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 2009  dicembre 30 Mercoledì calendario

Per la serie «Continuiamo a farci del male da soli», nell’ultimo scorcio d’anno è andata in onda la rappresentazione «Come danneggiare l’immagine del Cnr, provocando una tempesta in un bicchier d’acqua»

Per la serie «Continuiamo a farci del male da soli», nell’ultimo scorcio d’anno è andata in onda la rappresentazione «Come danneggiare l’immagine del Cnr, provocando una tempesta in un bicchier d’acqua». Soggetto: la polemica mediatica scatenata dalla pubblicazione per i tipi dell’Editore Cantagalli degli atti di un convegno antievoluzionista tenutosi il 23 febbraio a porte chiuse in un’aula del Cnr e curati dal vice-presidente dell’ente Roberto De Mattei. Materia dello scandalo il finanziamento del volume «Evoluzionismo: il tramonto di un’ipotesi», con 9840 euro (Iva inclusa) da parte dall’Ufficio pubblicazioni e informazioni scientifiche del Cnr. Come ha ricordato un comunicato della Presidenza del Cnr la decisione è stata assunta in autonomia dall’Ufficio. Ad attaccare De Mattei e l’ente, coinvolgendo lo stesso presidente Luciano Maiani, non sono stati, in prima battuta, scienziati che fanno ricerca empirica in campo biologico. Ma le denunce hanno trovato facile cassa di risonanza in quei mezzi di informazione che in Italia sono dediti più a sollevare polveroni che a separare i fatti dalle opinioni. Così, mentre il Cnr chiudeva il bilancio del 2009 con grandi soddisfazioni a livello nazionale e internazionale, se n’è parlato solo chiedendo conto di un episodio singolare, ma anche tipicamente italiano. Cioè gridando allo scandalo, perché circa 10 mila euro di soldi pubblici sono stati destinati - non per scelta della presidenza ma per prassi burocratica - alla diffusione di un cumulo di sciocchezze. Anche riviste scientifiche internazionali, forse costrette a inseguire notizie per così dire curiose, hanno giudicato l’episodio degno di nota. Più interessante, per esempio, della scoperta da parte di ricercatori del Cnr di un materiale vegetale che può essere trasformato in un osso riconosciuto dall’organismo come autologo. Scoperta che «Time» ha collocato al 30° posto tra le 50 più importanti dell’anno. Per la cronaca, de Mattei è uno storico del cristianesimo. Prenderlo sul serio come critico dell’evoluzionismo equivarrebbe a ritenere degno di attenzione da parte dei filosofi del diritto un testo, scritto da un biologo molecolare, che mette in discussione la natura democratica della nostra Costituzione. Peraltro le posizioni di de Mattei mirano soprattutto a richiamare l’attenzione dei cattolici sull’incompatibilità tra le sacre scritture e le teorie di Darwin. Sollecitandoli a schierarsi senza esitazione dalla parte del dogma. E’ tipico di un radicalismo un po’ narcisista creare polemiche artificiose. Che in questo caso, però, danneggiano l’immagine di un ente prestigioso. Proprio nell’anno in cui, grazie alla gestione avveduta, realistica e lungimirante di Maiani, il Cnr ha finalmente cominciato a risalire la classifica degli enti di ricerca internazionali che producono una solida ricerca scientifica. Nell’ultimo anno i suoi ricercatori hanno vinto un significativo numero di finanziamenti e premi internazionali, e anche il governo ha finalmente riconosciuto all’ente, stanziando adeguati fondi, un ruolo strategico nella creazione di sinergie e per promuovere e valorizzare anche attraverso la scienza lo sviluppo del Sud d’Italia. L’episodio mette comunque in evidenza le solite ingerenze nella ricerca scientifica. Dapprima una serie di scelte politiche da parte del governo, all’indomani dell’incarico a Maiani, che non hanno aiutato il lavoro del presidente. Va ricordato che Maiani era stato scelto da un comitato scientifico attraverso una competizione internazionale voluta dal precedente governo. Fatto mai accaduto prima in Italia. E’ inoltre singolare che l’Ufficio pubblicazioni possa finanziare la stampa di testi che impegnano l’ente e, quindi, ottengono un accreditamento scientifico senza valutare preventivamente se i contenuti delle pubblicazioni sono scientificamente consistenti. Insomma, si torna al solito al problema: mancano, a diversi livelli del sistema della ricerca e della formazione scientifica, criteri di valutazione oggettivi ed efficienti per allocare finanziamenti e selezionare le persone. Nel merito dell’episodio riteniamo che nel confronto con i creazionisti ci si dovrebbe ricordare sempre della lezione di Stephen Jay Gould, il quale era giunto alla conclusione che non si devono accreditare gli antievoluzionisti come interlocutori scientifici. Anche perché l’opinione pubblica è credulona. Nonché, possiamo aggiungere, tende a schierarsi dalla parte di chi passa per aggredito o censurato. Il modo migliore di diffondere il pensiero evoluzionista è far vedere che viene quotidianamente utilizzato nella ricerca e che senza di esso anche le conoscenze e le tecnologie più utili e di interesse per il benessere e lo sviluppo economico non ci sarebbero state e non progredirebbero. Stampa Articolo