Paolo Mauri, La Repubblica 4/1/2010, 4 gennaio 2010
La strana Storia del "Bel paese" romanzo diventato formaggio L´editore Aragno ha pubblicato lo storico libro dell´abate Stoppani uscito nel 1876 Egidio Galbani decise di mettere sul mercato l´etichetta con quel nome Che l´Italia sia (o forse sarebbe meglio dire fosse) un Bel Paese lo dicevano senza discutere i nostri grandi antenati: Dante, nel canto di Ugolino, parla del «bel paese dove il sì suona», Petrarca, non potendo rivolgere al mondo intero le sue lodi a Laura, si contenta che le sentano nel «bel paese/ che Appennin parte e il mar circonda e l´Alpe»
La strana Storia del "Bel paese" romanzo diventato formaggio L´editore Aragno ha pubblicato lo storico libro dell´abate Stoppani uscito nel 1876 Egidio Galbani decise di mettere sul mercato l´etichetta con quel nome Che l´Italia sia (o forse sarebbe meglio dire fosse) un Bel Paese lo dicevano senza discutere i nostri grandi antenati: Dante, nel canto di Ugolino, parla del «bel paese dove il sì suona», Petrarca, non potendo rivolgere al mondo intero le sue lodi a Laura, si contenta che le sentano nel «bel paese/ che Appennin parte e il mar circonda e l´Alpe». Nel 1876 un abate rosminiano che si chiamava Antonio Stoppani, intitolò un suo libro Il Bel Paese e fu subito un successo straordinario: le edizioni si moltiplicarono, entrarono nelle scuole con opportune note esplicative redatte da Luigi Sailer (per chi non lo sapesse era l´autore della Vispa Teresa) e con gli accenti tonici per favorire la corretta pronuncia delle parole... Poi, nel 1906, morto ormai da anni lo Stoppani e seppellito dopo funerali grandiosi, pari, si diceva, a quelli di una star della musica come Amilcare Ponchielli, quel libro - e la cosa è veramente inconsueta - divenne un formaggio. Ci pensò Egidio Galbani e invase i mercati con l´etichetta che sulla forma rotonda riproduceva in effigie il celebre abate e il suo titolo più famoso. Col tempo il formaggio, che c´è ancora adesso, eclissò il libro, uscito ormai dalla lettura collettiva. Oggi è un vero pezzo d´antiquariato e Aragno lo ripropone, con un´ampia e documentata introduzione di Luca Clerici, come un ideale tassello della biblioteca degli italiani (pagg. 535, euro 30). Geologo di fama, lo Stoppani era nato a Lecco nel 1824, lieto di condividere la geografia con l´amatissimo Alessandro Manzoni. (Quando morì gli dedicò un delizioso libretto di aneddoti intitolato I primi anni di Alessandro Manzoni). Nel ”48 fu ordinato sacerdote e partecipò alle Cinque Giornate di Milano. Da scienziato aveva fatto fabbricare dei palloncini aerostatici per comunicare con le città vicine. Ebbe presto cattedra a Pavia e poi a Milano: la sua raccolta di fossili e di minerali impressionò il geologo austriaco Franz Ritter che molto lo sostenne e incoraggiò. Le sue lezioni erano affollate: sapeva parlare e scrivendo cercava di conservare il tono affabile della conversazione. Ci teneva moltissimo alla divulgazione della scienza e non era il solo: qualche anno prima del Bel Paese, Michele Lessona nel suo best seller Volere e potere (1869) loda il suo Corso di geologia, primo trattato di questa disciplina a uscire in Italia. Il Bel Paese è costruito come una serie di conversazioni continuamente interrotte: c´è un alter ego dell´autore, uno zio molto colto e che ha molto viaggiato, che si incarica di intrattenere un bel numero di nipoti in presenza delle loro mamme. E i nipoti lo interrogano, lo sollecitano, lo riportano al tema principale della serata: Il Bel Paese è un libro ricco di digressioni