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 2009  dicembre 30 Mercoledì calendario

L’ANTITRUST BACCHETTA LE BANCHE

Costi troppo elevati per i correntisti. L’Antitrust lo ha messo nero su bianco e ha inviato una segnalazione a governo, parlamento e Banca d’Italia. Nell’oggetto della missiva, le commissioni bancarie che hanno preso il posto di quella di massimo scoperto. L’autorità guidata da Antonio Catricalà ha monitorato le condizioni applicate alla clientela da sette istituti di credito, valide anche per le banche dei rispettivi gruppi. Una panoramica che, come sottolineano dall’organismo preposto alla tutela della concorrenza e del mercato, «può considerarsi rappresentativa dell’intero sistema bancario, in quanto ha coinvolto tutti i maggiori operatori del settore». I risultati? In cinque casi su sette peggiorativi, in un altro è stato registrato un "pareggio" rispetto al contesto delineato dalle norme precedentemente in vigore e solo in una circostanza sono state riscontrate condizioni più vantaggiose. Il problema è che, laddove è stato verificato un andamento negativo, i costi sono aumentati dal doppio fino a quindici volte. Questo per quanto riguarda lo scoperto considerando, però, il comportamento medio dei correntisti privi di fido.
L’Authority ha, però, preso anche in considerazione i clienti che possono contare su un fido: «La situazione ha subito un sostanziale peggioramento rispetto alla semplice applicazione della commissione di massimo scoperto fino all’entrata in vigore della legge 3 agosto 2009 n. 102». In pratica, con la conversione della manovra estiva da parte del Parlamento, è stato fissato un tetto: l’ammontare del corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme non può superare lo 0,5% per trimestre dell’importo dell’affidamento. Prima dell’ultima modifica, le aliquote variavano dallo 0,9% al 1,5% nel trimestre, oppure tra il 3,6% e il 6% nell’anno. Percentuali che, secondo le verifiche dell’Antitrust, risultavano sempre peggiorative della commissione di massimo scoperto quando l’impiego delle somme era contenuto entro il fido. Mentre diventavano più favorevoli solo con uno sconfinamento rispetto all’importo concesso. Con l’effetto di generare il paradosso di una penalizzazione per i clienti virtuosi.
Lo scenario è mutato con le norme della scorsa estate. Le nuove commissioni sono diventate più vantaggiose «ma solo a partire - rileva la nota dell’Antitrust-da un ammontare di utilizzo del fido stesso superiore alla metà».
A conti fatti, quindi, la segnalazione firmata da Catricalà si conclude con una invito al legislatore a considerare le criticità evidenziate per poter trovare una soluzione.
L’Abi (associazione bancaria italiana) esprime perplessità nel metodo e nel merito dell’indagine, spiegando che «il metodo dell’intervento e della proposta unilaterale a scapito della dialettica e del confronto rischi di generare confusione e soprattutto di non portare a soluzioni praticabili e coerenti con l’operatività e il mercato». Del resto, aggiungono, la normativa sulla messa a disposizione di fondi è pienamente operativa da pochi mesi ed è stata recentemente integrata dalle norme in tema di trasparenza.Ecco perché l’associazione «chiede un confronto con l’Antitrust, teso a conoscere nel dettaglio l’analisi svolta, nell’ambito della piena collaborazione con tutte le autorità e le istituzioni». Sul versante politico, il capogruppo della Lega in commissione Finanze alla Camera, Massimo Fugatti, ricorda che erano stati già presentati in Finanziaria «alcuni emendamenti che poi non sono passati ma nel primo provvedimento in materia bancaria o fiscale li ripresenteremo » e in particolare l’intenzione è di riproporre la riduzione del tetto dello 0,50% per il corrispettivo omnicomprensivo per il fido. Nell’opposizione, Roberto Occhiuto (Udc) rimarca la necessità di affrontare la questione dell’accesso e del costo del credito «con la giusta determinazione e non solo con degli spot».
Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori. Adusbef e Federconsumatori annunciano che avvieranno una class action nei confronti degli istituti di credito. Il Codacons chiede invece che sia inflitta alle banche una maxi- sanzione non inferiore a un miliardo di euro.