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 2010  gennaio 05 Martedì calendario

Se Ryanair lascia l’Italia una perdita di 35 milioni L’Antitrust inglese: puerile la sua politica dei prezzi TORINO Agli aeroporti costerà 15 milioni all’anno l’addio di Ryanair ai voli interni italiani, fissato per il 23 gennaio

Se Ryanair lascia l’Italia una perdita di 35 milioni L’Antitrust inglese: puerile la sua politica dei prezzi TORINO Agli aeroporti costerà 15 milioni all’anno l’addio di Ryanair ai voli interni italiani, fissato per il 23 gennaio. Si avvia a quest’esito semi-assurdo la vicenda dei passaporti e delle licenze di pesca, una cosa strana e un po’ ridicola che si trascina da settimane. Però, attenzione, i 15 milioni corrispondono solo ai mancati introiti diretti delle società che gestiscono i singoli aeroporti; a questi soldi si devono aggiungere circa 9,5 milioni di tasse che verranno meno ai Comuni (e ai ministeri del Welfare e dell’Interno), inoltre il Fisco perderà il 10% di Iva sul valore facciale dei biglietti, somma difficile da aggregare perché il prezzo dei ticket di Ryanair è variabilissimo. Poi c’è la perdita dell’indotto: il giro d’affari tagliato per i bar, i ristoranti, i negozi e i parcheggi degli aeroporti. Mettendo tutto assieme, un mancato reddito di 35 milioni di euro corrisponde a una stima prudente.  evidente che il traffico aereo abbandonato da Ryanair verrà preso da altre compagnie che vendono biglietti a basso prezzo, come EasyJet eccetera, ma questo non avverrà all’istante, perciò i dieci aeroporti che Ryanair minaccia di abbandonare subiranno un contraccolpo. Per completare il quadro finanziario andrebbe anche considerato che le società aeroportuali possono rientrare della perdita citando in tribunale Ryanair per rottura dei contratti. Insomma i calcoli sono complicati ma lo sfondo è questo. Per ricordare in poche parole la questione, una legge italiana dice che per imbarcarsi su un volo nazionale non c’è bisogno di carta d’identità o passaporto: bastano la patente o qualunque altro documento (licenze di pesca, porto d’armi eccetera). Ma Ryanair rifiuta di accettare queste altre carte perché sostiene che mettono a rischio la sicurezza dei voli: le hostess non hanno dimestichezza con le licenze di pesca eccetera e non sanno distinguere quelle vere da quelle false. L’Enac ribatte che tutte le altre compagnie non hanno avuto difficoltà ad adeguarsi, solo Ryanair solleva problemi. Inoltre, risulta all’Enac che alcuni passeggeri di Ryanair, in realtà, vengano ammessi sugli aerei con i documenti contestati, ma pagando un extra; l’accusa implicita è che la compagnia faccia tante storie solo per spremere soldi ai viaggiatori. Sempre l’Enac avanza il sospetto che ci siano altri motivi dietro il braccio di ferro sui documenti: per esempio, Ryanair potrebbe preparare questa scusa per ritirarsi dal mercato interno italiano, dove si starebbero creando dei contenziosi fiscali e previdenziali. Per Ryanair si apre un nuovo fronte in Gran Bretagna: l’Antitrust di Londra boccia la sua politica di prenotazioni online, definendola «davvero puerile, bambinesca». A dicembre Ryanair ha cominciato a far pagare ai clienti una commissione di cinque sterline per ogni biglietto acquistato con un tipo di carta di credito molto diffuso, Electron. Per pagare zero commissioni bisogna invece usare una carta meno diffusa, MasterCard prepagata. Secondo il capo dell’Antitrust John Fingleton, «Ryanair fa un giochetto. Trova un metodo di pagamento molto poco utilizzato, lo offre come gratuito e poi dice: ”Dato che puoi pagare con quel metodo, la commissione di 5 sterline è opzionale”. Ma non è vero che è opzionale. Questa è una presa in giro dei consumatori, che in grande maggioranza vengono costretti a pagare le 5 sterline in più. un fatto completamente al di fuori dello spirito della legge».