Luigi Grassia, La Stampa 3/1/2010, 3 gennaio 2010
La «class action» all’italiana esiste solo da tre giorni e già le cause in tribunale fioccano una sull’altra
La «class action» all’italiana esiste solo da tre giorni e già le cause in tribunale fioccano una sull’altra. Dopo quella da record, notificata per posta la mattina di Capodanno dal Codacons contro due grandi banche, ieri la stessa associazione di consumatori ne ha avviata un’altra, a Milano, contro la società Voden Medical Instrument, ideatrice e distributrice del test fai-da-te per l’influenza A, un «Ego Test Flu» da 14,50 euro la cui efficacia è messa in dubbio dal presidente del Codacons, Carlo Rienzi. E un’altra associazione, l’Aduc, fa sapere di aver avviato una campagna di adesioni a una causa collettiva per chiedere il rimborso del sistema operativo Windows preinstallato nella quasi totalità dei computer che si acquistano, ma non gradito a parecchi acquirenti. Una terza class action è in preparazione da parte non di un’associazione di consumatori ma di due avvocati, Anna Orecchioni e Giacinto Canzona, a tutela di centinaia di automobilisti bersagliati da «cartelle pazze» legate a multe assortite. La causa è contro la Gerit Equitalia; fra le presunte vittime c’è un tassista a cui è stata pignorata la casa per contravvenzioni che lui dice di aver pagato, un giornalista del Tg3 a cui è successa la stessa cosa per multe che sostiene non gli siano mai state notificate, e persone varie che hanno ricevuto cartelle per infrazioni (a loro dire) prescritte, oppure elevate in Ztl dove invece loro avevano pieno diritto di stare e così via. Dall’Aduc arriva un accenno di polemica nei confronti del Codacons: l’associazione segnala che i tribunali italiani non sono ancora attrezzati per accogliere le domande di class action, «perché la legge prevede l’istituzione di apposite sezioni, per ora inesistenti». Alla luce di questo fatto, l’Aduc rivendica di muoversi, sulla faccenda dei computer, con più lentezza di quanto fa il Codacons con banche e vaccini, «in attesa che il deposito delle richieste sia reale e non solo mediatico». Tuttavia, va osservato che se non si deposita formalmente presso i tribunali un numero sufficiente di cause collettive credibili e circostanziate, i tribunali medesimi non avranno mai il pungolo per dotarsi degli strumenti necessari ad affrontare quelle cause; ragionando in altro modo non si partirebbe mai. Altre due associazioni, Federconsumatori e Adusbef, dicono che «con l’entrata in vigore della class action diventa ancora più importante mantenere gli scontrini e le bollette quale prova di spesa, non solo per mantenere la garanzie sui prodotti e i servizi acquistati, ma anche per ottenere eventuali risarcimenti attraverso un’azione collettiva». I due presidenti Rosario Trefiletti e Elio Lannutti fanno questo esempio: «Nell’ipotesi di una class action fondata sulla multa antitrust da 12 milioni di euro comminata, dietro denuncia di Federconsumatori, alle aziende produttrici di pasta, il risarcimento ai singoli consumatori potrebbe avvenire solo con la presentazione degli scontrini». Stesso discorso per le polizze assicurative, gli estratti conto bancari eccetera. Stampa Articolo