Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 29/12/2009, 29 dicembre 2009
Sette figli su 10 restano a casa anche fino a quarant’anni di Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera - ROMA – Grandi, grossi e ancora a casa con mamma e papà
Sette figli su 10 restano a casa anche fino a quarant’anni di Giovanna Cavalli per il Corriere della Sera - ROMA – Grandi, grossi e ancora a casa con mamma e papà. Perché lavoro non se ne trova, gli appartamenti costano troppo e comunque coccolati, lavati e spesati in fondo non si sta mica male. Siamo bambinoni a lunga scadenza. Lo dice l’Istat che ha interrogato in due riprese, prima nel 2003 e poi, per controllo nel 2007, 10 mila figli tra i 18 e i 39 anni. Per scoprire che il 72,8% di loro alla fine è rimasto in collo ai genitori. Soltanto il 20,8 ha cambiato domicilio. Qualcuno il buon proposito l’ha pure manifestato. Ma su 100 che al primo scrutinio avevano dichiarato di essere sicuramente pronti al grande passo, soltanto la metà (53,4%) sono davvero andati a vivere da soli. Tra i dubbiosi («Forse me ne vado») ha fatto trasloco nemmeno 1 su 4 (24,2%). I maschi sono più restii a trovarsi una sistemazione: tra i 30 e i 34 anni, nel 2003, 4 su 10 stazionavano ancora all’indirizzo paterno/materno contro la metà delle loro coetanee. «La permanenza dei giovani in famiglia è uno dei principali problemi del Paese», spiegano gli esperti di statistica. Gli ostacoli fondamentali sono economici: il difficile accesso al mercato del lavoro e a quello abitativo. Ma contano le resistenze culturali. La maggioranza si decide al gran passo quando ha già pronta un’alternativa sicura a lasagne e cure materne: il matrimonio (un 43,7% che diventa 57,5 nel Mezzogiorno) resta il motivo fondamentale per uscire di casa. Molto meno impellente (28,1%) è l’esigenza di indipendenza, più sentita salendo verso Nord (38,4%). Tra i diciotto-trentanovenni per cui «sì, questa casa è un albergo», il 47,8% si giustifica dicendo di non avere abbastanza soldi. Ma un 44,8% ammette che sta bene così perché ha comunque la giusta libertà. «E sarò pure un bamboccione, mica mi offendo», racconta Flavio Insinna che a 44 anni è addirittura un fuori quota. «Non è colpa mia se ho una famiglia straordinaria, non sto parcheggiato controvoglia, è che io con mamma e papà ci sto proprio bene. Non resto per la cena pronta o i pantaloni stirati. E non posso nemmeno dire che non litighiamo mai e che ci alziamo ogni giorno con gli uccellini che cinguettano. Ma ci divertiamo, loro sono pieni di ironia, mi sembrano Sandra e Raimondo, sono fortunato. Due genitori così li auguro a tutti i figli del mondo». Flavio prova a cercarsi un suo appartamento. «Ma non ne trovo, giuro. Sugli annunci immobiliari leggi sempre: panorama mozzafiato, occasione irripetibile, vista su San Pietro... sì, col telescopio». Sta girando la fiction Ho sposato uno sbirro per la Rai. «Così a fare i sopralluoghi ci mando mia sorella. Ma finora niente». Insinna rigira il problema: «Mi stupisco che vi sembri strano, non è che mi sono accampato nell’ingresso di due estranei. Sicuramente la mia passione per il lavoro ha stritolato certi amori. Avrei potuto sposarmi, non è andata, va bene così». Non ha certo problemi di budget il campione di Texas hold’em, Luca Pagano. Ma anche lui a 31 anni si iscrive nella classe dei bamboccioni. «Su 30 giorni al mese, a casa ci sto sì e no per 4. Ovvio che mi fa comodo rientrare a Treviso da mamma: lava e stira». Sincero, il commentatore di Pokermania. «Torno carico di borsoni di roba sporca, trovo il cambio pulito, risparmio e sono servito e riverito. Ho provato a farmi il bucato da solo: disastro». In cambio lui la porta fuori a cena. «Ma lei è contenta di farlo, spesso non siamo tanto noi figli a non volercene andare, sono i genitori a volerci tenere. I miei sono ultramoderni, mi lasciano gli spazi. Quando penso di sloggiare? Mah, magari quando mi sposo».