GILLES KEPEL, la Repubblica 3/1/2010, 3 gennaio 2010
Tre attacchi diversi, ma con qualcosa in comune: il tentativo di uccidere il vignettista danese Kurt Westergaard, l´attentato fallito sull´aereo e infine la sparatoria di Fort Hood sono stati messi in atto da persone che vivono in Occidente
Tre attacchi diversi, ma con qualcosa in comune: il tentativo di uccidere il vignettista danese Kurt Westergaard, l´attentato fallito sull´aereo e infine la sparatoria di Fort Hood sono stati messi in atto da persone che vivono in Occidente. E che hanno probabilmente cominciato la loro radicalizzazione su Internet. Si tratta di persone che hanno un percorso di vita ordinario: l´ufficiale di Fort Hood era uno psichiatra militare di origine palestinese ma nato negli Stati Uniti, lo studente nigeriano studiato in una prestigiosa università inglese e veniva da una famiglia ricca. in Occidente che hanno tradotto il loro malessere in radicalizzazione. Entrambi non sapevano l´arabo, ma l´hanno scoperto attraverso la predicazione di un imam di origini yemenite nato e cresciuto in America: è stato lui ad aprire loro la porta della radicalizzazione. Questo fenomeno ha due caratteristiche. molto difficile da prevenire: come gli "agenti dormienti" degli anni della Guerra fredda, che conducevano per anni vite normali prima di chiamati ad agire, queste persone vivono in modo del tutto ordinario. Quando inizia la radicalizzazione per prima cosa si allontanano quanto possibile dalla società empia. Lo psichiatra militare americano quando non portava l´uniforme indossava la lunga veste bianca e il copricapo simbolo dei salafiti. La seconda è che raramente riescono a raggiungere un livello di efficienza paragonabile a quello dell´11 settembre: a Fort Hood l´attentatore è riuscito nel suo intento, ma era un ufficiale armato. Lo studente che voleva far saltare il volo per Detroit ha fallito perché non era abbastanza preparato. Il somalo di Copenaghen ha attaccato con un´ascia la porta di una casa molto ben protetta: per lui la cosa più importante era morire da martire. tipico dei salafiti instillare nelle persone, soprattutto quelle fragili, la voglia di martirio. La maggior parte di questi incidenti sono accaduti nei paesi che adottavano il multiculturalismo: gli attentati di luglio sono avvenuti a Londra, l´assassinio di Theo Van Gogh ad Amsterdam. E in entrambi i paesi la reazione del governo e della popolazione ha radicalmente cambiato il quadro: oggi l´Olanda è il paese più radicalizzato contro la popolazione musulmana in Europa. E in Gran Bretagna la politica di Brown è completamente diversa rispetto a quelle dei suoi predecessori. La cosa strana negli Stati Uniti è che questi due incidenti così gravi sono avvenuti dopo l´elezione di Barack Obama e dopo il discorso del Cairo, in cui ha aperto al mondo arabo. E questa è forse la ragione per cui il presidente americano è sparito per tre giorni dopo l´attacco di Natale: l´attentato ha dato molti argomenti ai repubblicani per criticarlo. Oggi il problema è creare le condizioni per cui le popolazioni di origine musulmana si sentano parte della società in cui vivono. Occorre creare le condizioni culturali e sociali perché il salafismo non si sviluppi, perché è di una minaccia grave. Le politiche di integrazione sono una necessità molto importante. Nello stesso tempo la vigilanza è importantissima: senza di essa siamo di fronte a un pericolo che si ripercuoterà anche contro le nostre società. Questi fenomeni sono infatti strade aperte per il razzismo e per l´estrema destra, come alcune dichiarazioni politiche in Italia hanno già dimostrato. Concludo tornando sulle vignette danesi: nel mondo arabo esse sono il simbolo dell´ostilità e del razzismo dell´Occidente contro l´Islam. Anche per chi non è radicale. Credo che i danesi non abbiano capito quando hanno deciso di pubblicare le vignette. Pensavano di denunciare l´uso della violenza in nome della religione, ma la rappresentazione del Profeta - che per i musulmani è l´incarnazione suprema delle virtù islamiche - con una bomba in testa è stato un insulto non solo alla loro religione, ma anche alla loro dignità e umanità. Le conseguenze dureranno ancora a lungo. (testo raccolto da Francesca Caferri)