Piero Bianco, La Stampa 5/1/2010, 5 gennaio 2010
Le chiamavano Big Three ora tocca alle Medium Six TORINO Le chiamavano Big Three, erano l’icona vincente dell’auto americana
Le chiamavano Big Three ora tocca alle Medium Six TORINO Le chiamavano Big Three, erano l’icona vincente dell’auto americana. Detroit comandava e il resto del mondo inseguiva quel modello industriale targato General Motors, Ford, Chrysler. Sembra preistoria. Il sogno è miseramente crollato e gli ultimi 24 mesi hanno disegnato uno scenario molto diverso: nulla sarà più come prima nella motor-town del Michigan. Il mercato degli States è in paurosa contrazione, sorpassato da quello cinese che ha conquistato la leadership globale. Gm e Chrysler hanno portato i libri in tribunale, salvate soltanto da un’iniezione di sovvenzioni statali (la prima) e dall’intervento della Fiat (la seconda). Ford ha retto con le proprie forze, ma a fronte di ingenti sacrifici, con la dismissione di marchi prestigiosi (prima Jaguar e Land Rover, ora Volvo che a marzo passerà ufficialmente ai cinesi della Geely). Il bilancio 2009 delle Case Usa non può ignorare 50mila posti di lavoro tagliati in un anno, che salgono a 170mila nell’ultimo triennio. La 103ª edizione del Salone di Detroit, che da lunedì 11 al 24 gennaio animerà i padiglioni del Cobo Hall, sarà il simbolo del nuovo mondo in cui dovrà confrontarsi l’auto americana. « l’addio delle Big Three, si passa alle Medium Six», sintetizza il Wall Street Journal, che ha riscritto le classifiche dei costruttori negli States sistemando nelle prime cinque posizioni Gm, Ford, Toyota, Honda e Nissan. Per la sesta piazza sono in ballottaggio la fresca alleanza Chrysler-Fiat, l’aggressiva Volkswagen con la sua galassia di marchi e l’accoppiata Hyundai-Kia. Niente più colossi domestici dominanti, ma gruppi multinazionali che si contendono il business con una quota di penetrazione tra l’8 e il 20% nel mercato a stelle e strisce. Una spartizione frammentata, sul tipo di quella europea. Il Salone del Michigan evidenzierà anche fisicamente i mutati scenari mondiali. Sono annunciate una trentina di novità assolute ma anche numerose defezioni significative, ad esempio Pontiac e Saturn (marchi storici già chiusi da Gm) o Saab, il cui destino pare altrettanto segnato. Marchionne ha voluto sottolineare le enormi potenzialità dell’alleanza italo-americana facendo allestire un maxi-stand che accanto ai prodotti Chrysler (compresi Jeep e Dodge) presenterà al pubblico la gioielleria del Lingotto. Ci saranno una Lancia Delta «griffata» Chrysler e uno studio di 500 elettrica, ma anche la Maserati GranCabrio e la Ferrari 599 XX, che è un omaggio alla nuova famiglia pur incarnando il top della tecnologia estrema, la inimitabile «diversità» del Cavallino nel panorama del lusso sportivo. Ferrari tornerà ad avere uno stand proprio e più tradizionale al Salone di Los Angeles, a fine anno, nel suo bacino di massima concentrazione di mercato. Tra le altre novità di prodotto, Detroit battezzerà l’inedita famiglia della Focus, destinata a diventare la world-car di Ford. Un modello europeo, anche questo segno dei tempi. Mercedes presenta la Classe E Cabrio, Chevrolet punta su Camaro Cabrio, Aveo, Orlando, Spark e Malibu, Cadillac avrà un concept ecologico e la Cts-V coupé, Buick una Regal su base Opel Insignia. E un’intero padiglione di 3.400 mq, Electric Avenue, sarà per la prima volta interamente destinato alle vetture «zero emission» con venti prototipi innovativi. Quelli che tanto piacciono a Obama.