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 2009  dicembre 07 Lunedì calendario

Anno VI - Trecentesima settimanaDal 30 novembre al 7 dicembre 2009Perugia I giudici di Perugia hanno condannato Amanda Knox a 26 anni e Raffaele Sollecito a 25, ritenendoli responsabili della morte di Meredith Kercher, avvenuta la sera del 2 novembre 2007

Anno VI - Trecentesima settimana
Dal 30 novembre al 7 dicembre 2009

Perugia I giudici di Perugia hanno condannato Amanda Knox a 26 anni e Raffaele Sollecito a 25, ritenendoli responsabili della morte di Meredith Kercher, avvenuta la sera del 2 novembre 2007. Alla fine, Amanda è scoppiata in lacrime e con lei la sorella Deanne. La madre di Raffaele, Mara, mentre il figlio veniva portato via, ha gridato ”Forza Raffaele” e s’è poi abbandonata a un pianto disperato, sorretta dal marito e dagli avvocati. Raffaele e suo padre hanno ascoltato la sentenza in un atteggiamento di pietra. Cassandra, la matrigna di Amanda, ha detto tra le lacrime: «Combatteremo fino all’ultimo, non è finita qui. Amanda è innocente e noi non la lasceremo sola». Mentre tornavano in albergo a piedi, Cassandra, Deanne e il padre di Amanda sono stati circondati dalla folla e fatti segno a scherni e insulti sanguinosissimi. I tre hanno continuato a camminare senza reagire. Gli avvocati di Sollecito e della giovane americana hanno già fatto sapere che appelleranno la sentenza.

Il delitto Meredith Kercher, 21 anni, inglese, aveva vinto una borsa di studio Erasmus e stava a Perugia da due mesi. Abitava in via della Pergola 7 con altre amiche studentesse. Tra queste, l’americana Amanda Knox con cui, secondo parecchie testimonianze, non andava d’accordo sia perché Amanda era disordinata e forse addirittura sporca, sia perché si portava troppi uomini in casa. La mattina del 2 novembre 2007 una vicina chiama la Polizia Postale perché ha trovato due cellulari nel suo giardino. I telefonini portano gli agenti in via della Pergola. Qui i poliziotti trovano Amanda e Sollecito - in quel momento fidanzati - a colloquio con i carabinieri che loro stessi hanno chiamato. In casa c’è il cadavere di Meredith a cui la sera prima qualcuno ha tagliato la gola. I due innamorati forniscono parecchie versioni su quello che hanno fatto mentre Meredith veniva uccisa. Amanda, in particolare, prima dice che lei c’era, stava in cucina, ha sentito qualcosa ma non è andata a vedere. Poi cambia versione e sostiene di essere stata tutta la sera da Sollecito a guardare la tv e giocare col computer. Accusa un congolose che ha un locale a Perugia e si chiama Lumumba. Non dice invece una parola sull’ivoriano Guede, che ha incontrato almeno quattro volte e ha riempito di sue tracce la casa del delitto (compresi i resti di escrementi in bagno, che dopo un anno, essendo prove, stavano ancora lì). Guede, fuggito in Germania e poi ripreso, chiederà il rito abbreviato e sarà condannato a 30 anni (l’appello è in corso, la sentenza è prevista per il 21 o il 22 dicembre). La copertura che all’inizio gli fornisce Amanda è un indizio molto pesante: Guede, che sa certamente quello che è successo, potrebbe accusarla. Lumumba, del tutto estraneo al fatto, no.

L’accusa La ricostruzione del delitto proposta dal pubblico ministero Giuliano Mignini (violentemente criticato dal New York Times, che lo ha accusato di volersi rifare su Amanda di una fallita inchiesta sui satanisti responsabili degli omicidi attribuiti a Pacciani) è la seguente: Guede aveva immobilizzato dietro la schiena il braccio sinistro di Meredith che, a destra, era bloccata da Sollecito. E intanto la penetrava o tentava di penetrarla. In piedi davanti a lei Amanda le passava e ripassava la lama del coltello lungo la gola. E a un certo punto questa lama è stata affondata. I giudici hanno ritenuto questa sequenza plausibile e dopo quindici ore di camera di consiglio (una riunione cominciata alle dieci di mattina e finita a mezzanotte) hanno emesso il verdetto.

