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 2010  gennaio 05 Martedì calendario

Ronde, tanto rumore per nulla L’unica ronda visibile a Milano per ora, è quella di «Porta Volta»: Aldo, Giovanni e Giacomo con basco, gonnellino kilt e carriola, che impazzano alla tv da Fabio Fazio

Ronde, tanto rumore per nulla L’unica ronda visibile a Milano per ora, è quella di «Porta Volta»: Aldo, Giovanni e Giacomo con basco, gonnellino kilt e carriola, che impazzano alla tv da Fabio Fazio. In Prefettura è arrivata una sola domanda, quella dei poliziotti in pensione riuniti nell’Api, a libro paga di Palazzo Marino per controllare scuole e parchi. Presto ne arriverà un’altra dell’associazione «Milano più sicura», l’ex ronda di militanti leghisti di via Crema e piazza Trento che, smessa la casacca verde come impone la legge firmata dal ministro dell’Interno Maroni, si presenta con nuovi colori ma con la stessa testa. Sarà perchè non se ne parla più, sarà perchè gli indici della criminalità sono in discesa, sarà pure perchè le regole per molti sono troppo restrittive, malgrado mille annunci e mille aspettative le ronde di mezzanotte fanno fatica a decollare. Gli ottomila cittadini delle ronde, di cui parlava dieci anni fa il parlamentare della Lega Mario Borghezio sembrano un miraggio. Se si esclude Bari dove sono resistiti per un mese i controlli anti bulli, il fenomeno piace soprattutto al Nord. Da Cuneo a Trieste non c’è comune che non avesse la sua ronda. Ma è difficile che resistano ai paletti imposti dalla legge che vieta simboli di partito, figuriamoci le divise paramilitari delle ronde nere della Guardia Nazionale Italiana o i Berretti blu legati all’Msi che si vedevano in giro per Milano fino a qualche tempo fa. Il sindaco Letizia Moratti che sulla sicurezza ha sempre puntato molto, non ha mai nascosto la necessità di avere regole precise: «Le ronde non devono essere la giustizia fai-da-te di singoli cittadini». Eppure dove a Milano sono nate negli Anni Novanta, c’è anche chi inizia ad avere qualche ripensamento. Giovanni De Nicola, consigliere provinciale del Pdl, un tempo alla testa del «Fronte dei cittadini», si chiede che senso abbia fare le ronde oggi: «Se non sono davvero manifestazioni spontanee di cittadini sono inutili. Quando le facevamo noi era un modo per dimostrare che avevamo il controllo del teritorio, dei nostri quartieri. Oggi la polizia e l’esercito presente in città, fanno di più e fanno pure meglio». Che la sicurezza non sia più una prerogativa della destra o della sinistra lo sanno tutti. Ma il rischio che sulle ronde i partiti si giochino la visibilità è alto. Davide Boni assessore leghista al Territorio in Lombardia schiaccia sull’acceleratore: «Sarebbe assurdo escludere qualcuno perchè vota un partito. Non è questo lo spirito della legge». Alessandro Morelli, consigliere di zona 5 e animatore di «Milano più sicura» promette che non ci saranno escamotage: «In strada non ci saranno nostri militanti». Max Bastoni, uno dei responsabili dei Volontari Verdi, giura di voler rispettare la legge ma storce il naso: «Sono stati i nostri alleati di governo a non volere le ronde di prima. Temevano che noi diventassimo troppo forti. Ma è chiaro che quando si parla di sicurezza si parla di politica. E la Lega, tra tutti, è quella che da sempre si occupa di più di certi temi. Noi non vogliamo in strada ”giustizieri della notte”. Ma la gente vuole una risposta concreta alla domanda di sicurezza». Chi di sicuro non ci sta anche se viene sempre tirata in ballo, talvolta a sproposito, è l’associazione dei City Angels. Il suo presidente Mario Furlan è più che categorico: «Noi non presenteremo alcuna domanda. Le ronde servono solo se hanno una funzione sociale, aiutare chi è per strada, non solo per la sicurezza. Giocarsela tra sigle politiche come stanno facendo, non serve». Qui Torino La Guardia Nazionale rinuncia: ”Aspettiamo il voto delle Regionali” Niente ronde, per il momento, a Torino e in provincia. Il progetto di istituire