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 2009  novembre 30 Lunedì calendario

Anno VI - Duecentonovantanovesima settimanaDal 23 al 30 novembre 2009Veronica Veronica Berlusconi vuole più di tre milioni e mezzo al mese dal marito, cifra che ha fatto gridare di meraviglia e, in qualche caso, di scandalo

Anno VI - Duecentonovantanovesima settimana
Dal 23 al 30 novembre 2009

Veronica Veronica Berlusconi vuole più di tre milioni e mezzo al mese dal marito, cifra che ha fatto gridare di meraviglia e, in qualche caso, di scandalo. Il Cavaliere le avrebbe offerto invece un appannaggio di duecentomila euro, aumentabile a trecentomila, condito magari con il regalo della Villa Belvedere, la principesca residenza di Macherio dove già ora vive la moglie del presidente del Consiglio. Gli avvocati di Berlusconi fanno anche sapere che il loro cliente ha già versato alla consorte 60-70 milioni.

Patrimoni La prima domanda è: si può chiedere in Italia una somma simile? Bisogna intanto dimenticare certi esempi di clamorosi divorzi americani o inglesi, perché nel nostro diritto non ha troppa importanza la colpa o il risarcimento. All’atto di separarsi i giudici badano soprattutto a mantenere intatte le condizioni di vita di cui il coniuge economicamente più debole godeva durante il ménage matrimoniale. Se dunque questo ménage è quantificabile in 43 milioni l’anno, siano 43 milioni l’anno. Però contano anche le condizioni economiche reali di questo coniuge più debole. Se costui è dunque già ricco di suo, non potrà poi pretendere troppo dal partner. Il patrimonio della signora Berlusconi entra dunque nel gioco, più ancora di quello del marito (che ammonta, secondo valutazioni prudenziali, a sette miliardi). Veronica, a quanto risulta ufficialmente, è titolare di asset non trascurabili: attraverso la società immobiliare Il Poggio, posseduta al cento per cento, è padrona, tra l’altro, di tre appartamenti a Olbia, Bologna e Londra (quest’ultimo stimato tre milioni di euro), di un immobile destinato a ufficio in via Pontaccio a Milano (valore di una decina di milioni. Per i non milanesi: siamo nel cuore più prezioso della città) e di un altro immobile a Segrate valutato sei milioni. In tutto, dovrebbe trattarsi di beni per circa 27 milioni di euro, comprendendo anche la partecipazione nel Foglio, un 38% non importante per il reddito che dà (scarso), ma per il valore assunto in questi anni dalla testata.

Lettura Bisogna tuttavia dare una lettura diversa all’impressionate richiesta della signora. Berlusconi vorrebbe dividere il suo patrimonio in due parti, lasciando ai figli di primo letto – Marina e Piersilvio – il dominio di Mondadori, di Mediaset e di Medusa e ai figli di secondo letto (Barbara, Eleonora e Luigi) gli immobili e altre partecipazioni varie, però meno belle degli asset riservati ai primi due. Veronica vuole invece una divisione per cinque e la polpa costituita dalle tre M ripartita equamente fra tutti. Barbara, in un’intervista a questo giornale, disse non troppo tempo fa che non ci sarebbe stata nessuna guerra se papà fosse stato equo e giusto. Una promessa di guerra, cioè, in caso contrario.

