Fabio Pozzo, La Stampa 3/1/2010, 3 gennaio 2010
Lo hanno definito il re della risicoltura italiana: è il Carnaroli, la varietà più ricercata da gourmet e ristoratori per il risotto Made in Italy, in quanto il chicco tiene bene la cottura, è povero di amido, non è colloso e risponde ai gusti dei consumatori
Lo hanno definito il re della risicoltura italiana: è il Carnaroli, la varietà più ricercata da gourmet e ristoratori per il risotto Made in Italy, in quanto il chicco tiene bene la cottura, è povero di amido, non è colloso e risponde ai gusti dei consumatori. Ma alla corte di Sua Maestà rischia di scatenarsi una guerra tale da creare spaccature irreparabili nelle filiera, forte di quasi 5 mila aziende agricole, una sessantina di riserie, fra cui colossi dell’agroalimentare come Gallo, Scotti, Euricom. Il dibattito sul futuro del Carnaroli (costituito nel 1945) si è trasferito dalle risaie piemontesi e lombarde alle aule parlamentari, dove si sta esaminando in un clima acceso la nuova legge sulla disciplina del commercio del riso. Una pietra miliare, che equivale alla riforma della vecchia Carta, scritta nel 1958 e ritenuta superata. In base alla nuova legge, già approvata dalla Camera e ora approdata in Commissione Agricoltura del Senato, verrebbero modificati alcuni punti fino a oggi considerati irrinunciabili, per ottenere una normativa più attuale e in linea con le esigenze di mercato. Nel dettaglio: nella stessa confezione di un Carnaroli, scelto sugli scaffali del supermercato, il consumatore potrà trovare anche chicchi di Karnak, altro riso coltivato in Italia, omologo e similare per parametri biometrici e caratteristiche organolettiche. Analoga possibilità per altre varietà, come l’Arborio, che potrebbe essere assimilato al Volano, appartenente alla stessa famiglia. Una rivoluzione o un’eresia? Secondo i sostenitori della legge (in primo piano Ente Nazionale Risi, Confagricoltura, Associazione Industrie risiere) il cambiamento non creerà alcun problema nel piatto. «Anzi - dice Piero Garrione, presidente dell’Ente Risi - è nostra intenzione garantire maggiormente il consumatore. L’assimilazione non è assoluta novità, era già prevista dalla vecchia legge. Con la nuova disciplina vogliamo ulteriormente ribadire il concetto del miglioramento genetico, molte varietà denunciano problemi di carattere agronomico e sono in via di estinzione. Alcune possono essere raggruppate: quando un granello ha caratteristiche simili e parametri uguali alla capogruppo il problema non sussiste». E aggiunge: «Noi e l’industria abbiamo bisogno di risi che siano prolifici e possiamo esportare se disponiamo di quantitativi sufficienti, non possiamo puntare solo su un mercato di nicchia». Sulla stessa lunghezza d’onda Mario Francese, amministratore unico Euricom: «La legge va nella direzione di promuovere varietà nuove, che abbiano analogie e similitudini con quelle originarie e storiche, ma in via di estinzione. L’arborio non c’è quasi più, stessa fine rischia di fare il Carnaroli. Qui si vuole stimolare la ricerca». Sull’altro fronte alcuni produttori del Carnaroli, passati al contrattacco. fra questi il Consorzio di tutela varietà tipiche che nel vercellese fa capo a Piero Vercellone della Tenuta Castello di Desana. Schierati con lui i soci del gruppo «Ecorì», undici aziende consorziate sotto la presidenza di Umberto Mainardi, coltivazione e lavorazione in proprio del Carnaroli, venduto ai ristoratori con stelle Michelin, esportato in Canada e prossimamente anche a Dubai. Entrambi difendono la purezza e il blasone della varietà e chiedono che sia «blindata». 147 Varietà Sono i tipi di riso coltivati in Italia. 6.527 Carnaroli Sono gli ettari dedicati al «re» del riso. 238 Mila ettari La superficie complessiva di riso in Italia, per una produzione di 1.664.000 tonnellate