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 2010  gennaio 05 Martedì calendario

Segreti e affari della ”ndrangheta Che cos’è la ”ndrangheta, e quando è nata? Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, l’ha definita così: «L’organizzazione criminale più dura, più cruda e più asciutta che si conosca, quella meno permeabile perché il fenomeno del pentitismo e quasi pari a zero»

Segreti e affari della ”ndrangheta Che cos’è la ”ndrangheta, e quando è nata? Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, l’ha definita così: «L’organizzazione criminale più dura, più cruda e più asciutta che si conosca, quella meno permeabile perché il fenomeno del pentitismo e quasi pari a zero». Nasce e si afferma nella seconda metà dell’Ottocento in una regione, la Calabria, la cui economia era basata sul latifondo. Gli affiliati a quella che all’epoca era definita «una setta che nulla teme» controllavano la gestione delle terre per conto dei grandi proprietari e facevano da intermediari nei rapporti fra questi e i contadini. A metà del secondo scorso, il primo vero salto di qualità con i sequestri di persona e le attività nel settore dell’edilizia. Che cosa significa la parola ’ndrangheta? L’ipotesi etimologica più convincente fa riferimento al vocabolo greco «andragatia», il cui significato allude alla virilità, al coraggio, alla rettitudine. Cos’è la ”ndrangheta oggi? Una formidabile macchina criminale, per alcuni studiosi più pericolosa della mafia siciliana. Secondo l’Eurispes, che sul fenomeno ha pubblicato un dossier nel 2008, il giro d’affari della ”ndrangheta ha raggiunto picchi da capogiro: quasi 44 miliardi di euro, il 2,9 per cento del Pil italiano attestato nel 2007 su 1.535 miliardi. Un fatturato illegale che equivale alla somma della ricchezza nazionale prodotta in Estonia (13,2 miliardi) e Slovenia (30,4 miliardi). Il settore più remunerativo è il traffico di droga, che determinerebbe introiti per oltre 27 miliardi di euro. In realtà, come ha spiegato ancora il procuratore Gratteri, «la ”ndrangheta sta dove c’è da spartire potere e danaro»: usura, estorsione, traffico d’armi, gestione illegale dei rifiuti, appalti pubblici, controllo della sanità, mercato del falso. Ha ramificazioni anche all’estero? In tutta l’Europa e negli Stati Uniti, dove i boss hanno avviato imprese apparentemente legali per il riciclaggio dei proventi delle attività illecite. Secondo gli inquirenti l’organizzazione calabrese ha poi stretto alleanze con bande criminali che proliferano in Asia e Africa per assicurarsi il controllo delle rotte della droga e l’approvvigionamento della materia prima. Com’è strutturata oggi la ”ndrangheta? Al contrario della mafia siciliana, ha uno sviluppo «orizzontale»: ogni famiglia ha il controllo pieno sul territorio in cui opera, anche se a Reggio Calabria c’è un organismo, la «Santa», di cui fanno parte i rappresentanti delle «famiglie» più importanti. La cosca calabrese si fonda soprattutto su vincoli di parentela alimentati con una attenta «politica» dei matrimoni incrociati. La ”ndrangheta, inoltre, è molto radicata nel territorio: non ha perso la sua originaria cultura contadina, ma allo stesso tempo ha saputo proiettarsi sulla scena criminale internazionale. Gli affiliati sarebbero 10 mila, 5 mila dei quali appartenenti alle cosche del Reggino. La provincia di Reggio Calabria è suddivisa in tre «mandamenti», cioè aree di influenza: quelli della città, della Piana di Gioia Tauro e della fascia Ionica. Le cosche, o «’ndrine», censite dagli inquirenti nella regione, sono 131, 73 delle quali nella sola provincia di Reggio Calabria. Nel territorio di Catanzaro sono 21, nel Cosentino 17, nella provincia di Crotone 13 e in quella di Vibo Valentia 7. Le famiglie hanno «codici» gerarchie interne? Sì. Sono molti e complessi i rituali che scandiscono tutta la vita associativa. Si va dall’affiliazione con il giuramento solenne al passaggio ai gradi successivi, dai giuramenti di fedeltà ai «processi» dei tribunali formati dai capi delle cosche chiamati a giudicare le violazioni delle regole sociali. Anche le gerarchie sono complesse. Uno dei massimi studiosi della ”ndrangheta, Antonio Nicaso, elenca otto gradi all’interno della cosca: giovane d’onore, picciotto d’onore, camorrista, sgarrista o camorrista di sgarro, santista, vangelo, quintino e, infine, membro dell’associazione, l’organismo collegiale che si colloca al livello più alto del potere della ”ndran- gheta. A che punto è la lotta alla criminalità calabrese? La guerra alla ”ndrangheta è lunga e difficile. Fra il 1999 e il 2008 in Calabria sono stati compiuti 202 delitti, molti dei quali «eccellenti». In 7 anni sono stati segnalati oltre 14 mila atti di criminalità riconducibili alle cosche: una rete di intimidazioni e attentati che ha indotto qualcuno a paragonare i metodi della ”ndrangheta a quelli dei terroristi di Al Qaeda. Di fronte a questa offensiva lo Stato ha risposto con l’arresto di oltre seicento latitanti e l’emissione da parte delle procure calabresi di circa tremila ordinanze di custodia cautelare. Un dato interessante: in Calabria viene eseguito il 13,3 per cento delle intercettazioni telefoniche ordinate dalla magistratura in tutta l’Italia. Nel corso del 2009 la sola Guardia di Finanza ha sequestrato alla ”ndrangheta oltre 415 milioni di euro sulla base delle norme antimafia.