e questo lo rende ancora oggi piacevole alla lettura. Tra i nipotini c´era anche una certa Marietta che alcuni vogliono identificare con la allora bambina Maria Montessori, effettivamente nipote dello Stoppani. Di che si parla nel Bel Paese? Del territorio, prima di tutto. In tema di vulcani, per esempio, lo Stoppani è molto preparato e viaggia nella gran serie dei vulcani spenti del centro Italia diventati i laghi di Bolsena e di Bracciano, per scendere giù fino al Vesuvio. Qui è per lui giocoforza raccontare la storia di Plinio, che avendo visto da lontano l´eruzione in atto, quella fatidica del 79, cerca di avvicinarsi per quanto può, da bravo scienziato, e muore sul campo. Dal Vesuvio si passa poi al vulcano di Ischia che si sveglia dopo lunghissimi intervalli e non è detto che sia spento, e poi allo Stromboli che fa da faro ai naviganti con le sue eruzioni limitate e continue e infine al gigante siciliano, all´Etna. Stoppani detestava Jules Verne, che allora furoreggiava anche in Italia: che bisogno c´era di tante acrobatiche invenzioni, quando l´osservazione scientifica era già così ricca di sorprese? Ecco il capitolo sui lumi alimentati dal petrolio raffinato, la "lucilina" come si diceva allora: e dai lumi ai giacimenti è tutto un va e vieni, con scorribande in America dove già i pozzi venivano trivellati in numero sempre crescente. E in Italia? Petrolio ce n´è poco, dice Stoppani e viene usato come medicinale. Quanto all´illuminazione, ecco la previsione di una lampada elettrica in grado di illuminare un´intera città. Molto vivace è anche la descrizione di un viaggio per nave da Genova a Livorno con un tempo infame a bordo del "Conte Baciocchi". Almeno, sorride Stoppani, mi fosse toccato un piroscafo con un bel nome altisonante. Meta di Stoppani era quella volta Firenze, dove, si era nel 1861, si svolgeva la prima Esposizione italiana. Ho citato alcuni capitoli un po´ a caso, ma un ordine nel libro c´è ed è quello naturale: dalle Alpi si scende via via verso il Sud e le isole, non senza una sosta a Loreto, dove gli abitanti, chissà perché, si mettono la camicia sopra le altre vesti. I nipotini rumoreggiano: vogliono che lo zio parli loro del mare. Non l´hanno mai visto e allora non resta all´autore che paragonarlo con il lago di Como. Il mare accende ricordi poetici, ma anche pratici: «La ferrovia dell´Italia meridionale da Ancona a Brindisi, forse la più amena tra le ferrovie d´Europa, costeggia l´Adriatico per ben 15 ore di furioso cammino. Ridenti colline, fantastiche rupi, castelli pittoreschi, storiche ruine, deliziose città, sfilano con vece assidua e con perenne incanto, sotto gli occhi del viaggiatore...». Il Bel Paese è dunque un viaggio nell´Italia di metà Ottocento, con le sue bellezze naturali raccontate però da un geologo che sa spiegare bene il fenomeno dei fanghi caldi di Salsomaggiore o il regresso dei ghiacciai (c´era già allora). Stoppani morì nel 1891. Il Dossi, in una delle sue Note azzurre gli aveva dato del fanfarone. Può darsi fosse di malumore: in quella Nota non si salva nessuno. Nel 1884 Stoppani aveva scritto un saggio intitolato Il dogma e le scienze positive cercando di conciliare il progresso scientifico con la religione cattolica. L´Osservatore cattolico lo attaccò e ne seguì una causa per diffamazione che Stoppani vinse. Racconta Luca Clerici che la stampa dell´epoca seguì il processo con moltissimi articoli. Sul Corriere il cronista lo descrive come «un bel vecchio, dalla zazzera grigia, ed è grassetto. Veste coi calzoni da secolare. Ricorda l´abate Listz».