Gian Antonio Orighi, la Stampa 02/01/2010, 2 gennaio 2010
McChavez, il panino antiMcDonald’s di Gian Antonio Orighi per la Stampa - Clicca sull immagine per ingrandirla Arriva il McChávez, l’hamburger socialista del Líder Máximo di Caracas
McChavez, il panino antiMcDonald’s di Gian Antonio Orighi per la Stampa - Clicca sull immagine per ingrandirla Arriva il McChávez, l’hamburger socialista del Líder Máximo di Caracas. In un Paese che stenta a sfamarsi per il triste primato dell’inflazione più alta dell’America Latina (29%), l’economia in recessione (-2,9% a fine 2009) e la caduta del 40% del prezzo del greggio (che finanzia più della metà del bilancio statale e l’anno scorso ha rappresentato il 90% delle esportazioni del nono produttore mondiale di petrolio), il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez, si è inventato un panzerotto low cost, la arepa, e una catena commerciale per smerciarla, la Comerso. La ragione? «Rompere la spina dorsale della speculazione selvaggia capitalista che finora ha regnato impunemente. Il capitalismo saccheggia il popolo». La punta di diamante della nuova trovata dell’iperstatalista e istrionico Fidel Castro dei petrodollari, 55 anni, al potere dal ”99 e sempre rieletto, è la Comerso, la Corporación de Mercados Socialistas, produttrice della pietanza. Se la Cina ha un socialismo di mercato, il Venezuela avrà un mercato socialista, che metteremo in piedi dimostrando le grandi differenze tra il capitalismo liberale e un’economia pianificata, umana e socialista, un commercio giusto perchè quello di mercato è ingiusto», ha annunciato a Natale, euforico come sempre, Chávez. Inutile dire che è stato proprio lui a lanciare il prodotto che fa gola ai venezuelani sempre più in difficoltà: l’arepa. Una scelta oculata, che dimostra ancora una volta non solo la sua grande capacità comunicativa, ma anche il suo fiuto populista. L’arepa, piatto nazionale venezuelano, è una sorta di panzerotto di farina di mais ripieno di carni, formaggi e salumi. Sul mercato costa intorno ai venti bolivar (un euro e mezzo euro), nei negozi calmierati è venduto al prezzo governativo di cinque, un quarto di quello di mercato. In questo modo «si bloccare il capitalismo vorace che continua a saccheggiare il popolo». Il modello produttivo è copiato dall’odiata catena gringa McDonald’s. La versione boliviariana, però, abolisce le connotazioni capitalistiche. Lo stesso Chávez ha inaugurato la prima arepera, la catena che vende il panzerotto, nel Parco Central di Caracas. In tuta rosso bandiera, il presidente ha servito lui stesso il panzerotto da dietro un bancone, riempiendo la pasta di tutti gli ingredienti. Spettacolo teletrasmesso in diretta. «Il governo aspira a recuperare per il popolo l’arepa, trasformata dagli speculatori in business. Il socialismo non specula come il capitalismo, ma somministra un prodotto alimentare di qualità. Con 20 bolivar, una famiglia ne mangiava uno. In questo punto vendita, con lo stesso prezzo, ne compra quattro» ha pontificato l’inventore del McChávez. Lo show culinario tv, preparato in ogni dettaglio, ha visto persino il ministro del Commercio, Eduardo Samán, spremere succhi di frutta, pulire il bancone e addirittura passare lo straccio sul pavimento per farlo luccicare ancora di più. E che la catena di «comida rapida» sia uno degli sbandierati fiori all’occhiello di Chávez si è visto anche domenica scorsa, nell’ultimo «Aló Presidente», la logorroica trasmissione tv della domenica condotta da Chávez, dove ha fatto il bilancio del 2009 e illustrato le mete del 2010. «La buona notizia che illumina il futuro è l’inaugurazione della prima «arepera» socialista. Stiamo dando vita a un metodo commerciale inedito in Venezuela - ha sottolineato, sorridendo a 32 denti, Chávez -. Stiamo trasformando in realtà un principio socialista: gli alimenti non sono una merce. La soddisfazione dei bisogni primari - nella fattispecie l’alimentazione - non può essere intesa come un affare». Naturalmente il Líder Máximo di Caracas si è ben guardato dal dire che può offrire prodotti a un prezzo molto più basso grazie alle sovvenzioni pubbliche alle imprese che forniscono la materia prima del gustoso boccone, in barba alla concorrenza. «Il modello che propone adesso il chavismo ha già fallito in tutti i Paesi in cui è stato provato, dall’Unione Sovietica a Cuba. Ma dato che lui non può convivere con la proprietà privata, le mette i bastoni tra le ruote», stigmatizza l’economista José Guerra. L’arepera non è l’unico prodotto pensato per la Comerso, la cui costituzione è stata firmata ufficialmente lo stesso giorno dello spot gastronomico. La Corporación ha mete molto più ambiziose del McChávez, con grande cruccio della Consecomercio, l’associazione dei commercianti venezuelani: vuole organizzare una rete di negozi statali che vendano indumenti, auto, alimentazione, medicine ed elettrodomestici a prezzi di poco superiori ai costi reali di produzione. «Dobbiamo sviluppare una filiera completa, dal settore primario al cunsumatore finale», promette il Líder Máximo di Caracas. Non sono parole al vento. Chávez ha già venduto in una concessionaria statale della capitale auto di fabbricazione argentina e iraniana che costano il 50% in meno rispetto ai prezzi di mercato. «Questo è il nostro sforzo per la commercializzazione automotrice socialista», pontifica il presidente. Insomma, dopo l’«hamburger di Chávez», arriva anche la quattroruote low cost bolivariana.