se un sito serve per scaricare file protetti dal copyright, va chiuso. Da una parte governi, industria dell’intrattenimento e persino Bono, il leader degli U2, che in un articolo sul New York Times ha messo, tra le 10 idee per rendere più interessanti i prossimi 10 anni, quella di combattere la pirateria su Internet. «Controllare i contenuti è tecnicamente possibile, come dimostra la lotta nobile degli Stati Uniti contro la pedofilia online e quella ignobile della Cina contro i dissidenti». Bono pronostica preoccupato che, grazie a una banda sempre più larga, tra qualche anno basteranno 24 secondi per scaricare un’intera stagione della serie «24». Dall’altra, il mondo degli utilizzatori di Internet. Che nel 2009, in America, hanno scaricato da Internet i file delle serie tv con numeri stratosferici: sei milioni di download per ogni singolo episodio di «Heroes», più della sua audience televisiva tradizionale. Altri fanno notare come riempire legalmente, a pagamento, uno degli iPod classici sempre più capienti (capaci di contenere fino 40 mila canzoni) costerebbe quanto una Porsche d’epoca. E il sito Torrentfreak segnala già, ai navigatori francesi, sei semplicissimi modi per scongiurare il remoto rischio di finire nelle grinfie della Hadopi. Segue intervista a Guy Bono Guy Bono, autore con Daniel Cohn-Bendit dell’ emendamento 138 alla legge «Non funzionerà, la tecnologia è troppo avanti» Le difficoltà La tutela «C’ è la possibilità che con il wi-fi possa essere sanzionato un utente titolare della connessione ma che non ha scaricato nulla» «L’ opera degli artisti va tutelata, Internet non deve essere uno spazio privo di regole, ma questo non è il modo giusto» PARIGI - « indubbio che l’ opera degli artisti vada tutelata, nessuno sostiene che Internet debba essere uno spazio privo di regole, ma questo non è il modo giusto» dice Guy Bono, 56 anni, fino al 7 giugno scorso eurodeputato socialista e autore, con Daniel Cohn-Bendit, dell’ emendamento 138 che a lungo ha fatto penare i fautori della legge Hadopi. Quell’ emendamento al «pacchetto Telecom», votato dall’ 88 per cento dei parlamentari di Strasburgo, è stato un punto chiave della battaglia legale perché sanciva il diritto dell’ utente a essere ascoltato dal giudice prima di venire disconnesso. La Hadopi2 è venuta infine incontro a questa esigenza e ora ci troviamo di fronte alla sua applicazione. «Questo è un altro punto chiave, perché credo che la legge non possa essere trasferita nella realtà. Ci sono delle difficoltà tecniche quasi insormontabili, come per esempio la possibilità che con il wi-fi, molto diffuso in Francia, possa essere sanzionato un utente che è sì titolare della connessione ma non ha scaricato nulla: è possibile che, a sua insaputa, un altro utente usi la sua banda per fare dei download illegali». Il governo francese si è mostrato molto fermo e deciso, nonostante una prima bocciatura della Corte costituzionale. «Il presidente Sarkozy si è impegnato personalmente in questa battaglia e a quel punto doveva arrivare fino in fondo. Credo però che non ci sia il consenso necessario nel Paese, non solo tra gli utenti Internet ma anche nelle forze politiche, è una questione che va al di là delle divisioni tra destra e sinistra». Come tutelare gli autori? «Credo che la soluzione repressiva non funzioni. E il fenomeno del file sharing non è completamente responsabile delle difficoltà di un settore audiovisivo che non ha saputo tenersi al passo con i cambiamenti tecnologici. Dare una giusta retribuzione agli artisti e all’ apparato produttivo è possibile in un altro modo, per esempio tramite un accordo con i fornitori di accesso a Internet». Secondo molti esponenti dell’ industria discografica, sono soprattutto gli artisti emergenti a fare le spese di un sistema in crisi che non è più in grado di assicurare il loro sostentamento. «Moltissimi cantanti e gruppi restano favorevoli a Internet perché è uno straordinario strumento per fare conoscere le loro creazioni. La Rete ha il potere di decentralizzare i canali di distribuzione della musica e della cultura in generale, e questo non può che danneggiare chi finora ha avuto il quasi monopolio di questi canali. Per questo a me pare che si tratti di una battaglia di retroguardia. L’ obiettivo di fondo della Hadopi è cambiare la filosofia stessa di Internet, da orizzontale a verticale, trasformando la Rete in una specie di canale tv. Non credo che funzionerà, la tecnologia è ormai troppo avanti».