Leonardo Coen, Repubblica 31/12/2009, 31 dicembre 2009
Così si demolisce il centro storico l´ultimo sacco di Mosca di Leonardo Coen per Repubblica - La settimana scorsa un commando di architetti volontari dell´associazione Arkhnadzor che ha per scopo la sorveglianza e la protezione del patrimonio architettonico moscovita, è penetrato all´interno del Detskij Mir, il grande magazzino sovietico «Paradiso dei Bimbi» chiuso un anno e mezzo fa, e ha scoperto che il restauro tanto sbandierato non c´è mai stato, tantomeno è in corso: gli interni, infatti, sono stati completamente devastati
Così si demolisce il centro storico l´ultimo sacco di Mosca di Leonardo Coen per Repubblica - La settimana scorsa un commando di architetti volontari dell´associazione Arkhnadzor che ha per scopo la sorveglianza e la protezione del patrimonio architettonico moscovita, è penetrato all´interno del Detskij Mir, il grande magazzino sovietico «Paradiso dei Bimbi» chiuso un anno e mezzo fa, e ha scoperto che il restauro tanto sbandierato non c´è mai stato, tantomeno è in corso: gli interni, infatti, sono stati completamente devastati. Uno scempio. L´ultimo di una lista impressionante di delitti architettonici che hanno insanguinato il centro di Mosca, maciullandone l´identità storica. Anzi, non l´ultimo. Il penultimo. Perché domenica 27 dicembre è purtroppo cominciata la demolizione di un altro vecchio edificio, quello che ospitava l´Istituto Professionale all´angolo del Podkolokolnyj e del Khitrovskij pereulok. Al suo posto sorgerà l´ennesimo complesso multifunzionale - un mostro di 8 piani - che ammazzerà la suggestiva piazza Khitrovskaja, cuore di un pittoresco quartiere ottocentesco, famoso un tempo per essere la «zona della malavita» ma anche di mercanti e commercianti, celebrata nei racconti di Vladimir Giljarovskij (1855-1935). Non sono servite a nulla nemmeno le 12mila firme raccolte contro il progetto della Don - Stroy, uno dei consorzi edilizi privati che maggiormente costruisce a Mosca, tanto meno le rassicurazioni della Moskomnasledije (l´agenzia municipale per il retaggio architettonico della capitale russa). Gli ambientalisti moscoviti celebrano così l´ennesimo funerale di un pezzo della loro città. Ma c´è chi non si vuole arrendere alle ruspe selvagge. E che ha deciso di combattere la speculazione edilizia. Mobilitando l´opinione pubblica. Proprio in questi giorni è stata inaugurata al centralissimo museo d´architettura Aleksej Viktorovic Sciusev di via Vozdizhenka (si trova accanto alla Biblioteca Lenin), la mostra fotografica «Mosca 1993-2009: il peso dei cambiamenti». L´esposizione è ospitata, non a caso, in una sala che si chiama «le macerie». Ogni riferimento non è puramente casuale: sulle pareti si sviluppa il confronto tra «quello che c´era» e «quello che è diventato». Le foto accoppiate lo dimostrano impietosamente. Cambiamenti impercettibili ma costanti che hanno snaturato il tessuto urbanistico; il centro storico di Mosca è stato rimpiazzato da edifici che imitano maldestramente la vecchia architettura o da discutibili costruzioni in stile postmodernismo (diciamo la verità: pacchiano kitsch pseudotradizionale). La visita alla mostra è istruttiva e significativa. Dal 2003 il sito web Moskva Kotoroij Nett (Mosca che non c´è più) mette in Rete rassegne di foto d´epoca di edifici e strade scomparse: spesso si fa promotore d´iniziative per mobilitare la gente contro le demolizioni. Lo stesso museo Sciusev ha un poderoso archivio, in cui sono conservati un milione di documenti sulla storia dell´architettura russa. Interessante è l´attività del MosKultProg, più nota come MKP, un gruppo di attivisti che si occupa dei piccoli monumenti di quartiere, sorta di rabdomanti del passato che vogliono far riemergere la Mosca dimenticata e potenziale preda dei palazzinari. MKP organizza passeggiate alla riscoperta dei «tesori inattesi» di Mosca. Percorsi come la «passeggiata di Lisa» (tragitto storico-culturale sulle tracce di una novella di Karamzin che narra del suicidio per amore di una bella fioraia) o come quello lungo l´Anello dei Giardini. Dove si scoprono perdite irrecuperabili. E dove matura una nuova coscienza urbano - ambientalista. A due passi dal museo Sciusev, la via Znamenka era nota per la casa del celebre matematico Carl Mazing, con l´appartamento-museo del grafico sovietico Nikolaj Kuprejanov, autore del cartellone «Cittadini, preservate i monumenti culturali!». Come collante storico della via, la chiesa di sant´Antipio. Il palazzo finì nel mirino di un´impresa di costruzioni, i lavori di ristrutturazione iniziarono nel 2001. Con la promessa sacrosanta di ricostruire fedelmente sia la casa di Mazing, conservando l´appartamento-museo, sia un´altra famosa dom, quella di Novikov, più conosciuta come la casa del Grande Scudiero, costruita tra il XVII e il XVIII secolo, legata al nome di Pushkin, che le stava dietro. Oggi, di fianco alla chiesa c´è un condominio di lusso mentre al posto dell´appartamento di Kuprejanov c´è l´arco di un parcheggio sotterraneo. La mutazione è sostanziale osservano i curatori della mostra fotografica: «Mosca sta perdendo il suo codice genetico impresso nella pietra. Si sta avvicinando il giorno in cui tali legami superstiti crolleranno e lo spirito della città sarà distrutto definitivamente. I predatori bramano una sola cosa: i metri quadri».