Punti deboli in realtà una ricostruzione non priva di dubbi. Intanto il movente è piuttosto campato in aria: Meredith, che sarà poi almeno parzialmente consenziente a un rapporto sessuale con Guede, si sarebbe rifiutata di partecipare a un partouze. E c’è poi la faccenda del coltello. Mignini accusa Raffaele e Amanda di «avere portato fuori dall’abitazione di Sollecito, senza giustificato motivo, un grosso coltello da punta e da taglio lungo complessivamente cm 31 (sequestrato al Sollecito il 6 novembre 2007)». Ma che il coltello usato per sgozzare Meredith sia proprio quello non è stato dimostrato. E il fatto che Raffaele fosse un collezionista di questo tipo di armi è, nella fattispecie, del tutto irrilevante. Quanto alle confessioni di Amanda, lei dice di essere stata malmenata dalla polizia specialmente durante il primo interrogatorio. Dei tre imputati, la posizione meno debole è quella di Sollecito: mentre ci sono riscontri piuttosto indiscutibili sulla presenza in casa quella sera di Guede e di Amanda, manca la certezza sulla presenza di Raffaele.

Spatuzza L’altro grande processo che ha tenuto col fiato sospeso il mondo politico italiano (e internazionale) è quello d’appello al senatore Marcello Dell’Utri, già condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Venerdì 4 dicembre ha deposto Gaspare Spatuzza, il pentito che negli due ultimi interrogatori subìti aveva sostenuto un rapporto stretto tra Berlusconi-Dell’Utri e il boss mafioso Giuseppe Gravano, che è al carcere duro e non ha mai confermato. A Torino, dove il dibattimento era stato trasferito da Palermo per ragioni di sicurezza, Spatuzza ha ripetuto quanto i giornali, puntualmente riforniti dei verbali d’interrogatorio, avevano anticipato: dopo aver fatto del terrorismo per premere sullo Stato (attentati di Roma e Milano del 1993), il boss Graviano raccontò a Spatuzza, al bar Doney di via Veneto in Roma, che la cosa era fatta e Berlusconi-Dell’Utri gli avevano messo in mano il Paese. Riscontri a questo appuntamento da Doney e alle relative affermazioni non ce ne sono. Gli sconquassi preannunciati – avviso di garanzia al Cavaliere, sequestro dei suoi beni, dimissioni, elezioni anticipate, fino alla guerra civile paventata dallo stesso presidente del Consiglio in una delle sue tante intemerate degli ultimi giorni – non sembrano probabili. Delle tante dichiarazioni contro Spatuzza sentite dopo la deposizione, la più significativa è quella di Castelli, ex ministro della Giustizia: «Se ci fossero riscontri oggettivi, è chiaro che si aprirebbe un fronte preoccupante per il governo. Ma se questi riscontri oggettivi non ci fossero, allora si aprirebbe uno scenario sul modo di agire di alcune parti della magistratura che sarebbe ancora più preoccupante».

Tiger Il divorzio di Tiger Woods, pestato dalla moglie con una mazza da golf per via dei suoi tradimenti, sembra avviato. Lei – Elin Nordegren, ex top model e madre dei suoi due figli – vuole 300 milioni di dollari. L’entourage del campione – fino ad ora lo sportivo più pagato del mondo, ma stanno arrivando parecchie disdette dagli sponsor – si sta dando da fare con le ex amanti, e in particolare l’ultima, la pr Rachel Uchitel, perché stiano zitte, tolgano dal cellulare il numero di telefono di Woods e cancellino soprattutto i suoi messaggi («fatti una foto mentre sei alla toilette e mandamela» ecc.).

Calcio Mentre infuria la polemica su Balotelli, il giovane campione di colore dell’Inter insultato dai tifosi juventini anche quando la Juve gioca con altre squadre («se saltelli muore Balotelli»), Lippi ha fatto tredici con il girone dei mondiali in cui giocherà l’Italia: ce la vedremo con Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda. Sarà molto più difficile essere eliminati che passare il turno.