la Guardia Nazionale Italiana che sembrava sul punto di decollare, dopo una serie di annunci ufficiali, è per il momento tramontato. Gli organizzatori avevano studiato divise e ogni dettaglio, avevano pure a disposizione un aereo e il gruppo sommozzatori. I neo-militi avrebbero dovuto inaugurare la sede ufficiale, proprio a Torino, entro il 2009. Ma è stato tutto rinviato: «Aspettiamo l’esito delle elezioni regionali, intendiamo promuovere la nostra associazione, che già conta migliaia di iscritti, nell’ambito della protezione civile. Sarà la prima mossa. Poi vedremo che fare, come presentarci», spiegano i promotori. Nè risulta che siano state presentate, in prefettura e questura, altre domande di associazioni decise a seguire le orme delle ronde padane, una volta attive anche in Piemonte. «Merito della politica del governo e in particolare per l’azione svolta da ministero dell’Interno. In questa fase - spiega uno dei fondatori delle formazioni di volontari della sicurezza in camicia verde, l’eurodeputato Mario Borghezio - la situazione dell’ordine pubblico non richiede l’intervento delle ronde. Ma siamo pronti a rimetterle in campo, se mai si ripresentassero le condizioni». Massimo Numa Qui Padova Zero richieste, ma la Lega ci crede ancora: ”Così superiamo anche il Pdl” Il sindaco di Padova Flavio Zanonato del Pd, questa legge sulle ronde l’aveva bollata come «un pastrocchio». Non ha cambiato idea, ma alla fine non sarà certo lui a tirarsi indietro: «Le ronde vanno bene solo se slegate dai partiti, solo se sono composte da semplici cittadini». In Prefettura, a Palazzo Santo Stefano, di domande non ne sono ancora arrivate. Ma in zona c’è chi sta già affilando le armi. Due giorni fa a Campo San Martino si sono riuniti dodici sindaci della provincia, tutti della Lega, per firmare l’ordinanza che istituiva gli «Osservatori volontari per la sicurezza». Smesse le camicie verdi, abbassate le bandiere con il Sole delle Alpi, i leghisti padovani si preparano ad onorare le regole imposte dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Maurizio Conte, segretario provinciale della Lega, lo ripete da tempo che non è più un problema di camicie verdi: «Le ronde le abbiamo volute noi per sensibilizzare il governo e la gente. L’obiettivo è stato raggiunto. La posizione della Lega è stata legittimata». Gli uomini delle ronde, se e quando otterranno l’approvazione del Prefetto, avranno la casacca gialla, saranno disarmati, collaboreranno con le forze dell’ordine. E i leghisti non nascondono la speranza, che possano essere un’arma in più in vista delle elezioni regionali di marzo. Qui Bergamo Niente volontari neanche nel cuore della Padania Negli uffici della Prefettura di via Torquato Tasso a Bergamo di domande non ce ne sono ancora. Sembrava che tra i primi si muovesse l’associazione cittadina degli ex carabinieri, ma dal comando provinciale è arrivato un discreto invito a lasciar perdere già a novembre. Su per le valli dove la Lega raccoglie consensi su consensi, si studia la legge, si cerca di capire cosa si può e cosa non si può fare. Il neosindaco del Pdl della Città dei Mille Franco Tentorio, cita a memoria i paletti messi dal ministro dell’Interno Maroni: «Le ronde dovranno essere composte da volontari ed essere disarmate. Dovranno offrire la loro disponibilità gratuitamente. Al primo posto dovrà essere garantita affidabilità e professionalità». Il rischio di avere per le strade giustizieri fai-da-te piace a nessuno. Ma è chiaro che all’assessore alla Sicurezza, il leghista Cristian Invernizzi, piacerebbe il moltiplicarsi delle ronde di cittadini: «L’associazione degli ex paracudisti si è già offerta. Qualche contatto è stato avviato con gli ex poliziotti. Quando avremo il quadro delle domande e il benestare del Prefetto, ragioneremo su quale servizio offrire alla gente». Nelle intenzioni, il servizio sarebbe soprattutto diurno, con controlli dal mattino alla sera: «Sarebbe meglio operare quando la città è più frequentata dalla gente».