Raffaello Masci, La Stampa, 30/12/2009, 30 dicembre 2009
La scelta di attribuire una via a Bettino Craxi ha suscitato grandi polemiche. Come vengono decisi i nomi delle strade? La toponomastica (cioè la denominazione di strade e piazze) è regolata da norme molto antiche, sia pur aggiornate di recente
La scelta di attribuire una via a Bettino Craxi ha suscitato grandi polemiche. Come vengono decisi i nomi delle strade? La toponomastica (cioè la denominazione di strade e piazze) è regolata da norme molto antiche, sia pur aggiornate di recente. La legge di riferimento è del 23 giugno 1927 (numero 1188), aggiornata da un decreto del Presidente della Repubblica del 1989 (numero 223). Una serie di circolari del ministero dell’Interno hanno poi, di volta in volta, fornito precisazioni e chiarimenti. Quali sono le norme a cui bisogna attenersi? La prima è che ogni denominazione di via o piazza proposta dal Comune deve essere approvata dal Prefetto, in quanto autorità di governo. La seconda è che si può intestare una via solo a una persona che sia deceduta da almeno 10 anni. La terza è una deroga a quest’ultima normativa: possono passare anche meno di 10 anni dalla morte, qualora si tratti di «caduti di guerra o per la causa nazionale». Sono solo queste le norme? Quelle generali sì, ma alcune circolari hanno poi specificato che, per esempio, non si possono dare identiche denominazioni a due zone dello stesso Comune anche se appartenenti a frazioni diverse, che la toponomastica di una zona deve attenersi a criteri di omogeneità (esempio: i nomi dei fiumi, i nomi dei poeti, eccetera), che per cambiare denominazione a una via occorre recepire il parere di altri organismi pubblici (soprintendenza artistica, ministero dell’istruzione, eccetera, a seconda dei casi) e che nel caso di cambiamento di denominazione è necessario riportare in caratteri ridotti anche l’intestazione precedente (esempio: via Rossi già via Bianchi). Come avviene l’intestazione di una via o il cambio di denominazione? Nell’ambito delle norme nazionali, l’iniziativa spetta ai Comuni, ciascuno dei quali può darsi un regolamento in proposito. In genere, specie nei grandi Comuni, esiste una commissione toponomastica costituita da consiglieri comunali affiancati da un’équipe di esperti. Questa commissione fa una proposta che deve essere vidimata da una decisione della Giunta. Ci si può opporre a scelte considerate controverse? Ovviamente sì. Lo possono fare i consiglieri comunali in maniera motivata, ma anche comitati di cittadini. Più spesso, però, sono altri organi dello Stato a presentare opposizione. Ci sono degli esempi? Nel 1994 il Comune di Roma decise di intitolare una parte del Lungotevere Michelangelo al regista Federico Fellini deceduto l’anno prima. La scelta fu contestata dalla Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali di Roma. Si andò ad una controversia, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato, e la Soprintendenza la spuntò, con una sentenza che privilegiava la scelta culturale nella definizione del territorio su quella politica indicata dal Comune. Se non ci sono dispute, basta una delibera di giunta? No. Il Comune deve trasmettere la sua decisione motivata al prefetto, il quale dà il via libera se non ci sono problemi evidenti o opposizioni rilevanti. Altrimenti, in terza istanza, la decisione spetta al ministero dell’Interno. possibile intitolare una via a un personaggio sul quale gravano sentenze penali? Il problema non si è mai posto e nessuno l’ha mai fatto e, quando questo è stato adombrato, la polemica è stata tale da far saltare tutto. Questo avvenne, per esempio, quando un Comune pensò di intitolare una piazza all’assassino del re Umberto I. Ma personaggi come Mazzini, Silvio Pellico, e altri «eroi» del Risorgimento, per gli Stati dell’epoca avevano sentenze a loro carico. Se è per questo anche alcuni esponenti della Resistenza, intestatari di vie e piazze, erano stati condannati dal fascismo, ma si trattava di condanne per reati politici all’interno di percorsi storico-evolutivi a loro volta politici (come, appunto, il Risorgimento). Ma mai una via è stata intestata a qualcuno che si sia macchiato di reati penali, come - per esempio - la corruzione. Le scelte toponomastiche possono anche essere scelte politiche? Possono esserlo e lo sono state più volte in passato, ma il criterio politico è sempre pericoloso, perché espone la toponomastica a flussi e riflussi. I governi napoleonici in Italia cambiarono drasticamente la toponomastica in molte città, ma poi ci fu il colpo di spugna una volta caduto Napoleone. Lo stesso accadde per il fascismo. Meglio stare attenti alle mode e alle passioni politiche. O, almeno, aspettare che il tempo stemperi le controversie. Stampa Articolo