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 2010  gennaio 02 Sabato calendario

Prevedere i cigni neri? divertente L’era dei grandi sconvolgimenti economico-finanziari ha portato delle novità anche nell’arduo (ma spesso ben retribuito, indipendentemente dai risultati) lavoro dei strategist, ossia di coloro che all’interno delle banche d’affari e delle case di investimento devono formulare delle previsioni sull’andamento di tassi, indici azionari, redditi nazionali, occupazione e così via

Prevedere i cigni neri? divertente L’era dei grandi sconvolgimenti economico-finanziari ha portato delle novità anche nell’arduo (ma spesso ben retribuito, indipendentemente dai risultati) lavoro dei strategist, ossia di coloro che all’interno delle banche d’affari e delle case di investimento devono formulare delle previsioni sull’andamento di tassi, indici azionari, redditi nazionali, occupazione e così via. Essi non si limitano più a tracciare a grandi linee quello che è molto probabile accada (come fanno i gestori che hanno partecipato alla 14esima edizione del forum degli asset manager, di cui si legge alle pagine seguenti), ma piuttosto cercano di indovinare le sorprese, gli eventi che generalmente nessuno si aspetta. Una tendenza che parte dalla consapevolezza che le eccezioni sui mercati finanziari (ma anche in altri campi) sono assai più importanti della norma, come dimostrano gli eventi drammatici degli ultimi anni. Gli esperti della Saxo Bank, per esempio, snocciolano anche quest’anno dieci «Outrangeous predictions», previsioni di eventi rari che potrebbero verificarsi nel corso del 2010: tra questi, il crollo dell’oro a 870 dollari (per poi impennarsi a quota 1.500 «entro cinque anni»), la formazione di un terzo partito politico negli Usa, la svalutazione del renminbi cinese, una performance del 50% delle small cap giapponesi, il fallimento del sistema pensionistico pubblico americano, e così via. Gillian Tett sul Financial Times, citando le preoccupazioni di alcuni banker, ha invece scritto che l’incubo del 2010 sarà il rischio sovrano, quindi l’eventualità che qualche stato possa fallire. Lungi dall’essere una gara a chi la spara più grossa, esercizi come questi hanno un effetto certo, che è quello di far parlare dell’istituzione o della persona che le ha formulate, ma un’utilità assai incerta per le decisioni di investimento. Non che dietro non vi sia un onesto lavoro d’analisi, ci mancherebbe. che, se un investitore volesse prendere posizione su questi possibili eventi rari, dovrebbe dotarsi di un sofisticato portafoglio di opzioni (come per esempio put sul renmimbi e sui titoli di Stato di vari paesi, e call sulle small cap giapponesi, e così via). Ma poiché gli eventi rari che potrebbero verificarsi nel 2010 sono molti di più di quelli elencati da Saxo o dai banker che hanno parlato con Tett, le opzioni di cui dotarsi sarebbero moltissime, rendendo scarsamente percorribile una simile strategia, e con una redditività potenziale assai dispensa. Prima o poi, però, qualcuna delle previsioni "oltraggiose" si verificherà, e tanti si ricorderanno che «quelli di Saxo l’avevano detto» o che «il Financial Times l’aveva scritto». Le (molte) provocazioni che invece non si concretizzeranno finiranno nel dimenticatoio. Infine c’è una questione logica: i cigni neri sono eventi a grande impatto imprevedibili ex-ante. Se qualcuno avesse previsto che per l’11 settembre era pronto un terrificante attacco terroristico da sferrare con aerei di linea dirottati, tutti i voli di quel giorno sarebbero stati cancellati. Nel momento in cui un evento, più o meno raro, viene atteso da una parte più o meno ampia del mercato, si riduce il suo impatto potenziale. E quindi cessa di essere un "cigno nero". Le grandi speculazioni di successo sugli eventi rari a grande impatto non sono mai finite sui giornali prima che accadessero. Chiedetelo a vecchie volpi come George Soros o John Paulson