Alessandro Penati, la Repubblica 24/12/2009, 24 dicembre 2009
Banche, risposta esatta e domanda sbagliata di Alessandro Penati per Repubblica - Il Comitato di Basilea propone una riforma della regolamentazione del sistema bancario internazionale per renderlo più solido in caso di nuove crisi
Banche, risposta esatta e domanda sbagliata di Alessandro Penati per Repubblica - Il Comitato di Basilea propone una riforma della regolamentazione del sistema bancario internazionale per renderlo più solido in caso di nuove crisi. Cinque i punti principali: aumento dei ratio patrimoniali; più capitale per l´attività di trading; adozione di un indicatore della leva complessiva; regole per promuovere livelli anti-ciclici di capitalizzazione; e posizioni minime di liquidità. Si aprono ora le consultazioni, con l´obiettivo di chiedere alle varie autorità nazionali, cui spetta la decisione finale, di metterla in atto a partire dal 2013. Le riforme vanno fatte per durare decenni; meglio meditarle bene. Ma qui i tempi lunghi sono dettati dalla necessità di mediare interessi nazionali contrastanti. Inoltre, con la crisi ormai alle spalle, la lobby delle banche è sempre più forte: quelle americane temono che le nuove regole riducano la redditività dell´attività di trading e impongano trasparenza sui titoli cartolarizzati fuori bilancio; quelle europee e giapponesi, generalmente sottocapitalizzate, vedono il ricorso al mercato azionario come una minaccia agli assetti proprietari. Interessi che in questo momento coincidono con quelli dei governi. Esempio: Basilea propone di fare gli accantonamenti guardando alle prospettive future del creditore, senza aspettarne la morosità; ma i governi europei hanno appena rivisto le regole contabili per permettere alle banche di contabilizzare i prestiti al costo, fino al manifestarsi dell´insolvenza, per spingerle a erogare credito, e renderle più appetibili agli occhi degli investitori. Ci sono tre altre ragioni di scetticismo. La prima è che il regolamentatore sembra al traino, non alla guida del mercato, al punto da contraddirsi: richiedendo un aumento dei coefficienti patrimoniali, e dando maggiore rilevanza al capitale azionario e agli utili non distribuiti (Tier 1), di fatto Basilea si adegua a quanto la Borsa aveva già richiesto e imposto alle banche: è il mercato, non il regolamentatore, che ha deciso l´adeguatezza del capitale. Infatti, tutte le banche finite in dissesto soddisfavano le regole di Basilea. E l´adozione di un semplice indicatore complessivo di leva, mette in dubbio l´utilità del sempre più complesso sistema di ponderazione per il rischio delle attività, frutto dei precedenti accordi di Basilea. La seconda è che le regole sono fatte guardando nello specchietto retrovisore. Basilea già imponeva di presidiare, quantificare, e gestire una miriade di rischi (mercato, controparte, dissesto, liquidità, operativi, tecnologici, reputazionali, merito creditizio, frode, etc); ma non quello che ha spinto il sistema bancario sull´orlo del collasso: il crollo della fiducia nella solvibilità delle banche, che si pensava eliminato dall´avvento delle banche centrali. Ora Basilea vorrebbe limitarlo imponendo semplicemente dei cuscinetti di liquidità, senza accorgersi del pericolo maggiore, rappresentato da un ulteriore aumento della concentrazione del sistema bancario, proprio a seguito alla crisi. La terza è la fiducia scriteriata nella capacità di quantificare qualsiasi rischio con estrema precisione. Per il trading si richiedeva un capitale commisurato a possibili perdite nel 99% dei casi; ora si sale al 99,9% per un nuovo onere, contro i rischi di liquidità e declassamento del rating. Ma i rischi degli eventi rari sono stimabili con precisione solo in un mondo ideale dove si possono conoscere le probabilità vere. Sappiamo che la probabilità di ottenere testa è il 50% perché possiamo lanciare la monetina un numero infinito di volte. Ma se un marziano vedesse solo tre lanci, tutti e tre croce, dedurrebbe un valore molto sbagliato della probabilità. Parafrasando il famoso statistico Tuckey, il regolamentatore vuole dare la risposta esatta alla domanda sbagliata, anche se formulata in modo preciso. Meglio invece dare una risposta anche approssimativa alla domanda giusta, per quanto sia vaga.