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 2009  dicembre 29 Martedì calendario

Dna. Ha 400 milioni di anni la più antica forma di vita di Luigi Bignami per Repubblica - La storia ricorda quella di Jurassic Park, ma a differenza di quella raccontata nel film le vicende di un gruppo di ricercatori internazionali sono strettamente legate alla realtà: essi, infatti, hanno scoperto all´interno di un deposito di rocce saline degli Stati Uniti frammenti di Dna intatti, appartenenti a batteri che possiedono un´età di 419 milioni di anni

Dna. Ha 400 milioni di anni la più antica forma di vita di Luigi Bignami per Repubblica - La storia ricorda quella di Jurassic Park, ma a differenza di quella raccontata nel film le vicende di un gruppo di ricercatori internazionali sono strettamente legate alla realtà: essi, infatti, hanno scoperto all´interno di un deposito di rocce saline degli Stati Uniti frammenti di Dna intatti, appartenenti a batteri che possiedono un´età di 419 milioni di anni. Il materiale genetico, che al momento risulta il più antico mai ritrovato, apparteneva a batteri che amavano vivere in ambienti ricchi di sale e i cui avi furono tra le prime forme di vita sulla Terra. In realtà altri ricercatori avevano già recuperato un materiale genetico simile nel Bacino Michigan, la stessa regione dove è stata realizzata la recente scoperta, ma il Dna era così vicino per caratteristiche a quello di microbi dei nostri giorni che allora i biologi ipotizzarono che i campioni fossero manomessi o contaminati. Questa volta, invece, si è certi che il materiale è del tutto originario. La scoperta è stata compiuta da un gruppo di scienziati guidati da Jong Soo Park dell´Università Dalhousie di Halifax, in Canada, il quale ha rinvenuto sei segmenti di Dna identico che non è mai stato osservato precedentemente in esseri viventi analizzati in laboratorio. «Il lavoro è stato lungo e complesso, in quanto abbiamo confrontato le sequenze di cui sono composti i Dna di tutti i batteri alofili con quelli appena scoperti, e non ce n´è uno uguale a questi», ha spiegato Russell Vreeland dell´Università West Chester della Pennsylvania (Usa). I batteri alofili sono organismi che si sono adattati a vivere in condizioni di forti concentrazioni di sali, molto superiori a quelle normalmente tollerate dagli esseri viventi. Attualmente molti di questi organismi si ritrovano nelle acqua assai salate del Mar Morto. Le rocce in cui vissero i microrganismi a cui appartiene il Dna si formarono quando un mare vecchio di 300 milioni di anni evaporò, e il batterio chiamato Halobacterium salinarum molto probabilmente riuscì a sopravvivere all´interno di sottili pellicole di brina che rimasero nei cristalli di sale, attendendo il momento di riemergere dall´oscurità. «Ci sono molte evidenze - ha spiegato Melanie Mormile dell´Università del Missouri - che questi organismi siano riusciti in qualche modo a continuare a vivere in condizioni estreme per lunghissimi periodi, attendendo il momento di ripopolare grandi aree del pianeta nel caso si fossero ripresentate le condizioni opportune». Secondo Mormile, dunque, il cui lavoro è stato pubblicato su Geobiology, nelle profondità del Bacino Michigan non si è conservato solo del Dna di batteri antichissimi, ma è probabile che siano sopravissuti anche gli organismi a cui appartiene il Dna in questione. Se così fosse, quel batterio e chissà quanti altri simili ad esso sono riusciti a sopravvivere a parecchie estinzioni di massa, non ultima la madre di tutte le estinzioni, che 251 milioni di anni fa causò la scomparsa del 95% della vita terrestre e quella che, 65 milioni di anni or sono, determinò la scomparsa dei dinosauri. possibile, dunque, che quel microrganismo stia attendendo in uno stato di "letargo" prolungato le condizioni ideali per ritornare in vita e ripopolare il pianeta. «Un esempio di come la Terra sa mantenersi viva - ha sottolineato Mormile - nonostante gli attacchi alla vita che possono provenire dall´esterno». Anche se avere tra le mani il Dna intatto di un essere vivente di 400 milioni di anni fa lascia ipotizzare scenari da fantascienza, secondo i ricercatori si è ben lontani dal poter sperare in un Dna intatto di organismi più complessi morti da milioni di anni, come i dinosauri.