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 2009  dicembre 30 Mercoledì calendario

BARBARA ARD

ROMA - Non c´è pace per i clienti che vanno in rosso sul conto. Da tre anni i governi tentano di eliminare la commissione di massimo scoperto, quell´odioso balzello che moltiplica i costi per chi ha un affidamento bancario o va "sotto" in banca. Non solo non ci sono mai riusciti, ma il risultato è che il costo del servizio in alcuni casi è cresciuto. Come è potuto accadere? Gli istituti di credito hanno sostituito la commissione con nuove voci che hanno finito per aumentare il costo del servizio. Lo denuncia l´Antitrust, che ha inviato una segnalazione a governo, Parlamento e Banca d´Italia affinché intervengano.
Della mossa dell´Antitrust non si stupiscono le associazioni dei consumatori, che da tempo denunciano la beffa e ora chiedono di sanzionare pesantemente gli Istituti di credito. Si stupisce invece l´Abi, l´associazione bancaria, che chiede un confronto e esprime perplessità «nel metodo e nel merito» della segnalazione, che ha escluso qualunque confronto. Da Palazzo Altieri si ricorda anche che a ottobre, nel corso della Giornata del risparmio, era «stato evidenziato che negli ultimi mesi le voci di costo erano in media meno onerose per la clientela rispetto al quadro precedente».
Ma tant´è l´Autorità, dopo aver ricevuto centinaia di segnalazioni da consumatori e piccoli imprenditori, ha esaminato i comportamenti di sette gruppi bancari (e delle loro controllate), rappresentativi del sistema del credito. Le conclusioni sono sconcertanti: in cinque delle banche esaminate chi non ha un fido, ma va in rosso sul conto, i costi del servizio sono aumentati. «Le nuove condizioni economiche - scrive l´Antitrust - si presentano in cinque casi peggiorative, in una misura che varia da circa il doppio fino a quindici volte. In un sesto caso le condizioni sono risultate equivalenti, mentre solo in un caso sono più vantaggiose». L´analisi si basa sui comportamenti di un consumatore medio, che magari va in rosso perché l´assegno che attende arriva in ritardo. il che, in piena crisi economica, non è certo rassicurante.
Sugli affidamenti bancari, che solitamente riguardano artigiani e piccoli imprenditori, le cose vanno un po´ meglio, ma non sempre. Il tetto fissato da un decreto allo 0,5% trimestrale (prima si andava dallo 0,9 all´1,5%), ha limitato gli abusi. Ma i problemi nascono sui tempi: la commissione di massimo scoperto veniva applicata solo se il fido veniva utilizzato, quelle nuove sono invece diventate spese fisse. Dunque il tetto allo 0,5% ha migliorato la situazione, ma solo, avverte l´Antitrust, se si utilizza almeno la metà del fido.
L´Antitrust chiede l´attenzione del governo, perché ciò che emerge è un problema di costi troppo alti, il Codacons «una maxi-sanzione da un miliardo», Adusbef e Federconsumatori, che da anni denunciano «una situazione di diffusa illegalità nel sistema bancario», annunciano l´avvio di una class action contro le banche. Per ora a rispondere a nome del governo è la Lega. Maurizio Fugatti, capogruppo in commissione Finanze della Camera promette un intervento, tra cui la riduzione del tetto dello 0,50%. Ma basterà una nuova norma? «Non credo - spiega Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori - non almeno fino a quando alle leggi non verranno affiancate delle sanzioni. Forse solo allora le banche si adegueranno. Anche le multe dell´Antirtrust devono diventare più pesanti. E in ultimo penso alla class action, che così com´è stata approvata è un´arma spuntata».