Ermanno Olmi, Corriere della Sera 4/1/2010, 4 gennaio 2010
"Avevo tredici anni nel 1944. Dopo quattro anni di guerra l’Italia era ridotta alla fame. Da Milano, eravamo sfollati a Treviglio, a casa di mia nonna
"Avevo tredici anni nel 1944. Dopo quattro anni di guerra l’Italia era ridotta alla fame. Da Milano, eravamo sfollati a Treviglio, a casa di mia nonna. Nel cortile c’era una bottega di prestinaio. Il pane era scarso e tesserato. Molte panetterie erano chiuse. Il figlio del fornaio era mio amico e così cominciai a dare una mano a fare il pane. Il mio primo lavoro è stato il panettiere. Si cominciava a mezzanotte e si finiva a mezzogiorno. Per dodici ore di lavoro mi davano un chilo di pane. Dirlo adesso sembra una miseria. Allora era una grazia della provvidenza: quel chilo di pane che portavo a casa aiutava la famiglia a campare e valeva assai di più di quanto costava in danaro. Ma non c’era nemmeno il pensiero di mettersi a fare paragoni: il pane messo sulla tavola era un atto sacro e si ringrazia Iddio per averlo ricevuto". (Ermanno Olmi, Corriere della Sera 4/1/2010)