Michele Farina, Corriere della Sera 31/12/2009, 31 dicembre 2009
I figli adottivi di Lady Editoria e il Dna che li riporta al passato di Michele Farina per il Corriere della Sera - Quanto ci vuole per un esame del Dna in Argentina? Se vi chiamate Marcela o Felipe Herrera de Noble ci vogliono sette anni di trafile giudiziarie, una legge del Parlamento e qualche minuto
I figli adottivi di Lady Editoria e il Dna che li riporta al passato di Michele Farina per il Corriere della Sera - Quanto ci vuole per un esame del Dna in Argentina? Se vi chiamate Marcela o Felipe Herrera de Noble ci vogliono sette anni di trafile giudiziarie, una legge del Parlamento e qualche minuto. Mai prelievo di sangue fece più notizia a Buenos Aires. I due giovani fotografati ieri mentre escono dai locali del Cuerpo Medico Forense (struttura del ministero della Giustizia): 7 e 30 del mattino in calle Lavalle, occhiali scuri e bocche cucite, gli avvocati e lo stuolo dei giornalisti. Bisogna capirli, i giornalisti: Marcela e Felipe, 33 anni, una vita piena e dorata, sono i figli adottivi, gli eredi, di donna Ernestina Herrera de Noble, la padrona del maggior gruppo editoriale del Paese dei guerriglieri Montoneros come il marito Daniel, ucciso dalla polizia. Marcela non vuole sapere se è figlia di Montoneros. Le basta la vita che ha, la lenta carriera (per ora) dietro le quinte del gruppo editoriale, la madre adottiva ormai ottantacinquenne che sostiene di averla trovata un giorno del 1976 alla porta, lei rimasta vedova di un grande editore argentino nel ”69 a 44 anni (senza prole, mai risposata). Nel dicembre 2002 Ernestina «l’intoccabile» è arrestata (per 66 ore) con l’accusa di aver falsificato i documenti delle adozioni. Il magistrato che ne ordina la cattura sarà poi radiato (proprio per irregolarità in quel provvedimento). Ma l’incubo dei generali e delle loro incubatrici, l’ombra di una verità diversa dalla culla di cartone fatta trovare alla porta di una famiglia ricca, sono rimasti intatti sotto gli alti soffitti di casa Herrera Noble. La vicenda di quel test del Dna voluto da un giudice nel 2003 e poi coperto da carte bollate, sentenze ed eccezioni, ha avuto un’accelerazione in questi giorni. Se Marcela preferisce che la ricerca delle sue radici non vada oltre una scatola di cartone, questo è un suo diritto. Ma ci sono anche i diritti dei morti, e il filo della verità da raggomitolare: a novembre il Parlamento ha introdotto il test forzato del Dna per quanti potrebbero essere figli di desaparecidos. Legge controversa, che il giudice Conrado Bergesio ha applicato con un mezzo compromesso, accettando che Marcela e Felipe si recassero volontariamente per il prelievo al Centro Medico Forense. Forse non sono andati nel posto sbagliato. Per le Nonne di Plaza de Mayo («Esame illegale» ha tuonato l’italo-argentina Estela Carlotto) avrebbero dovuto sottoporsi al test alla Banca Nazionale del Dna, che raccoglie il materiale genetico delle famiglie degli scomparsi, ritenuto più indipendente. Le Abuelas temono che gli Herrera Noble possano in qualche modo truccare i risultati. Paranoia? Timori giustificati? C’è chi addirittura arriva a ritenere che questa battaglia del Dna rientri nello scontro politico più ampio tra il gruppo editoriale e la presidente della Repubblica Cristina Kirchner. Una storia che il Clarin, nel suo sito Internet, ieri relegava all’ultima riga della homepage. Per il giornale concorrente, la Nacion, notizia di apertura: il nuovo blitz della polizia a casa di Marcela e Felipe. I tecnici hanno portato via oggetti personali da cui raccogliere campioni di Dna. Gli avvocati di famiglia hanno bollato l’intrusione come «incostituzionale» e annunciato ricorso. La fine di questa storia triste non sarà un prelievo di sangue atteso sette anni.