Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 05 Martedì calendario

Il boom della camera blindata MILANO - Hollywood, come al solito, è arrivata con qualche anno di anticipo rispetto alla realtà

Il boom della camera blindata MILANO - Hollywood, come al solito, è arrivata con qualche anno di anticipo rispetto alla realtà. Panic room, il thriller claustrofobico con Jodie Foster in versione «tranquilla, mamma ha più paura di te», che si rifugia con la figlia nel bunker della sua casa newyorchese assediata dai ladri, è del 2002. Da allora, complici le nuove tecnologie e l’ansia da aggressione che attraversa l’emisfero occidentale, le «panic room» si sono diffuse un po’ dappertutto, dalle ville con piscina di Santa Monica alle villette del Veneto profondo. La filosofia è sintetica: meglio abbandonare al suo destino il tappeto persiano che ricordare per tutta la vita una notte da incubo. Il primo passo, la sicurezza passiva, consiste nella blindatura totale di pareti, porte e finestre del locale. «Tutto viene rinforzato con materiali speciali a seconda delle esigenze dei clienti - racconta Mauro Gerardi, responsabile commerciale della Ercole Srl di Verona, dodici dipendenti e un mercato che va da Miami a Mosca, passando per Montecarlo, il lago di Garda e gli Emirati arabi - Utilizziamo metalli antitrapano, ma anche acciai antibalistici: l’Fb 4, che copre tutti i calibri fino alla 44 Magnum, e l’Ak 47, molto richiesto in Russia perché protegge dai kalashnikov. Idem per i vetri». L’azienda veronese, che nel 2002 ha collaborato con gli scenografi di Panic room e che oggi sta lavorando a una gamma di prodotti ultrasofisticati per ambasciate e istituzioni attive nelle zone calde del mondo, si è specializzata anche nella sicurezza attiva: sistemi d’allarme perimetrali con contatti magnetici per porte e finestre, riconoscimento delle impronte digitali per accedere alla stanza: «L’indice per aprire e attivare l’allarme in condizioni normali, il medio in caso di coercizione, così il sistema lancia un sos silenzioso alle forze dell’ordine». E poi sensori a infrarossi e telecamere con visione notturna, Sim card e cellulari per chiedere aiuto nel caso le linee telefoniche vengano tagliate, spioncini elettronici per non indebolire le porte blindate con quelli normali. Il tutto gestito da un touch screen interno. «Il settore è decollato dopo l’11 settembre - continua Gerardi - Il modello di partenza sono stati i caveau blindati delle navi, creati per proteggere gli equipaggi dai pirati. Ma oggi la sicurezza domestica si sta sviluppando in modo autonomo. Negli Stati Uniti c’è chi arriva a montare sull’uscio della stanza apparecchi che rilasciano gas soporiferi o lacrimogeni». Basta individuare l’angolo della propria abitazione più adatto e il gioco è fatto. La «N°7 Agency» di Beverly Hills, una società che offre sistemi di sicurezza per nababbi anche a Panama, Aspen, Marbella e Saint Tropez, consiglia di sceglierlo con cura: «Insieme alla camera da letto è il primo locale da progettare quando si disegna una nuova casa». Pare che l’ex Take That Robbie Williams, intimorito dai fan più sfegatati, si sia fatto fare una «panic room» su misura nella sua residenza inglese. E così anche molti altri suoi colleghi, che si guardano bene dal raccontarlo in giro. Ma le minacce possono essere anche altre. Pochi giorni fa, ad esempio, il vignettista danese Kurt Westergaard, è riuscito a fuggire da un aggressore entrato nella sua casa armato di ascia e coltello, proprio rinchiudendosi con la nipotina nel caveau che aveva fatto costruire dopo le minacce degli integralisti islamici del 2005. Ma le casseforti umane chiavi in mano, ormai, sono sbarcate anche nelle fiere italiane dell’edilizia. Per tutte le paure e per tutte le tasche. O quasi. Cinquemila euro per blindare porte e finestre, dai cinquantamila in su per un impianto all’avanguardia. «Siamo in questo campo da dieci anni - conclude Gerardi - In Italia è un fenomeno in crescita. Ci chiamano dalle campagne del Veneto e della Lombardia, ma sempre più spesso anche proprietari di appartamenti a Roma e Milano. Negli ultimi tre anni abbiamo realizzato una ventina di ”safe core”». Già, «safe core», nuclei di sicurezza. Gli addetti ai lavori li hanno ribattezzati così: «Angoli di casa superprotetti, più tranquillizzanti di una stanza antipanico». 3 domande a Antonio M., imprenditore Il signor M. è un imprenditore brianzolo prossimo alla pensione. Di quelli che hanno vissuto per tutta la vita nel cortile della «fabbrichètta». E che passati i sessantacinque anni ha deciso di trasferirsi con la moglie nella casa di villeggiatura con vista sul lago di Garda. E «panic room» annessa. Perché avete deciso di farvi costruire una stanza superblindata? «Avevamo già una mezza idea: da queste parti le case isolate sono un bersaglio facile. Poi, un paio di mesi fa, abbiamo subito un furto. Per fortuna non eravamo in casa. Ma non vogliamo correre il rischio di trovarci faccia a faccia con i ladri». Come sarà organizzata la vostra «panic room»? «Con vetrate antiproiettile, per proteggere la zona notte senza perdere il panorama, e con una porta blindata all’ingresso della camera. Il sensore di accesso alla stanza, fuori uso durante il giorno, passata una certa ora riconoscerà solamente le nostre impronte digitali. Ma potremo cambiare le impostazioni con il telefono cellulare». Controllerete anche il resto dell’abitazione? «Sì, stiamo studiando un sistema che ci permetta di monitorare tutta la casa senza muoverci dal letto e, se necessario, anche di lanciare l’allarme ai vigilantes e alle forze dell’ordine».