Stefano Semeraro, La Stampa 5/1/2010, 5 gennaio 2010
La campionessa uscita di seno - Le femministe storiche bruciavano in piazza i reggiseni per protestare contro il proto-maschilismo che esigeva poppe comunque aggettanti
La campionessa uscita di seno - Le femministe storiche bruciavano in piazza i reggiseni per protestare contro il proto-maschilismo che esigeva poppe comunque aggettanti. Jana Pittman-Rowlinson, australiana, 27 anni, due volte medaglia d’oro ai Mondiali sui 400 ostacoli nel 2003 e nel 2007, invece ha deciso di sacrificare il seno (rifatto) per non compromettere la gloria della Patria alle Olimpiadi del 2012. I tempi cambiano. Negli ultimi quattordici mesi la Pittman aveva speso 13 mila dollari per dotarsi di due finte ghiandole che non la facessero sembrare quella donnona lunga (181 centimetri), robusta e non troppo femminile che è: «Mi guardavo allo specchio e vedevo solo gambe, spalle e braccia forti e muscolose, che servono a correre veloce, ma che non mi rendevano attraente». Più pit-bull che pin-up. In pista però Jana ha scoperto l’addizione di silicone la faceva sentire a disagio. Poco fluida, impacciata. Lenta. «Adoravo le mie tettone. Però ogni volta che correvo ero presa dal panico. Mi terrorizzava l’idea che per colpa della mia vanità le chance della mia nazionale fossero indebolite. Così adesso sono tornata piatta come una frittella», ha fatto sapere, esibendo allegramente il vecchio, collaudato profilo, meno sexy ma più aerodinamico. Londra val bene una tetta, insomma. «So che non ci sono medaglie per la bellezza», ha chiuso Jana, con uno slogan che probabilmente in Italia raccoglierà i consensi di Alba Parietti e Anna Falchi, siliconate ravvedute e pentite, e di Francesca Martini, il sottosegretario che ha firmato il disegno di legge che vieta le protesi alle minorenni. Certo, nello sport è più facile che le signorine grandi firme decidano di ridurselo, il seno, come ha fatto lo scorso luglio Simona Halep, 18enne tennista rumena, vincitrice di un Roland Garros junior e attrezzata in maniera da fare invidia a Pamela Andresson quando circolava fuori dal campo, ma poco pratica quando si trattava di eseguire il servizio. Di un intervento di riduzione si è bisbigliato anche per le altre tenniste Jelena Dokic e Serena Williams, ma le due interessate hanno vigorosamente smentito, mentre la (sedicente?) boxeur dilettante e procace shampista Sara Blewden, 25enne di Poole, in Gran Bretagna, si è vista negare il nullaosta per le Olimpiadi dalla sua federazione perché le protesi che si è fatta impiantare, esposti ai colpi delle avversarie, avrebbero potuto procurarle seri danni. Qualche mese fa, inoltre, si erano diffusi rumors, mai confermati, su un intervento al seno a cui si sarebbe sottoposta la nuotatrice Laure Manaudou. Alla fine la vera domanda è: perché mai la Pittman, che comunque ha già annunciato che alla fine della carriera tornerà di nuovo dal chirurgo per colmare il vuoto di femminilità, aveva deciso di ristrutturarsi? «A me è capitato di togliere le protesi a qualche atleta, specie a subacquee che avevano paura degli effetti in profondità. Spesso, va detto, le donne spesso ricorrono alla chirurgia in momenti di debolezza, quando devono affrontare periodi sentimentalmente difficili», spiega Riccardo Cipriani, direttore dell’unità operativa di chirurgia plastica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Una spiegazione probabilmente azzeccata. La Pittman in Australia è un personaggio molto noto e molto controverso. Sposata, poi divorziata, e ora di nuovo in procinto di risposarsi sempre con lo stesso uomo, il suo ex-allenatore Chris Rawlinson, da cui ha avuto un figlio, nel 2006 annunciò di voler lasciare il suo Paese, dove si sentiva poco amata, accusando i suoi connazionali di preferirle la collega Tamsyn Lewis. Dopo la maternità e l’oro nella staffetta 4x400 ai Giochi del Commonwealth aveva proclamato di volere l’oro di Pechino, ma ai Giochi cinesi non si era poi presentata - come già a quelli di Atene - invocando un infortunio e attirandosi una nuova ondata di impopolarità da parte degli sportivi australiani, che da sempre l’accusano di occuparsi più di comparire nelle news e nel gossip che di frequentare finali a cinque cerchi. «Non voglio essere una di quelle campionesse olimpiche che sembrano dei maschi», aveva dichiarato, sgranando indispettita gli occhioni azzurri nel viso ossuto, quando fu beccata con le tette rifatte sotto il body. Oggi ha deciso di donare le pseudo-mammelle alla patria, forse in cambio di un’iniezione di simpatia. I tempi cambiano. Chissà se, senza silicone, come spera la Pittmann, quelli in pista si abbasseranno anche.