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 2009  dicembre 27 Domenica calendario

Quel messaggino di cattivo augurio di Fausto Carioti per Libero - Ma è vero che i messaggini di auguri che ci scambiamo per Natale sono tutti melensi e scontati? E soprattutto: siamo sicuri che il clima si sia «certamente rasserenato rispetto a prima», come va ripetendo Silvio Berlusconi, tanto da dirsi convinto che nel 2010 si possano fare «tutte le riforme istituzionali»? Alla vigilia di Natale al sottoscritto (e almeno a qualche dozzina di giornalisti, e se ne deduce quindi a qualche migliaio di italiani) è arrivato il seguente sms: «Caro Bambino Gesù, quest’anno ti sei portato via il mio cantante preferito, Michael Jackson, il mio attore preferito, Patrick Swayze, la mia attrice preferita, Farrah Fawcett, il mio presentatore preferito, Mike Bongiorno, la mia poetessa preferita, Alda Merini! Volevo dirti che il mio politico preferito è Antonio Di Pietro… e che l’anno non è ancora finito!»

Quel messaggino di cattivo augurio di Fausto Carioti per Libero - Ma è vero che i messaggini di auguri che ci scambiamo per Natale sono tutti melensi e scontati? E soprattutto: siamo sicuri che il clima si sia «certamente rasserenato rispetto a prima», come va ripetendo Silvio Berlusconi, tanto da dirsi convinto che nel 2010 si possano fare «tutte le riforme istituzionali»? Alla vigilia di Natale al sottoscritto (e almeno a qualche dozzina di giornalisti, e se ne deduce quindi a qualche migliaio di italiani) è arrivato il seguente sms: «Caro Bambino Gesù, quest’anno ti sei portato via il mio cantante preferito, Michael Jackson, il mio attore preferito, Patrick Swayze, la mia attrice preferita, Farrah Fawcett, il mio presentatore preferito, Mike Bongiorno, la mia poetessa preferita, Alda Merini! Volevo dirti che il mio politico preferito è Antonio Di Pietro… e che l’anno non è ancora finito!». A inviarlo è un amico di centrodestra, ”ispirato” dalla lettera pubblicata dal leader dell’Italia dei Valori sul suo blog, nella quale l’ex pm dava il suo contributo alla costruzione di un clima migliore rivolgendosi a Gesù e definendo Berlusconi «un diavolo al governo». Il messaggio che arriva sul telefonino, nonostante tutto, ha il pregio di strappare un sorriso, anche se non l’ha scritto la persona che me l’ha inviato, trattandosi di una di quelle catene di Sant’Antonio postmoderne che si alimentano col tasto ”Invia” del cellulare e che servono soprattutto a fare felici i gestori della telefonia mobile. Passano sì e no dieci minuti e arriva un altro sms. Il testo è lo stesso, cambia solo il nome in fondo: il personaggio che viene amorevolmente raccomandato al Bambinello stavolta non è Di Pietro, ma Berlusconi. A inviarlo è un collega, ovviamente di sinistra. Vai a capire chi ha avuto l’idea per primo e chi ha copiato chi. Fino alla mezzanotte ne arriveranno altri, più o meno equamente divisi tra tipo A e tipo B. Cavolate, certo. Scherzi e punzecchiature tra amici. Tipo quelle che iniziano a piovere sui cellulari dei tifosi appena l’arbitro fischia la fine della partita e la tua squadra ha perso in casa con il Catania. Scritti da gente spesso buona come il pane, pure preoccupata per la brutta aria che tira nel Paese. Ma che non resiste alla tentazione della battutaccia perfida, perché trova innocuo, anche di questi tempi, scherzare sulla vita e la morte di certi personaggi. Forse ha ragione. E di sicuro una cosa è farlo in pubblico, gareggiando a chi esibisce l’odio represso più grosso, e un’altra – incomparabilmente meno brutta – è cedere alla tentazione in privato, accompagnandola con una strizzatina d’occhio. Però anche certe abitudini prenatalizie fanno capire che parlare di clima cambiato è una pia illusione. Se a pochi giorni dall’aggressione che poteva costare l’occhio, e forse pure qualcosa di più, a Berlusconi, sui due fronti già si scherza augurandosi la morte dell’odiato nemico, è chiaro che il miglioramento, ammesso che ci sia, è solo superficiale. E che basta scendere un pelo in profondità per vedere che nulla è cambiato. Siamo pronti a tornare in curva. Anzi, da lì non ce ne siamo mai andati: ci siamo solo presi una pausa tra un tempo e l’altro, buona per mangiarci il panettone. Si può persino trovare uno straccio di morale, in questa storia. Che suona più o meno così: chi, in Parlamento e fuori, pensa che il cantiere delle riforme che si aprirà tra qualche tempo per ridisegnare le istituzioni dovrà avere l’approvazione di nove decimi degli italiani, lasci perdere subito e risparmi tempo a se stesso e agli altri. Non è questo il Paese in grado di compattarsi dietro a un grande disegno. Nemmeno nei momenti più difficili, per il semplice motivo che il momento non è mai abbastanza difficile per iniziare a fare sul serio.