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 2010  gennaio 02 Sabato calendario

Graviano Giusappe

• GRAVIANO Giuseppe Palermo 30 settembre 1963. Mafioso. Fratello di Filippo (vedi GRAVIANO Filippo) • « Gaspare Spatuzza, il collaboratore [...] chiamato a deporre al processo Dell’Utri, nei suoi interrogatori si riferisce ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano chiamandoli ”i miei padri”. Il che, se non altro, spiega perché il terzetto, in passato, è stato assai affiatato. Ma la biografia dei fratelli Graviano, mafiosi, stragisti, capi della famiglia di Brancaccio, ergastolani, è emblematica dell’attuale stato della lotta a Cosa Nostra: quanto al profilo criminale e militare, di loro, si sa tutto; di loro non si sa nulla, o, meglio, si entra nel campo dell’incerto, quando si affronta il tema del rapporto con la politica. [...] Spatuzza attribuisce ai Graviano l’affermazione che Dell’Utri e Berlusconi erano diventati i nuovi referenti di quella Cosa Nostra delusa prima, furibonda poi, di fronte a una Dc e a un Psi che non avevano mantenuto i patti; che Spatuzza [...] I fratelli Graviano vengono arrestati a fine gennaio 1994, in un ristorante, ”Gigi il cacciatore”, in compagnia, fra l’altro, di tal Giuseppe D’Agostino che aveva cercato di fare entrare suo figlio, astro nascente del calcio, nella squadra del Milan rivolgendosi a Dell’Utri. Appena trentenni, hanno già alle spalle le stragi del ”93, Roma, Milano e Firenze, quando, per la prima volta, Cosa Nostra decide di andare in trasferta. Appartengono al gruppo di comando di Leoluca Bagarella, fedelissimo di Totò Riina che però ormai è detenuto, il quale ha sempre disprezzato la linea ”morbida” di Provenzano (è cronaca recente l’ipotesi che fosse stato proprio Provenzano a vendere Riina al Ros). Ma torniamo ai Graviano: è processualmente accertato che nelle stragi del 1993 ebbero magna pars. Commissionarono l’uccisione di don Pino Puglisi (15 settembre 1993), il parroco di Brancaccio che si era messo di traverso inceppando i disegni di mafia nel quartiere. E killer di quel delitto, fra gli altri, era stato proprio Gaspare Spatuzza; un’altra circostanza che spiega meglio perché il terzetto si conosca. [...] Giuseppe Graviano sta scontando l’ergastolo anche per l’omicidio (12 marzo 1992) di Salvo Lima, europarlamentare democristiano, con il quale il vertice stragista di Cosa Nostra decise di voltare politicamente pagina dando inizio alla campagna del terrore. In conclusione: i Graviano vivono in primissima linea, dall’inizio alla fine, quella stagione fulminea, nella quale rientrano ovviamente Capaci e via D’Amelio, in cui Cosa Nostra cercò spasmodicamente il suo nuovo referente politico. [...]» (Saverio Lodato, ”l’Unità” 15/11/2009) • «I rigori del carcere duro, il ”41 bis” previsto per i detenuti di mafia, erano stati indicati l’11 dicembre 2009 dal boss Giuseppe Graviano [...] per spiegare la scelta di non rispondere alle domande della Corte d’Appello di Palermo che giudica il senatore Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Il boss, chiamato in aula insieme al fratello Filippo dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che li indicava come referenti dei vertici di Forza Italia, aveva motivato il suo rifiuto di rispondere con ”motivi di salute” collegati appunto al duro regime carcerario e all’isolamento totale nel carcere di Opera, vicino a Milano, dove è detenuto. ”Parlerò soltanto quando le mie condizioni di salute lo consentiranno” aveva detto il boss interrompendo sul nascere l’interrogatorio. [...]» (Francesco Viviano, ”la Repubblica” 2/1/2010). Nel dicembre 2009 gli è stato revocato l’isolamento totale, anche se la sua detenzione resta soggetta al ”41 bis”.