Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera 3/1/2010, 3 gennaio 2010
Il nuovo mercato della casa ecologica (seconda puntata) Una direttiva Ue del 2002 obbliga a indicare i consumi in una «carta d’identità energetica» Mancano le commissioni pubbliche, che invece all’estero guidano il settore
Il nuovo mercato della casa ecologica (seconda puntata) Una direttiva Ue del 2002 obbliga a indicare i consumi in una «carta d’identità energetica» Mancano le commissioni pubbliche, che invece all’estero guidano il settore. E dagli appalti sono esclusi, per legge, gli esordienti Il potenziale c’è; il mercato, forse, verrà. Architetti, ingegneri, geometri, ma anche fisici, geologi, biologi e chimici. La «green economy» comincia a materializzarsi non solo negli impianti di fotovoltaico ( prima puntata dell’inchiesta pubblicata lunedì 28 dicembre), ma anche nei palazzi e nelle case di nuova concezione. la scommessa lanciata in Italia da un «movimento» formato da migliaia di professionisti, con forte prevalenza della generazione dei trentenni e dei quarantenni. Sono operatori che cercano spazio economico in uno dei settori più sclerotizzati, com’è quello dell’edilizia. Ma sono anche soggetti che si descrivono (talvolta con un pizzico di enfasi), come portatori di idee, di aperture culturali internazionali, di voglia di sperimentare per cambiare le abitudini e incidere sulla struttura del Paese. Da Aosta a Milano, da Bologna a Roma. C’è un filo che lega un giovane esordiente, come Michele Ricupero, 31 anni, a una «eco-star», come Mario Cucinella, 49 anni. «Ho trasformato la casa in cui sono nato, 70 metri quadrati, nello studio in cui lavoro con mia moglie Yvette Comè che è geometra’ racconta il giovane Ricupero da Aosta ”. Siamo un po’ idealisti e ci proiettiamo in un futuro in cui le case della nostra regione siano funzionali per le persone che le abitano e non per l’immagine da cartolina confezionata per i turisti». «Ho cominciato molto tempo fa – osserva Cucinella, architetto tra i più in vista, genovese, allievo di Renzo Piano, oggi con studio a Bologna ”. La mia storia comincia a Parigi e mi ha portato ad assumere un’opinione che oggi mi appare irrinunciabile: occuparsi il consulente di aziende che operavano nel settore del riscaldamento e condizionamento. Poi ho voluto provare a essere indipendente. Oggi lavoro a casa mia o negli uffici dei clienti: ne ho una trentina tra Milano e provincia. Offro una progettazione innovativa, ma spesso mi scontro con le resistenze della committenza, specie i condomini che vogliono spendere il meno possibile. difficile confrontarsi con persone che ragionano guardando al breve e che magari sono spinte solo dalle agevolazioni fiscali. Comunque finora sono riuscito a restare sul mercato e il mio guadagno netto ammonta a 30-40 mila euro all’anno». Ricerca e progettazione sul campo sono i due poli tra cui si muove anche Gianluca Vanin, 44 anni, di Roma. Architetto, titolare di uno studio con sei collaboratori, ma anche docente incaricato di Tecnologia dell’Architettura alla facoltà di Architettura «Valle Giulia» e docente incaricato di Certificazione ambientale al Master Casaclima alla Libera Università di Bolzano. «Ho sempre alternato studio e lavoro – racconta Vanin – perché sono profondamente convinto che il ruolo del progettista stia vivendo una svolta strategica. Oggi il punto è concepire gli edifici in maniera sostenibile, perché altrimenti serve a poco anche montare un impianto efficiente. Mi è capitato diverse volte di trovarmi di fronte a questo problema: nuovi edifici progettati con un approccio non consapevole dal punto di vista energetico, all’interno dei quali si proponeva un impianto particolarmente efficiente. Il risultato era disastroso. Gli altri temi sono la preparazione degli utenti destinati a gestire tecnologie sempre più complesse, ma soprattutto i costi aggiuntivi alla progettazione sostenibile. Il rischio è che alla fine, in assenza di adeguati incentivi, l’impatto si scarichi sulle quotazioni degli appartamenti e quindi sugli utenti finali, in un momento in cui le banche fanno più fatica a erogare i mutui per comprare la casa. Ecco che il sistema rischia quanto meno di rallentare». Leggi, regolamenti comunali, innovazioni tecnologiche, scelta dei materiali, formazione dei tecnici, problemi di manutenzione. La strada della «green economy» può diventare molto complicata, specie per le piccole e medie imprese. Ma queste difficoltà si trasformano in opportunità di lavoro per i consulenti professionisti. Rinaldo Incerpi, 47 anni, geometra, già titolare di una società di costruzioni con 3 milioni e mezzo di fatturato a Uzzano, provincia di Pistoia, prova a cavalcare l’onda. Con il figlio Federico, 26 anni, laureato in biotecnologie, sta costituendo una società di servizi per le piccole e medie imprese attirate dal business della «bio-edilizia». «La nostra iniziativa – dice Rinaldo Incerpi – si chiamerà "Casa curiosa" e fornirà alle aziende un pool di servizi, che vanno dalla domotica, cioè le applicazioni elettroniche nelle case, al risparmio energetico. Dall’installazione di impianti di fotovoltaico alla geotermia. Contiamo di partire entro la metà del 2010. Abbiamo fatto un lungo periodo di preparazione: una buona parte dei nostri 20 dipendenti è formata da architetti o laureati in giurisprudenza con specializzazione in diritto ambientale. Molti di loro hanno seguito i corsi di Casaclima a Bolzano. Insomma, abbiamo cercato il meglio del meglio sul mercato. Tuttavia abbiamo avuto grossi problemi a reperire le risorse da banche o fondi di investimento. E allora abbiamo deciso di giocarci le risorse dell’azienda». I professionisti provano, dunque, a costruire percorsi flessibili e autosufficienti, chiudendo il circuito virtuoso che tiene insieme formazione, capitali, conoscenze tecniche. Ma proprio Cucinella, il pioniere della ecosostenibilità in edilizia, l’inventore della casa ideale con un costo di 100 mila euro, chiama in causa il potere pubblico. «Tocca al governo, alle Regioni, agli enti locali segnare la strada. Negli altri Paesi le autorità pubbliche sono i committenti degli edifici più innovativi, tocca a loro costruire e indicare imodelli. Qui in Italia questa tendenza era cominciata, poi si è persa per strada. Lo dico anche sulla base della nostra esperienza: il nostro studio aveva vinto la gara per la nuova sede del Campidoglio. Poi è cambiata la giunta con l’amministrazione di centrodestra e non se n’è fatto più nulla. Stesso discorso per la nuova sede dell’Istat a Roma: un progetto dimenticato». Dall’altro capo della filiera, ritroviamo il giovane Ricupero: « Per me lo Stato è un’entità ostile. Trovo insopportabile che le leggi escludano automaticamente gli esordienti dagli appalti pubblici e nello stesso tempo, quando ci sono da pagare le tasse, tratti uno "studio" come il nostro, formato da due persone, con lo stesso atteggiamento arcigno riservato, giustamente, a strutture con 50-60 professionisti. I miei ricavi raggiungono i 75 mila euro l’anno. E sto parlando di lordo, adesso per Natale il fisco ci ha chiesto di anticipare circa 4 mila euro di Iva. Così diventa difficile non dico sognare, ma anche solo lavorare». Giuseppe Sarcina