Croce La Lega è entusiasta di un certo voto svizzero e vuole che la nostra bandiera tricolore sia a questo punto adornata con una croce. Il voto svizzero è quello espresso domenica scorsa a proposito dei minareti: chiamati a un referendum, i cittadini di quel Paese hanno detto sì al divieto di costruirne, smentendo pronostici della vigilia e belle sicurezze dei democratici europei. La percentuale di sì è stata alta, il 57,5%. La paura dell’Islam rappresentata da questo voto è un fatto solo elvetico o riguarda tutti? La risposta è scontata e i commentatori di ogni orientamento si sono sforzati, nei commenti del giorno dopo, di ricordare il nostro costume culturale, fatto di tolleranza per tutte le posizioni, anche le più diverse dalle nostre. Tuttavia è vero che il no ai minareti non è un no alla libertà religiosa (perché i musulmani pregano in una quantità di cosiddette ”musalle” che a rigore non sono nemmeno moschee, ma solo spazi dedicati, qualche volta persino a tempo), ma un no a un simbolo molto forte di quella religione e alla sua proliferazione in un paesaggio storicamente estraneo. Sul fatto che l’Islam ci faccia paura è bene perciò che comincino a ragionare anche i musulmani. Nei cui paesi, troppe volte, la costruzione di chiese non è ammessa. E che nella convivenza con noi resistono fortemente all’integrazione: nei matrimoni misti il coniuge deve sottomettersi alla loro religione e accettare che i figli siano allevati col Corano, i loro leader chiedono con insistenza che vengano ammessi velo e burq, vogliono la non-partecipazione ai corsi di nuoto, la macellazione rituale, i cimiteri separati, la non mescolanza nelle cure ospedaliere, addirittura la creazione di tribunali religiosi islamici. Gli svizzeri, gli italiani e gli europei hanno il dovere di ragionare e restare tolleranti. Un qualche segno di tolleranza anche da parte musulmana aiuterebbe.

Tiger Chiamata alle due e mezza del mattino, la polizia di Windermere, sobborgo di Orlando in Florida, ha trovato un uomo privo di sensi steso a terra e la moglie, china su di lui, che gli parlava. Lo svenuto era niente di meno che il campione di golf Tiger Woods, lo sportivo più pagato al mondo (110 milioni di dollari quest’anno). Dopo il trasporto in ospedale la polizia si è sentita raccontare che, alla guida del suo Suv Cadillac, Tiger aveva urtato un estintore e poi distrutto definitivamente la macchina sbattendo contro un albero. Senonché: l’air bag era rimasto al suo posto, segno che il campione andava a meno di 33 all’ora. E, alle analisi, Woods risultava perfettamente sobrio. Un guaio, stavolta: perché la polizia sta pensando che l’incidente sia simulato, rafforzata in quest’idea dal fatto che il campione abbia tutti e due i labbri spaccati e che il vetro posteriore dell’auto sia infranto. Si sospetta che l’autrice del massacro – portato a termine in casa o in macchina – sia la moglie svedese Elin Nordegren, ex top model. Avrebbe agito roteando due mazze da golf dopo aver letto sul National Enquirer che suo marito aveva una storia con la pr newyorchese Rachel Uchitel, 38 anni (Tiger ne ha 33), già resa vedova dall’11 settembre e celebre per una storia precedente con David Boreanaz. Il campione, che aveva perso la General Motors a causa del crac, non sarà più il testimonial neanche della Gillette. Le labbra spaccate non si adattano all’elogio della rasatura.

Dubai Le borse sono di nuovo in affanno perché la Dubai World – una holding degli Emirati Arabi controllata dallo Stato – ha improvvisamente chiesto ai suoi creditori di aver pazienza, per il versamento degli interessi, fino a maggio. Si tratta di debiti pari a 59 miliardi di dollari. C’è poi una controllata della Dubai World, la società immobiliare Nakheel, che ha un bond da 3,52 miliardi in scadenza il prossimo 14 dicembre e che lunedì, poco prima che aprissero le contrattazioni, ha chiesto ai responsabili della Borsa di Dubai che si sospendessero le sue obbligazioni. Il dubbio di tutto il mondo è che la stessa Dubai – con i suoi 80 miliardi di debiti – sia a un passo dal crac. E questo timore ha buttato giù i corsi. L’emiro di Dubai – il famoso Mohammed bin Rashid al-Maktoum, due mogli, 17 figli e un patrimonio personale di 14 miliardi di dollari – ha poco petrolio e ha tentato la via dello sviluppo attraverso l’edilizia, una fantasmagorica attività che ha comportato la costruzione di isole artificiali, piste da sci, case da gioco, grattacieli alti un chilometro. Location finanziate a debito e che adesso nessuno vuole più comprare. Potrebbe salvare la situazione il vicino emiro di Abu Dhabi, che invece è pieno di petrolio e di soldi. Ma facendo pagare quale prezzo al caro vicino (e al mondo)?