Glauco Maggi, la Stampa 02/01/2010, 2 gennaio 2010
La Cina prima in 10 anni di Glauco Maggi per la Stampa - La recente avanzata della Cina nella graduatoria dei colossi economici, ora davanti al Giappone retrocesso al terzo gradino e seconda ormai solo agli Stati Uniti, ha lanciato in America l’allarme sul sorpasso
La Cina prima in 10 anni di Glauco Maggi per la Stampa - La recente avanzata della Cina nella graduatoria dei colossi economici, ora davanti al Giappone retrocesso al terzo gradino e seconda ormai solo agli Stati Uniti, ha lanciato in America l’allarme sul sorpasso. L’economia di Pechino è davvero in corsa per diventare la numero uno al mondo? Per Allen Sinai, presidente di Decision Economics ed analista di economia internazionale, non solo ciò potrà capitare. Ma avverrà in tempi relativamente brevi, già con il presidente che sostituirà Obama, e non sarà la fine del mondo. La Cina ha superato il Giappone perchè la sua velocità di crescita del prodotto interno lordo è altissima, confrontata con quella dei paesi sviluppati. vicina al tetto del mondo, eppure gli analisti e i gestori di patrimoni la catalogano ancora tra le realtà emergenti. «Il fattore determinante del sorpasso della Cina sul Giappone è largamente dovuto alle dimensioni del prodotto interno lordo generale, che non tiene conto del numero di abitanti. Se si divide il Pil per gli abitanti, la Cina è ancora indietro nelle classifiche. Per Pil reale, ossia per crescita pro capite, la strada verso il vertice è ancora lunga. Detto questo, la dimensione assoluta è comunque un fattore importante, perché è un simbolo di potere economico che conferisce potere politico. In questa scalata, all’inizio dell’anno la Cina aveva già sostituto la Germania al terzo posto dietro Usa e Giappone». Come è possibile, allora, parlare ancora di Cina come di un paese emergente? «Per me, al contrario, la Cina è ormai un paese moderno, anche per le strutture che ha realizzato. E va considerato tra i Paesi sviluppati, come dimostrano questi sorpassi». A proposito di sorpassi, ritiene quindi possibile anche un prossimo superamento degli Stati Uniti? «Certo che sì, e non sarà lontanissimo, se i tassi di sviluppo restano gli attuali. Con l’America che procede con una media storica del 2-3% di crescita annua del Pil e la Cina da due a quattro volte tanto, come è avvenuto negli ultimi anni». Quando sará il sorpasso, nelle sue previsioni? «Entro un decennio, attorno al 2020. Il loro ritmo è e resterà più rapido a lungo, e ciò non deve essere considerato un esito negativo». Ma ciò non ferirà l’orgoglio degli americani? Quando nella Guerra Fredda ci fu la prospettiva del sorpasso da parte dell’Urss comunista, previsto anche da economisti statunitensi, e poi quando negli Anni Ottanta fu lo stesso Giappone a minacciare la supremazia americana, ci fu una reazione. «Gli americani devono accettare che con la Cina potrà finire diversamente, ossia con il superamento del Pil assoluto. La crescita della economia della Cina è di beneficio per tutto il resto del mondo, come del resto anche Obama ha detto recentemente durante gli incontri a due con Pechino. Gli americani devono abituarsi ad avere i cinesi come partner nella economia globale: Pechino è motore di sviluppo e i suoi avanzamenti sono dovuti anche alla crescita che si sta affermando nel resto del globo». Quali sono i fattori economici di forza che trascinano oggi la Cina? «Sicuramente l’export e la produzione manifatturiera in generale. Nel tessile sono già una superpotenza, nell’auto si avviano a diventarlo». E i punti di debolezza? «I consumi interni, che pesano solo per il 35% del Pil, ossia la metà di quanto questo elemento traini oggi l’economia americana. E poi i servizi finanziari e la tecnologia, ancora largamente da sviluppare. Forza e debolezza per gli Usa, invece? «In pratica è l’opposto. I fattori di maggiore affidamento sono i consumatori e la tecnologia, soprattutto nei comparti più avanzati come la nanotecnologia. Dove gli Usa sono indietro sono i settori di produzione pesante, come l’acciaio: la concorrenza della Cina e di tanti altri ormai non è più realisticamente superabile». Come valuta il fattore-libertà nella crescita economica di un paese? In Cina c’è il partito unico; giorni fa un dissidente è stato condannato a 11 anni per aver chiesto una riforma democratica... «La libertà non entra nei numeri macroeconomici, ma a mio avviso la crescita della ricchezza accompagna la tendenza alla decentralizzazione dei poteri. Se guardiamo all’ultimo decennio, le libertà economiche, e non solo quelle, si sono espanse in Cina: un trend che non potrà essere invertito».