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 2010  gennaio 02 Sabato calendario

GRAVIANO Filippo

GRAVIANO Filippo Palermo 27 giugno 1961. Mafioso. Fratello di Giuseppe (vedi GRAVIANO Giuseppe) • «I Graviano sono un nome "pesante" nella geografia di Cosa Nostra. I tre fratelli Benedetto, Giuseppe e Filippo sono considerati o capi della cosca di Brancaccio. Giuseppe [...] ha la fama del più spietato del clan. Filippo [...] è ritenuto invece la mente finanziaria. Entrambi stanno scontando condanne all’ergastolo. Sono accusati di numerosi omicidi, tra i quali quello di padre Pino Puglisi, che a Brancaccio fu il capofila delle iniziative antimafia, oltre che delle stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e degli attentati del ”93 a Roma, Milano, Firenze. Della loro cosca faceva parte Gaspare Spatuzza, che ora collabora con i magistrati. I fratelli Giuseppe e Filippo Graviano sono stati arrestati a Milano il 27 gennaio 1994. Furono sorpresi mentre erano a cena con le rispettive fidanzate, poi sposate in carcere. Dai matrimoni sono anche nati figli. Le circostanze del concepimento, oggetto di inchieste per accertare complicità da parte del personale penitenziario, sono rimaste un giallo. Benedetto Graviano, il maggiore dei tre fratelli, è invece da qualche tempo in libertà, dopo essere stato condannato e detenuto per reati di mafia e traffico di stupefacenti» (’la Repubblica” 28/11/2009) • L’11 dicembre 2009 fu interrogato dai giudici della Corte d’Appello di Palermo che giudicano il senatore Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: «[...] Spa tuzza ha raccontato che intorno al 2003, nel carcere di Tolmezzo, quando lui era appena rientrato da un colloquio investigativo con l’allora super-procuratore Vigna, Filippo gli disse che ”se non arriva niente da dove deve arrivare”, anche loro avrebbero potuto cominciare a parlare coi magistrati. Filippo Graviano ammette quel collo quio e anticipa: ”C’è una certa divergenza tra quello che ricordo io e quello che dichiara Spatuzza, sono passati tanti anni e non vorrei dire qualcosa di errato”. Poi, dopo aver precisato di ”non avere interesse a forzare né da un lato né da un altro”, scandisce: ”Non ho mai detto quelle parole a Spatuzza”, e squaderna un paio di argomenti apparentemente logici: prima del suo arresto, al tempo del ”patto” coi politici riferito dal pentito, lui non aveva condanne significative e dunque nessuna preoccupazione; e se in tanti anni di galera avesse avuto una carta da giocarsi l’avrebbe già fatto: ”Invece io non ho mai cercato scorciatoie né chiesto di parlare con un magistrato”, a parte una lettera inviata alla Procura di Palermo qualche anno fa, rimasta evidentemente senza seguito. Ma in una logica mafiosa questi due argomenti si possono rovesciare, come ritengono gli inquirenti che a Firenze e Caltanissetta cercano le verità mancanti sulle stragi del ”93 e del ”92, e a Palermo sulla presunta trattativa fra Stato e mafia di cui l’atteggiamento dei Graviano sarebbe parte integrante. Filippo chiarisce che ”per le mie scel te decido io, né Spatuzza né mio fratello”, nessuno gli chiede se ha fatto parte di Cosa Nostra o commesso i delitti per i quali è stato condannato. [...]» (Giovanni Bianconi, ”Corriere della Sera” 12/12/2009).