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 2009  dicembre 31 Giovedì calendario

Pallone d’acciaio. I segreti di Zanetti di Francesco Perugini per Libero - «A me il riposo fa male»

Pallone d’acciaio. I segreti di Zanetti di Francesco Perugini per Libero - «A me il riposo fa male». Difficile parlare di festività, cenoni ed eccessi con uno così, Javier Zanetti, capitano dell’Inter e ”uomo d’acciaio” della serie A. Cinquantuno partite disputate, 3.374 minuti giocati in campionato: queste le cifre fatte registrare nell’anno solare 2009 dal re del campionato, sempre presente in tutte le 38 giornate di A per il secondo anno consecutivo. Numeri da brivido per un ragazzino, figurarsi per un giocatore di 36 anni arrivato a Milano dall’Argentina nell’estate del ”95 e considerato ”d’accompagnamento” al connazionale Rambert. Primo acquisto di Massimo Moratti, quel 22enne si è rivelato nel tempo anche il primo grande affare del presidente nerazzurro. Infanzia difficile «Noi compagni capimmo subito che era un campione - racconta Beppe Bergomi, capitano di quella Inter-. Il primo allenamento fu di possesso palla e quel ragazzo non la perdeva proprio mai». Una tenacia cresciuta negli anni difficili dell’infanzia, passata in un sobborgo di Buenos Aires. Nato da una famiglia povera, Javier si è sempre dato fare per aiutare il padre muratore. Consegnava il latte, faceva il garzone nel negozio di frutta del cugino e nel frattempo cullava il sogno di entrare nelle giovanili dell’Independiente. Quando venne scartato perché considerato troppo gracile, lasciò perdere per un po’ il calcio, ma poi riprese in un club minore, il Talleres de Remedios de Escalada. A 20 anni ecco il successo e l’esordio nella A argentina con il Banfield. Subito convocato in Nazionale, su Zanetti si buttarono River Plate e Boca Juniors. Alla fine la spuntò l’Inter, su consiglio di Angelillo. Gioie e dolori Da allora sono passati quasi quindici anni. Stagioni difficili, di delusioni cocenti e gioie forti. Quattro scudetti, due coppe Italia e un Uefa hanno riempito la bacheca di un campione che avrebbe meritato di più, ma che non ha mai pensato di abbandonare la maglia nerazzurra. Nemmeno in quel 5 maggio 2002 bagnato dalle lacrime di Ronaldo, uno sfogo imitato dallo stesso Zanetti un anno più tardi dopo l’eliminazione in semifinale di Champions League contro il Milan. Grazie alla sua duttilità tattica, Zanetti è diventato insostituibile disputando 667 partite con la maglia dell’Inter. secondo solo allo ”Zio” Bergomi (759), ma ha un contratto fino al 2011 e nessuna voglia di smettere. Nato come laterale destro, negli anni l’argentino ha ricoperto tutti i ruoli in difesa e a centrocampo. «Il ruolo dove può fare più male, però, è quello di terzino sinistro - azzarda Bergomi -, contro il Rubin, Zanetti ha dimostrato di poter essere molto efficace da quella parte. A lui piace portare palla e a destra spesso è prevedibile. A sinistra invece può arrivare sul fondo o rientrare per il tiro». Impossibile trovare nel panorama calcistico mondiale un giocatore così continuo a 36 anni. «Javier ha un fisico eccezionale e si allena sempre al 100% - ricorda ancora Bergomi, al fianco di Zanetti per 4 anni - e poi non è un giocatore cattivo. I giovani come Santon e Balotelli devono prendere esempio da lui in tutto». Genetica e fortuna. Ad aiutarlo, però, c’è anche un fisico davvero speciale. «I segreti della longevità di Zanetti sono tre - afferma il dottor Piero Volpi, medico sociale dell’Inter nei primi anni italiani del ”Tractor” -: un’ottima base genetica, una grande professionalità e la fortuna di non aver mai subito grandi infortuni». Il dottor Volpi definisce Zanetti in una parola, ”il Professionista”: «Javier ha delle qualità naturali eccezionali, ma è anche uno che cura ogni dettaglio. Ha un baricentro molto basso, che non mette sotto sforzo le articolazioni, e una muscolatura potente ed elastica. Una delle sue qualità migliori è la bassa percentuale di massa grassa nel corpo. Anche in vacanza non smette un giorno di allenarsi e lo ha sempre fatto, anche quando in passato c’erano altri giocatori che in estate si lasciavano andare». Asador. Zanetti non sgarra, in campo e a tavola, e la sua unica passione culinaria è la carne argentina. Grande ”asador” (è lui che arrostisce la carne per le grigliate dell’Inter insieme con i suoi connazionali), il capitano nerazzurro possiede anche un ristorante a tema a Milano. Carne, ossa, muscoli: i segreti del calciatore perfetto, oltre un grande cuore. Con la moglie Paula, fotografa sposata nel ”99 che 4 anni fa ha dato alla luce la piccola Sol, Zanetti gestisce la la fondazione ”Pupi” (primo soprannome di Javier). Memore della sua infanzia difficile, il capitano promuove adozioni a distanza per permettere ai bambini poveri del suo Paese di mangiare, vestirsi e andare a scuola. Nulla riesce, insomma, a fermare Zanetti. Nemmeno il caldo di Abu Dhabi dove l’Inter ha iniziato ieri un miniritiro. «Lavorare al caldo (26 gradi, ndr) fa molto bene - ha spiegato il capitano nerazzurro -, questi allenamenti sono importanti, ci attende una stagione lunga e piena di impegni». Continua così, capitano. A te riposare fa male.