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 2010  gennaio 03 Domenica calendario

2 articoli Giappone, gli «hotel capsula» rifugio dei nuovi disoccupati I «loculi» vengono affittati su base mensile a chi non ha più casa Servivano ai pendolari, ora diventano alloggi per la crisi Un lungo inchino, le braccia perfettamente allineate lungo i fianchi, la frase di rito: «Benvenuto a casa»

2 articoli Giappone, gli «hotel capsula» rifugio dei nuovi disoccupati I «loculi» vengono affittati su base mensile a chi non ha più casa Servivano ai pendolari, ora diventano alloggi per la crisi Un lungo inchino, le braccia perfettamente allineate lungo i fianchi, la frase di rito: «Benvenuto a casa». Così il portiere di notte del Capsule Hotel Shinjuku 510 accoglie i suoi ospiti, ogni sera, nel centro del quartiere dei divertimenti di Tokyo: il Kabuki-cho. Un cerimoniale che potrebbe infastidire o addirittura essere interpretato come una presa in giro: il Capsule Hotel non è altro che uno dei tanti alberghi con micro-stanze aperti una trentina di anni fa per dare un giaciglio – niente di più che una cella a mo’ di alveare – ai salarymen, i colletti bianchi, che avevano perso l’ultimo treno per tornare a casa dopo una serata di bagordi o magari perché rimasti in ufficio oltre la normale quota di straordinari. Perché chiamarlo casa? Oggi, nessuno dei clienti che torna a testa bassa nell’albergo di Kabuki-cho si offende per questo saluto. Sono i nuovi disoccupati, i tanti giapponesi che hanno perso il lavoro per la crisi mondiale: migliaia di ormai ex fieri dipendenti delle grandi corporazioni del Sol Levante, «lasciati liberi» perché l’export non tira più. Ogni sera si arrampicano nel loro buco per non trascorrere la notte all’addiaccio. Secondo i dati ufficiali, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 5,2% della forza lavoro, per un totale di quasi cinque milioni di persone: una cifra senza precedenti, intollerabile umiliazione nel Paese che per decenni ha perseguito la piena occupazione e il «lavoro a vita». E così il nuovo governo democratico di Yukio Hatoyama – al potere dallo scorso settembre – ha cercato di correre ai ripari: per Capodanno sono stati aperti decine di «rifugi d’emergenza» per chi non ha più una casa. «In questa gelida stagione di inizio anno – ha detto Hatoyama in un video diffuso su YouTube – faremo di tutto per aiutare chi affronta questo dramma: non sarete soli». Il premier giapponese ha poi deciso, gesto davvero inusuale, di recarsi in visita a un ostello che ospita 700 senzatetto: «Dobbiamo darci da fare: questa gente non può più aspettare». A Tokyo si contano almeno 10 mila disperati e ormai non è raro imbattersi in uomini che la sera si preparano il loro giaciglio di cartone sotto i ponti della metropolitana. Ma chi può, chi ha ancora qualche risparmio, preferisce la cella tubolare di un albergo a capsule. « solo un posto dove infilarsi a dormire – ha raccontato Atsushi Nakanishi al New York Times ”. Ci si abitua in fretta». Nakanishi, 40 anni, laureato in economia, ex dipendente dell’Isuzu, vive nel Capsule Hotel Shinjuku 510 da aprile, quando aveva ancora un lavoro come spedizioniere. Licenziato a Natale, preferisce continuare a stare nel suo buco nell’alveare: due metri di lunghezza per uno di larghezza e uno di altezza. Ogni mese gli costa 59 mila yen, cioè 500 euro, una cifra di tutto rispetto per un disoccupato, ma certo molto meno di un appartamento in affitto a Tokyo. «Dieci volte più economico», spiega, facendo capire che il passo successivo, per lui, non potrebbe che essere la strada. «I nostri clienti un tempo erano impiegati ubriachi che si fermavano non più di una notte», dice il direttore dell’hotel a capsule Tetsuya Akasako. Da due anni a questa parte la permanenza degli ospiti si è man mano allungata: prima qualche settimana, poi mesi interi. Se l’economia non ripartirà, il futuro degli alberghi alveare è già scritto. Paolo Salom, Corriere della Sera 3/1/2010 A Tokyo ora nei loculi ci dormono i disoccupati Eravamo abituati alle immagini degli uomini d’affari giapponesi che perdono l’ultimo treno per tornare a casa e sono costretti a dormire nei ”loculi” approntati negli hotel di Tokyo. Ubriachi e felici, nonostante le ristrettezze (soprattutto di spazio), i businessmen dell’impero del Sol Levante, che dormivano in capsule di plastica