John Leland, Riyad Mohammed, Repubblica 31/12/2009, 31 dicembre 2009
Fra mazzette e rischio attentati Bagdad sogna la ricostruzione di John Leland e Riyadh Mohammed per Repubblica - BAGDAD - Gli urbanisti iracheni non hanno nessuna intenzione di lasciare al caso l´aspetto che assumerà il Paese una volta partite le forze americane
Fra mazzette e rischio attentati Bagdad sogna la ricostruzione di John Leland e Riyadh Mohammed per Repubblica - BAGDAD - Gli urbanisti iracheni non hanno nessuna intenzione di lasciare al caso l´aspetto che assumerà il Paese una volta partite le forze americane. Lavorando con il governo municipale e il consiglio provinciale di Bagdad, un gruppo di ingegneri iracheni ha tracciato il progetto di ricostruzione più ambizioso del dopo-invasione, un piano da 5 miliardi di dollari per ricostruire la principale arteria economica e culturale della città. una mattina di qualche settimana fa: Ahmed Jabbar, 48 anni, sta guardando un´elaborazione al computer dell´aspetto che avrà la strada ed è tutt´altro che impressionato. Jabbar dirige un negozio di abbigliamento per uomo su via Rashid, un tempo affollata arteria commerciale di epoca ottomana, ma oggi ridotta a mal partito dopo quasi trent´anni di guerre e sanzioni. Nei disegni, via Rashid appare come una moderna e sgargiante isola pedonale, con palme e portici restaurati sopra a negozi a due piani con le colonne. Jabbar dà un calcio al marciapiede di fronte al suo negozio, risultato di un recente e meno ambizioso progetto di recupero. «Hanno speso 7 milioni di dollari per questo stupido marciapiede», dice, «e l´hanno fatto inclinato, così, quando piove, l´acqua entra nei negozi». Il piano di recupero, presentato al consiglio provinciale questo mese, è la più ambiziosa visione di un nuovo Iraq che sia stata proposta finora, una testimonianza del calo della violenza registrato negli ultimi due anni. La società di progettazione, al-Miemari, ha modellato il progetto su quello della ricostruzione di Beirut dopo il 1990, che creò migliaia di posti di lavoro e attirò miliardi di dollari di investimenti esteri e nazionali nella capitale libanese. Anche il semplice fatto che si stia pensando a un progetto tanto grosso è un segnale di ottimismo, da queste parti. «Insistere sulla ricostruzione della via più importante di Bagdad è la migliore risposta al terrorismo», dice Kamil al-Zaidi, che guida il consiglio provinciale di Bagdad. Prima però, il progetto deve superare ostacoli più prosaici. « tutto sospetto nel progetto», dice Abbas al-Dihlegi, che dirige il comitato del consiglio provinciale per l´integrità. Con miliardi di dollari in arrivo da investitori privati sia stranieri che iracheni, i funzionari e i negozianti di via Rashid temono che gran parte del denaro finirà nelle tasche di politici o appaltatori ammanicati. Al-Dihlegi dice che l´iniziale appalto da 7 milioni di dollari per elaborare il progetto e fornire una lista ristretta di società appaltatrici è stato assegnato all´al-Miemari senza gara d´appalto. «Questo è contro le regole», dice il funzionario, e osserva che uno dei soci dell´al-Miemari, Thair al-Faili, è stato viceministro alla ricostruzione e attualmente siede nel consiglio della commissione investimenti di Bagdad, che avrà l´incarico di assegnare tutti gli appalti per il progetto. Mohammed al-Rubaiei, presidente della commissione pianificazione strategica del consiglio provinciale, dice che il fatto che il progetto sarà finanziato da investitori privati, attraverso una società per azioni che includerà i proprietari di immobili prospicienti la strada, consentirà di ridurre il rischio di corruzione e clientelismo, che è una costante nei progetti di lavori pubblici in Iraq. Taghlu al-Waeili, il proprietario dell´al-Miemari, dice che le accuse di corruzione sono opera dei suoi concorrenti, per rallentare lo svolgimento dei lavori. «La vera corruzione è quando si blocca la ricostruzione del Paese sulla base di accuse false», dice. E comunque, aggiunge, ungere qualche ruota può essere un prezzo che vale la pena pagare. Rubaiei ammette che il progetto deve superare una serie di ostacoli, fra cui i persistenti rischi di violenze. I lavori non cominceranno prima di un altro anno, dice. La via, creata dagli ottomani nel 1916 sul modello dei boulevard parigini, è presente costantemente nella storia di Bagdad: sunniti e sciiti progettarono l´insurrezione anti-inglese nel 1920 alla moschea Hayder Khana; una sommossa comunista riempì la strada nel 1948; Saddam Hussein cominciò qui la sua carriera politica nel 1959, con il tentato omicidio del primo ministro Abdul Karim Qassim. «Via Rashid ha sempre avuto un ruolo di primo piano in tutti gli avvenimenti importanti della storia irachena», dice Yasin al-Nussayir, che ha scritto un libro su questa via. pomeriggio: le pericolanti facciate di via Rashid offrono un´immagine solo sfumata dell´epoca in cui l´Iraq, inondato dall´arrivo dei petroldollari negli anni ”50, celebrava la sua ricchezza nei negozi e nei teatri della sua via più antica, dove stili architettonici arabi e occidentali si mescolavano in un ottimistico bagliore di modernismo di metà Novecento. Ora le finestre sono rotte o ricoperte di polvere; le persiane pendono immobili dai cardini. Nel caffè più antico della città, gli uomini fumano il narghilè sul marciapiede, perché dentro non c´è la luce elettrica. Gli ingegneri hanno individuato 254 edifici considerati patrimonio storico, da preservare laddove possibile. Nel 1984, erano 526. Per Muwafaq al-Taei, ingegnere civile, i progetti di ricostruzione sono poco lungimiranti, in parte perché la zona pedonale è impraticabile e in parte perché oggi Bagdad non dispone delle infrastrutture - municipali o culturali - per ricreare quella vita che caratterizzava via Rashid. «Non puoi saltare direttamente al prodotto finale», dice. «Via Rashid è un prodotto finale».