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 2009  dicembre 27 Domenica calendario

SCHEDONA SULLA ASSOCIAZIONI CONSUMATORI

L’arte di far carriera tra conti nascosti e grida infondate di Nicola Porro per il Giornale - DA FARSI MANDARE
La difesa dei consumatori. A suon di bufale di Matthias Pfaender per il Giornale - Un 2010 di lacrime e sangue. Se dalla tredicesima vi è avanzato qualcosa, mettetelo da parte, tra pochissimo ne avrete bisogno. Sta arrivando la stangata.
Quasi seicento euro a famiglia: tanto costerà agli italiani l’arrivo del nuovo anno. Lo annunciano «Adusbef» e «Federconsumatori», due delle più importanti associazioni dei consumatori italiane. Che se la prendono, il giorno di Santo Stefano, con un governo che «ha fatto poco o nulla per aiutare le famiglie, ma che al contrario ha improntato la sua politica economica a una premialità di vantaggio per ricchi, furbi, trafficanti, riciclatori ed evasori». Nello specifico i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti (numero uno di Adusbef e senatore dell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro) e Rosario Trefiletti, puntano il dito contro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che avrebbe inserito tra le pieghe della Finanziaria circa «120 euro di nuovi balzelli che graveranno sulle spalle di ogni famiglia». L’annuncio è di quelli spiazzanti. Tremonti avrebbe quindi svicolato impunemente per quasi un mese l’accusa di aver introdotto nuove tasse (che evidentemente erano sfuggite all’esame di tutta l’opposizione, che anzi ha rimproverato al ministro di aver dato il via a una manovra «troppo debole») fino all’arrivo degli analisti di Lannutti? Inciso: Lannutti è lo stesso che per aver diffuso due anni fa notizie infondate sull’andamento azionario di Unicredit è stato recentemente multato di 100mila euro dalla Consob con l’accusa di manipolazione del mercato.
E torniamo all’allarme. Infondato. Dei 120 euro di aggravio fiscale, oltre la metà, ben 65 euro, deriverebbe dall’aumento delle tariffe aeroportuali: tre euro in più ogni biglietto. Oltre a stimare quindi per ogni famiglia italiana una media di 22 viaggi aerei in un anno (e va bene che siamo un popolo di viaggiatori, ma non stiamo esagerando?), le due associazioni dei consumatori mancano di sottolineare che gli aumenti in questione non sono certi, in quanto agganciati ai piani di sviluppo degli aeroporti (al momento neanche presentati). «Il comma 215 della Finanziaria sulle spese di giustizia - si legge ancora sul sito web di Federconsumatori (su quello di Adusbef sono ancora impegnati a insultare Alessandro Profumo, ad di Unicredit) - introduce il contributo unificato pari a 103,3 euro a carico dei lavoratori licenziati che fanno ricorso in Cassazione», mentre «il comma 6-bis istituisce un ulteriore balzello pari a un contributo minimo di 38 euro a carico di quei cittadini che osano fare ricorso contro gli agguati degli autovelox».
A conti fatti, dunque, le due associazioni dei consumatori hanno ragione: le scelte del governo graveranno nel 2010 su ogni famiglia per 120 euro. A patto che i componenti del nucleo familiare facciano almeno 22 voli (e partendo sempre da aeroporti che abbiano già avviato lavori di sviluppo), che abbiano un componente al terzo grado di giudizio per una causa di licenziamento e che prevedano di intentare una causa contro gli autovelox. Per tutte le altre famiglie, niente di che preoccuparsi. « assolutamente pretestuoso affermare che la legge finanziaria comporterà una stangata per i cittadini» ha commentato il viceministro dell’Economia Giuseppe Vegas.
«A questa ministangata governativa,- si legge invece in fondo al comunicato - bisogna aggiungere 30 euro di gas, 130 di Rca, 18 euro per i servizi idrici; 35 euro di Tarsu; 30 di rincari dei servizi bancari; 80 euro per le rate dei mutui visto che le banche stanno aumentando lo spread, 65 euro per gli aumenti dei biglietti dei treni, 90 euro per i costi dei carburanti». E se anche tutti i dati fossero esatti, la colpa del governo dov’è?

Denuncia le pecche della giunta rossa: cacciato dal Codacons di Matthias Pfaender per il Giornale - Prima che fosse lui a interessarsene in prima persona, il Codacons, forse la più famosa tra le associazioni dei consumatori italiane, in quella parte della riviera romagnola praticamente non esisteva. Ma dal 15 dicembre del 2005, da quando cioè Alessandro Ceriani assume il ruolo di coordinatore responsabile per la provincia di Rimini, l’associazione presieduta da Carlo Rienzi diventa una «potenza» nel territorio. Nel maggio del 2009 addirittura stringe, attraverso la «Lista consumatori» (l’emanazione politica diretta dell’associazione), un’alleanza elettorale con il futuro presidente della provincia, il piddino Stefano Vitali. Vitali successivamente vince le elezioni e il 25 giugno si insedia. In questa vittoria elettorale, per Ceriani, c’è l’inizio della fine.
Il fatto è che Ceriani, libero professionista nel settore elettromedicale, il consumerismo lo ha sempre visto, forse banalmente, come un servizio a favore del consumatore e degli utenti; una «missione» da affrontare senza porsi domande di opportunità politica. Per questa ingenuità è stato «trombato». «Sono stato cacciato dopo quattro anni per aver fatto - denuncia - quello che un’associazione dei consumatori che si definisce indipendente deve fare». Che cosa? A inizio mese Ceriani avvia un’inchiesta sugli uffici di collocamento per disabili dell’Emilia Romagna, ovvero quelle strutture pubbliche, emanazione della Provincia, finalizzate ad aiutare persone con handicap nella ricerca di un impiego. Risultato: secondo Ceriani la struttura di Rimini presenta «scomodità logistiche» e «deficit di accoglienza». I giornali locali pubblicano i risultati dell’inchiesta, la Provincia ribatte a mezzo stampa, le polemiche montano. E il Codacons - nella figura del presidente regionale, l’avvocato Bruno Barbieri - si incarica di redarguire Ceriani, reo di aver dato fastidio alla Provincia «amica». Non basta. Dopo qualche giorno, il 12 dicembre, Ceriani viene definitivamente «radiato», allontanato dall’associazione. «Il Codacons tradito da Ceriani - ha scritto in una nota Barbieri, come ha riferito La Voce di Romagna - rinnova il proprio appoggio a Vitali».
Tutto finito: il segretario provinciale riottoso eliminato, il patto politico tra Codacons e Provincia rinsaldato. Resta soltanto l’amarezza di Ceriani, convinto di essere stato fatto fuori per altri motivi che l’inchiesta sui centri di impiego. Il fatto è che Ceriani non è mai stato un segretario provinciale «ligio alla linea» del Codacons, struttura gerarchizzata e molto centralizzata che vede al vertice quel Rienzi da 303mila euro all’anno (reddito 2005 lordo). Nel gennaio del 2007 Ceriani invia al Cncu (il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti che rappresenta tutte le maggiori associazioni dei consumatori) una richiesta formale di informazioni: vuole sapere come e quanto le associazioni dei consumatori vengono finanziate dai fondi pubblici distribuiti dal ministero per lo Sviluppo economico. «Sono passati due anni, e nessuno mi ha mai risposto - commenta Ceriani -. E dire che all’epoca ero coordinatore provinciale di una delle associazioni più rappresentative. Come dire, il consumerismo italiano non brilla certo per trasparenza».