Gianni Dragoni, Il Sole-24 Ore 30/12/2009;, 30 dicembre 2009
LA RITIRATA DI RYANAIR COSTEREBBE AGLI SCALI 100 MILIONI ALL’ANNO
La ritirata di Ryanair dai cieli italiani potrebbe costare circa 100 milioni di euro all’anno agli aeroporti nazionali. Secondo una stima del Sole 24 Ore, sarebbero queste le mancate entrate per i diritti aeroportuali che compongono la tariffa del biglietto aereo pagato dai passeggeri. La stima è basata su un volume di circa 11 milioni di passeggeri che quest’anno, secondo stime, si sono imbarcati in Italia sui Boeing 737 del vettore irlandese, sui 18 milioni complessivi che compongono il traffico in Italia dichiarato da Ryanair (gli altri sette milioni sono quelli in arrivo da scali starnieri, che pagano i diritti nel paese d’imbarco). Sul biglietto aereo, secondo quanto evidenzia alla voce «tariffe trasparenti» la carta dei diritti del passeggero pubblicata dall’Enac, gravano «diritti aeroportuali » per 8,95 euro complessivi per ogni tratta nazionale, così scomponibili: 5,09 euro il «diritto imbarco passeggeri», 2,05 la «tariffa ministeriale per i controlli di sicurezza sul bagaglio da stiva », 1,81 euro «integrazione al diritto d’imbarco per i controlli di sicurezza sui passeggeri e sul bagaglio a mano». Moltiplicando la somma di queste voci per circa 11 milioni di passeggeri (una stima del traffico 2009 dall’Italia)si arriva a stimare in circa 100 milioni il volume d’affari che l’attività di Ryanair genera a favore degli aeroporti italiani. un valore lordo, perché molti aeroporti ed enti locali versano contributi per attirare Ryanair, per cui il danno effettivo di una ritirata del vettore irlandese sarebbe inferiore a questa somma. Questi contratti sono segreti, secondo una recente dichiarazione dell’Alitalia, nell’ultimo bilancio il vettore ha ricevuto da tutti gli aeroporti europei 190 milioni di «contributi notificati». All’importo lordo di 100 milioni in diritti aeroportuali andrebbero aggiunti i costi che Ryanair paga per i servizi di assistenza forniti o dagli aeroporti o da società indipendenti: anche questo è un fatturato che verrebbe meno in caso di ritirata.L’attività del vettore irlandese genera inoltre altre entrate per lo Stato: su ogni biglietto c’è un’«addizionale» di 4,50 euro «di competenza comunale o del ministero» del Lavoro, della Salute e dell’Interno, che vale altri 50 milioni annui circa, più l’Iva del 10% calcolata su tutti i diritti aeroportuali più l’addizionale, quindi altri 15 milioni annui circa. Prosegue intanto il braccio di ferro sulla " licenza di pesca" tra la compagnia e l’Enac, l’ente dell’aviazione civile, in merito ai documenti di riconoscimento che i passeggeri devono esibire per imbarcarsi. Ryanair pretende che i passeggeri dei suoi voli nazionali mostrino solo passaporto o carta d’identità, gli unici documenti che sono accettati nei voli internazionali. L’Enac invece ha puntualizzato con ordinanze che, in base alle norme italiane, i passeggeri possono utilizzare anche altri documenti, in particolare la patente di guida oppure nautica, il porto d’armi,tesserini di riconoscimento rilasciati da un’amministrazione dello Stato e – eccepisce Ryanair – perfino «la licenza di pesca». Il 23 dicembre Ryanair ha annunciato che se l’Enac non ammorbidirà la sua posizione dal 23 gennaio 2010 sospenderà «temporaneamente » i voli nazionali. E già si scatenano gli "appetiti", dei concorrenti: «Siamo pronti a sostituirli subito», ha spiegato il presidente di Air Italy Giuseppe Gentile. Ieri il portavoce di Ryanair, Stephen McNamara, ha definito «false le dichiarazioni di Enac sul Corriere della sera», affermando che Ryanair «è stata obbligata a cancellare le sue rotte nazionali in Italia poiché la sicurezza di questi voli è stata minacciata dall’insistenza di Enac che i passeggeri vengano accettati senza identificazioni sicure e in alcuni casi venga loro permesso di viaggiare con niente di più sicuro di una licenza di pesca». «Noi ci siamo limitati a ricordare che questa legge è in vigore in Italia e che qualsiasi operatore europeo presente nel paese doveva conoscerla prima di modificare i suoi prospetti informativi», ha replicato Vito Riggio, presidente Enac, che ha convocato il 7 gennaio la compagnia e il comitato interministeriale sicurezza del trasporto aereo. «Il Tar per ora ha dato ragione a noi. Oltretutto mi sembra un pretesto, dal momento che i passeggeri senza carta d’identità o passaporto saranno uno su mille, dire che uno se ne va dall’Italia. Mi sembra una sparata propagandistica che probabilmente nasconde altri problemi».