dotate di aria condizionata e mini-televisore in poco meno di 3 metri quadrati di spazio, erano la fotografia del Giappone del boom economico. Efficienza e produttività alle stelle. Stakanovisti che, perso l’ultimo metrò, si dedicavano alla bisboccia nella metropoli per poi cominciare subito una nuova giornata di lavoro. Senza risparmiarsi. Profitti e stress di pari passo. Al top. Ma oggi quelle immagini non hanno più il sapore di una società in corsa verso l’alto. Annichilita dalla crisi, la seconda economia del mondo sta ora facendo i conti con la disoccupazione e i livelli di povertà in drammatico aumento. A novembre dello scorso anno il tasso di persone senza lavoro ha toccato la vetta più alta del Dopoguerra: il 5,2%. In sostanza, il numero dei disoccupati è cresciuto nell’arco di un solo anno del 29%. 3.3 milioni di persone al momento sono senza lavoro, il che in una economia pressoché a piena occupazione rappresenta una vera e propria catastrofe, sia a livello meramente economico che sul piano della coesione del tessuto sociale. Anche la deflazione fa registrare livelli preoccupanti. Secondo i rapporti del ministero delle Finanze i prezzi medi sarebbero scesi dell’1.7% rispetto al 2008. Insomma, una bella gatta da pelare per il neo-eletto primo ministro Yukio Hatoyama, il riformista che a settembre ha portato per la prima volta al potere i Democratici nipponici e che ora si trova a dover fare i conti non solo con la crisi globale, ma anche con quella interna al partito. In molti a Tokyo cominciano a chiedersi come farà a realizzare tutte le promesse fatte all’elettorato durante l’ultima campagna. Dove troverà i soldi, ad esempio, per la manutenzione delle strade, visto che con un gesto populista ha annunciato la cancellazione dei pedaggi autostradali. E in contemporanea l’aumento dei sussidi per i disoccupati e delle pensioni. Come se non bastasse, la recente uscita di scena del ministro delle Finanze dovuta a ”stress psico-fisico” e la sostituzione in corsa con il vice premier Naoto Kan, non fa prevedere nulla di buono per un paese che desidera trovare quanto prima una rinnovata stabilità economica e, allo stesso tempo, ricominciare a vivere come si viveva prima della batosta della crisi. La fotografia del Giappone oggi ha un sapore differente. In quelle ”capsule” futuristiche dove dormivano gli uomini d’affari, oggi riposano i disoccupati che non sono in grado di potersi pagare un appartamento. Giovani e meno giovani. Tutti nelle capsule, dove il letto è singolo e se si guarda la televisione per più di dieci minuti si rischia un torcicollo perenne. Ma questa è la nuova Tokyo. Dimessa e un po’ triste, dopo il glamour degli anni pre-crisi. Per chi l’ha vista cambiare nell’ultimo decennio, la megalopoli più affascinante del pianeta oggi mostra le sue ombre più silenziose. Un tempo si incontravano casualmente i senzatetto per le strade, soprattutto nei parchi attorno a Shinjuku, la stazione centrale nel cuore affaristico e polo del divertimento della capitale giapponese. Oggi quel numero è cresciuto. Sono sparsi in diverse zone della città, nel parco di Harajuku e persino a Omotesando, l’area ”americana”, tutti allineati, stesi su tatami di fortuna con le loro pochette per l’igiene personale sistemate in modo ordinato, con le coperte piegate e tutto il resto (poco) a loro disposizione. Un tempo essere un ”homeless” in Giappone era una sorta di ”vocazione”, quasi una scelta. Oggi è diventata una necessità. E chi se lo può ancora permettere ha ”occupato” anche le capsule. Ormai i businessmen non fanno più tardi la notte. Molti di loro sono in cassa integrazione. Altri hanno perso il lavoro o sono stati declassati a ranghi che non richiedono più tante ore di lavoro. Ed ecco che gli ”hotel dei loculi” hanno abbassato i loro prezzi e forniscono pacchetti mensili per tutti quelli che sono per strada. All’inizio dell’anno il governo si è visto costretto a creare dei ricoveri provvisori per i senzatetto. Una mossa volta soprattutto a scacciare il fantasma del governo precedente, caduto subito dopo le manifestazioni di migliaia di homeless che piantarono le loro tende di fronte ai principali uffici pubblici. Ora la sfida è tutta nelle mani di Hatoyama e in molti si aspettano da lui misure pro-famiglie, piuttosto che pro-imprese, come è accaduto finora. Anna Mazzone, Il Riformista 7/1/2010