Carmen Morrone, Il Sole-24 Ore 4/1/2010;, 4 gennaio 2010
IMPRESE A CORTO DI FALEGNAMI
Sarà che nell’immaginario collettivo il falegname è mastro Geppetto di Pinocchio – vita povera e di sacrifici ”, il fatto è che in Italia mancano i falegnami. Lo dimostrano i dati del rapporto sulla manodopera di Unioncamere-ministero del Lavoro: il fabbisogno occupazionale dichiarato dalle piccole aziende è di 2.690 addetti, ma 1.390 posti (il 51,7% del totale) al momento sono ancora disponibili. Si tratta soprattutto di operai dell’industria del mobile che lavorano nell’intera filiera, dalla produzione alla vendita. Ma anche di classici falegnami che riparano e costruiscono mobili nella loro bottega. Per Confartigianato- Legno- Arredo la ragione di questa carenza di manodopera sta nel fatto che i corsi che formano questi profili sono poco conosciuti.
«I ragazzi che si diplomano alla scuola media non vengono adeguatamente informati sul panorama formativo-professionale » afferma Domenico Gambacci, presidente di Confartigianato- Legno- Arredo. Per imparare a fare il falegname ci sono corsi bi-triennali delle scuole professionali regionali che rilasciano un attestato di qualifica. Un percorso più impegnativo è quello degli istituti professionali: cinque anni di frequenza che si concludono con l’esame di maturità e un diploma di tecnici del legnomobile e arredo. Un mestiere antico e nobile che non si fa più solo con chiodi e martello ma con disegni cad e macchine utensili elettroniche. «Per questo la formazione è importante – continua Gambacci ”. Anzi nel settore legno sono necessari ingegneri informatici per realizzare i programmi per l’esecuzione di lavori complessi come le grandi opere per l’edilizia».
Se i corsi regionali sono decine per ciascuna regione, gli istituti con una sezione dedicata al settore del legno sono solo una ventina.Uno è l’Isis-Ipsia G.Meroni di Lissone, nel cuore della Brianza, terra che ha fatto del mobile la sua principale attività. Qui il settore sta arginando la crisi e ha continuato ad assumere neotecnici del legno-mobile e arredamento. Il 100% dei giovani diplomati all’istituto Meroni di Lissone vengono assunti a tre mesi dal diploma.
«Nel nostro istituto – tiene a precisare il preside Roberto Pellegatta – prepariamo tecnici molto competenti, ma insegniamo anche il valore del lavoro manuale e la cultura del lavoro».
La sezione "tecnico del legno" conta 230 alunni di cui 10 stranieri e negli ultimi tre anni sono raddoppiate le classi prime. Il corso di studi dura cinque anni, al terzo anno inizia la specializzazione. Durante il quarto anno gli alunni fanno un progetto di un mobile e nel quinto anno lo realizzano. I principali sbocchi sono sulle linee di produzione di realtà industriali dai 20 ai 100 dipendenti. Queste richiedono tecnici che, oltre a conoscere il legno e la sua lavorazione, sappiano operare con macchine a controllo numerico. Alcuni, soprattutto donne – che sono comunque una minoranza – lavorano in centri vendita dove fanno progettazione per personalizzare arredamenti su richiesta dei clienti. «Un 20% prosegue gli studi iscrivendosi alla facoltà di architettura », continua Pellegatta.
Un neodiplomato o neo assunto ha un contratto di lavoro subordinato del comparto legno- mobile-arredamento. «Il salario d’ingresso è di 800-900 euro netti, che per un tecnico della produzione diventano anche mille. Diversi nostri alunni nel giro di una decina di anni hanno scalato le posizioni lavorative dell’organigramma arrivando a coprire i ruoli di direttore dello stabilimento o del centro vendita».