Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 05 Martedì calendario

IL DESTINO DESAPARECIDOS. NEL DNA LA STORIA DELL’ARGENTINA

L’amore non può essere imposto come un dovere da caricare sulle spalle di ragazzi inconsapevoli di tragedie lontane. Nascondere la storia è impossibile, ma a volte conviene. Marcela e Felipe Herrera de Noble sono eredi del dolore e di una immensa fortuna che dalla nascita li accompagna nel paradosso. Fratelli per cognome, non di sangue. Eredi dell’impero editoriale Clar in, giornalone argentino; eredi di Canale 13, grande tv di Buenos Aires; eredi di radio, fogli sportivi e chissà quali intrecci editoriali nei paesi latini. Per Forbes appartengono alla famiglia che occupa il posto numero 147 fra i paperoni del mondo. Ma il potere che li attende non sono solo soldi. Impasto di media e affari, ambiguità che preoccupa la politica. Possono due ragazzi nati nel 1976 in una prigione della dittatura militare, madri e padri spariti nei voli della morte; possono riappropriarsi della vera identità e gestire il potere arrivato dal cielo come se i delitti che li hanno privati della famiglia naturale non fossero mai esistiti? Dubbi che al momento non vogliono sciogliere. Non un melodramma nell’alta società, ma la tragedia che sta cambiando, nel calcolo delle convenienze, la scelta mora l e . Marcela e Felipe sono i nomi inventati dalla signora che li ha adottati: Ernestina Herrera de Noble, oggi ha 84 anni. entrata nella vita ballando il flamenco. Affascinante, intelligente, diventa la compagna di un signore di una certa età, Roberto Noble, fondatore del Clarín e intellettuale della politica vissuta non dimenticando gli entusiasmi giovanili per il socialismo. Apre il Clarín nel 1945. Cinque anni dopo incontra la ballerina, più o meno vivono insieme fin quando il vecchio signore divorzia dalla moglie e la sposa: è il 1967. Si ammala e muore due anni dopo. Ernestina eredita il Clarín e altre cose. Le difende in tribunale dalle pretese di Guadalupe, figlio del marito scomparso. Per resistere nel controllo delle proprietà chiede a un vecchio amico 10 milioni di dollari riunendo nella partnership La Nación (g iornale storico-conservatore) e Papel Prensa, produttore di carta. Comincia la carriera di direttrice del Clarín, carriera formale nella regia degli antichi consiglieri del marito. Proprio mentre la dittatura dei militari P2 prende il potere; proprio quando le pretese di Gudalupe rifiutano conciliazioni, Ernestina adotta due bambini: 1976. ”Li ho trovati un mattino davanti alla porta della casa di San Isidro e mi è mancato il cuore abbandonarli in un orfanot ro fi o ”. Va dal giudice con due testimoni. Per amore, ma anche un piccolo calcolo, bambini che diventano eredi e le proprietà restano per sempre dietro i cancelli del suo giardino. Esistono tante argentine: il paese dei politici che ”rubano per la c o ro n a ”, regno di Menem, e i politici che arrivano dalla provincia alla Casa Rosada quando la crisi minaccia la speranza. C’è anche l’Argentina delle madri di Piazza di Maggio, madri che diventano nonne alla ricerca dei nipoti rubati ai figli nei sotterranei delle caserme. Estella Carlotto e Tina Boitano incrociando il Dna rintracciano 190 nipoti cresciuti in famiglie dove pensavano d’esse - re nati. Figli immaginari di padri militari che se li erano portati a casa o venduti o regalati a potenti ricevendone riconoscenza. Comincia un dolore difficile da raccontare. Ragazzi che scoprono di avere amato assassini o complici di chi ha ucciso i genitori. Eppure la tenerezza non va sempre in frantumi: sentimenti complicati ondeggiano tra il ripudio e la riconoscenza. Nei registri delle Nonne di Piazza di Maggio mancano notizie di 19 nipoti che i familiari dei giovani uccisi 30 anni fa continuano a cercare. Il giorno del ritrovamento di Marcela e Felipe coincide con la nascita in carcere di un bambino e una bambina, madri e padri diversi. Genitori svaniti dopo il parto. E le nonne chiedono la prova del Dna. Ernestina Herrera de Noble, dal trono del Clarìn, rifiuta con sdegno. Un magistrato chiacchierato, Roberto Marquevich, la manda in galera appena scopre che i suoi testimoni confessano il falso e che la madre alla quale la signora aveva raccontato di essersi rivolta per chiedere l’adozione, non è mai esistita. Lo scandalo scuote Buenos Aires. Si parla di libertà di stampa minacciata e di una magistratura che fa politica per intimidire il grande giornale. Marquevich rimosso, Ernestina De Noble libera, ma il nuovo giudice non può che richiedere – immediatamente” la prova Dna: due famiglie riconoscono nelle immagini dei ragazzi ”incredibili somiglianze” con le figlie svanite. Passano sette anni. Ingiunzione rallentata dai grovigli del foro. Alla fine si arrendono. Ma il decreto nel frattempo è cambiato sfidando la legge: l’esa - me al quale Marcela e Felipe dovevano sottoporsi non si fa alla Banca Nazionale dei Dati Genetici, autorizzata a emettere sentenze in quanto raccoglie il Dna di tutti i desaparecidos. Marcela e Felipe offrono il loro sangue al Corpo Medico Forense, il quale non avendo né autorità, né laboratori, si affida ai risultati di laboratori privati. Se il Dna delle due famiglie indicate non coincide con quello dei ragazzi, caso chiuso e Marcela e Felipe non sapranno mai di chi sono figli non essendo previsto un riscontro alla Banca della Genetica col Dna delle famiglie che cercano. Tornano i sospetti, ma donna Ernestina e i ragazzi rispondono tranquilli: abbiamo fatto il nostro dovere, caso chiuso. Caso aperto per Estella Carlotto e le Nonne di piazza di Maggio. Non si arrendono: la Boitano ha perso un figlio e una figlia, portati via quando erano studenti. Continua a cercare i nipoti di altre famiglie. Estela Carlotto rivuole il bambino messo al mondo dalla sua ragazza nel sotterraneo della Scuola Meccanica della Marina, ormai museo del dolore. Prima di sparire la madre gli ha dato un nome: Guido, il nonno di Marostica. Lo ha scritto in un biglietto passato non si sa a chi: così Estela ha saputo. Ecco perché non si rassegna. Impasto di dolore, vergogna, disgusto che non travolge Marcella e Felipe: loro sanno ma non vogliono sapere. Alta finanza ed editoria respirano sollevate: tanto potere nelle mani di chi scopre lo sterminio della famiglia da parte di poteri che prosperano attorno ad ogni governo, minacciava ripensamenti, una pena destabilizzante. Finalmente sono per sempre e solo eredi di donna Ernestina. Passato sepolto; salva la libertà di stampa.