Laura Serafini, ཿIl Sole-24 Ore 29/12/2009;, 29 dicembre 2009
«AL VIA LA NUOVA PATTI CHIARI: ALLE SPALLE IL CASO LEHMAN»
«Tra gennaio e febbraio le piattaforme informatiche per gestire le attività sulle quali le banche aderenti al consorzio Patti Chiari devono garantire livelli di qualità saranno finalmente a regime. A 8 mesi dall’avvio del nuovo Patti Chiari il 50% delle aderenti banche esegue il trasferimento degli addebiti di bollette e mutui. Da febbraio potremmo misurare anche il livello del rispetto di quegli impegni». Filippo Cavazzuti, 67 anni, già commissario Consob, nonchè presidente della Carisbo, docente di Economia e regolazione dei mercati finanziari e dall’aprile scorso presidente di Patti Chiari, non nasconde che qualche dubbio sulla possibilità di tradurre in realtà gli obiettivi del consorzio bancario ce l’ha avuto. «C’era il rischio che il nuovo statuto di Patti Chiari inciampasse lungo la strada», chiosa forse alludendo non solo allo stuolo di piccole banche che ha boicottato l’adesione al consorzio per i costi dell’adeguamento dei sistemi informatici. Tra i prossimi obiettivi c’è l’adesione di tutte le singole Bcc- e non solo di Federcassee l’inclusione di indici sintetici di mercato e forse anche dei Cds tra gli indicatori per valutare il rischio delle 2mila obbligazioni proposte nella sezione Investire Informati. L’esperienza Lehman è alle spalle. «In fondo abbiamo avuto solo 15 cause - dice - per la presenza del titolo nella lista Patti Chiari il giorno del default ».
Professore, è soddisfatto dei primi 8 mesi?
Il 2009 è stato l’anno in cui abbiamo testato il nuovo statuto che è completamente diverso dal precedente perchè coinvolge le associazioni dei consumatori, di cui tredici su 15 hanno aderito. E abbiamo testato anche due comitati indipendenti perchè i componenti non fanno parte del sistema bancario- uno presieduto da Pippo Ranci che verifica il rispetto degli impegni e uno presieduto da Paolo Legrenzi dedicato ai motori di informazione del sito- , che si sono rivelati molto efficaci. C’era il rischio che il nuovo statuto inciampasse. Invece il 2009 è andato molto bene. Quest’anno abbiamo sperimentato anche un nuovo rapporto con le Autorità di vigilanza: concordiamo con Consob, Banca d’Italia e Antitrust le nostre attività per quella che definiamo un’autoregolamentazione concertata.
Il nuovo statuto obbliga le banche aderenti a rispettare ben 30 impegni di qualità. Sta funzionando questo sistema?
Su 25 impegni che richiedevano l’introduzione di piattaforme informatiche dedicate, 23 piattaforme sono finalmente finite. Tra gennaio e febbraio si potrà cominciare a vedere, con indagini pilota, il grado di rispetto degli impegni da parte delle banche, come il trasferimento dell’addebito di bollette o rate di mutui.
Possiamo fare un bilancio?
I dati indicano che abbiamo percentuali di trasferibilità del Rid, ovvero l’addebito bollette, pari al 50% delle banche che vi hanno aderito. L’adeguamento dei sistemi informatici si sta ancora implementando. Le banche si lamentano per i costi di adeguamento dei sistemi informatici ed è per questo che gli istituti più piccoli non hanno aderito.
C’è modo di recuperarli?
Stiamo valutando una proposta per ottenere l’adesione di tutte le banche di credito cooperativo, visto che oggi aderisce solo Federcasse. Questo alzerebbe la rappresentanza del sistema bancario dal 73% a oltre l’80 per cento. Ma tra le novità posso annunciare che il comitato da Ranci sta mettendo a punto tecniche per avviare dal 2010 indagini di mercato al fine di valutare il grado di soddisfazione dei risparmiatori.
L’esperienza Lehman pesa ancora. Avete avuto molti reclami?
Solo alcune migliaia. Pensi che sul caso Lehman hanno coinvolto Patti Chiari solo in 15 cause.
Avete escluso le obbligazionistrutturate e quelle non denominate in euro dalla lista dei 2mila titoli. I bond Lehman erano strutturati e in dollari. un’ammissione che qualche errore è stato commesso?
Patti Chiari non fornisce consulenza finanziaria, ma soltanto informazioni sui titoli. Finchè il provider che ci fornisce i rating non declassa o esclude un titolo noi non possiamo rimuoverlo, perchè altrimenti avremmo un potere discrezionale nel censurare un bond piuttosto che un altro.
Non crede che potreste indurre nell’errore di ritenere quei 2mila titoli sicuri? E non c’è modo di allertare quando un titolo sta diventando più rischioso?
Il nostro compito è fornire gratuitamente informazioni, come i rating che compriamo dai provider per metterli on line, che altrimenti costerebbero uno sproposito al singolo risparmiatore. Questo significa abbattere i costi informativi del mercato, ed è già qualcosa. Poi subentra l’importanza dell’educazione finanziaria. Ma stiamo valutando l’opportunità di inserire, oltre ai rating, anche indici sintetici di mercato per inquadrare il livello di rischio espresso da ogni singolo rating. E, in futuro, non escludo si possano inserire anche i credit default swap, anche se oggi sono troppo speculativi perchè non negoziati su mercati regolamentati.