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 2009  dicembre 31 Giovedì calendario

Nuove rivelazioni sul carattere della Thatcher

Thatcher inedita: "Gli immigrati? Se li volete prendeteli in casa" di Gaia Cesare per il Giornale - «Mai avuto a che fare coi terroristi fino a che non diventano primi ministri», scarabocchiava su una lettera. Gli immigrati asiatici reduci delle carrette del mare? Chi li difende dovrebbe «essere invitato a ospitarne qualcuno in casa sua». Non è difficile capire perché, ancora prima di mettere piede a Downing Street, un giornale russo soprannominò Margaret Thatcher la «lady di ferro». Eppure da ieri tutto il pragmatismo, la determinazione, il coraggio e il cinismo di «Lady T» - compresi i pensieri e le annotazioni di una Thatcher inedita - si trovano condensati in un faldone segretato per trent’anni: la raccolta dei documenti governativi tra il 1977 e il 1979, anno in cui la Iron Lady divenne primo ministro e cominciò la sua ascesa, undici anni di potere consecutivo e l’ingresso nella storia, «mostro» per qualcuno, «messia» per qualcun altro. Lettere, appunti, correzioni, il resoconto di incontri diplomatici e considerazioni personali annotati dalla Thatcher stessa o dai suoi stretti collaboratori. Quei documenti - oggi nei computer dei National Archives britannici (accessibili sul sito www.nationalarchives.gov.uk/news/408.htm) grazie alla legge che dopo trent’anni mette fine al segreto di Stato sugli archivi di governo - sono la sintesi perfetta del Maggie-pensiero. Come quel tratto di penna inconfondibile: un «No» sottolineato più volte o quel «too small» (troppo poco) per far presente senza mezze misure ai suoi colleghi di governo che i tagli alla spesa pubblica dovevano essere più incisivi. E ancora quella nota per giustificare i licenziamenti: «Che facciamo con 560mila (dipendenti pubblici, ndr) che non possiamo fare con 500mila?». Ma c’è di più. Quei faldoni contengono anche un pezzo di storia del mondo. Come quella volta che «Lady T» rimise a posto il suo pari sovietico, il premier Aleksej Kosygin, che aveva definito l’Urss «un Paese amante della pace». La Thatcher - scrive un funzionario britannico - replicò stizzita: «Non deve essere così modesto. Nessuno che abbia visto i carri armati e i missili russi in bella mostra nella Piazza Rossa sottovaluterebbe le capacità sovietiche». Maggie puntuta e Maggie inflessibile. Così si mostrò quando vietò al Foreign Office di incontrare Robert Mugabe - un anno dopo sarebbe diventato premier dello Zimbabwe - dicendo che i terroristi si vedono solo quando diventano capi di governo. O quando garbatamente declinò la proposta giapponese di essere protetta da venti donne, tutte cinture nere di karate, a meno che - fece sapere - non avessero offerto ai leader maschi la stessa protezione: venti cinture nere di karate, sì, ma tutti maschi. Inflessibile anche quella volta in cui fece sapere di essere «profondamente insoddisfatta» del fatto che il suo predecessore a Downing Street non avesse permesso allo Scià di Persia di rifugiarsi a Londra per non compromettere le relazioni con il regime islamico che aveva preso il potere a Teheran. Niente sconti nemmeno per gli Stati Uniti. Mentre i terroristi dell’Ira spargevano paura e morte in Gran Bretagna, Washington doveva tenere a bada la comunità irlandese e rifiutò di vendere armi all’esercito britannico impegnato in Ulster. La Thacther infuriata fece sapere che «il governo britannico non avrebbe sempre mostrato l’altra guancia di fronte alle critiche degli Usa sulle proprie politiche in Irlanda del Nord». Diplomazia, terrorismo, economia. Gli anni caldi della Thatcher, delle privatizzazioni e degli scioperi selvaggi, del conservatorismo di governo e del pugno di ferro della Lady che cambiò per sempre il volto della politica britannica, furono preceduti anche da una guerra economica con l’Italia. I prezzi troppo competitivi delle vasche da bagno prodotte dall’imprenditore marchigiano Vittorio Melloni (gruppo Ariston-Indesit) divennero oggetto di un lungo carteggio e persino di una missione di spionaggio industriale anche perché la Currans, la società inglese danneggiata dal business italiano, aveva sede nel collegio d’elezione dell’allora premier James Callaghan (predecessore della Thatcher). Risultato: dai documenti emersi ieri lo spaccato di un’Italia produttiva, addirittura «super-efficiente», con «fabbriche nuove e macchinari moderni». Sono pezzi di storia che oggi Margaret Thatcher non ricorda nemmeno. A 84 anni pare che faccia confusione tra la guerra delle Falkland e quella nei Balcani a causa della demenza senile, ha raccontato la figlia. Ma ora gli onori e gli oneri della sua eredità finiranno probabilmente nelle mani di David Cameron. E in molti ieri si chiedevano se il nuovo leader dei Tory riuscirà a sostenere il peso di quell’eredità. «Mostro» o «Messia» per i politici di mezzo mondo Maggie resta un’icona. Ossessione o incubo.