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 2009  dicembre 24 Giovedì calendario

Anche Internet cambia indirizzo di Martin Giles per la Stampa - Potrebbe sembrare una questione ormai superata, ma il problema di chi usa e come usa gli indirizzi Internet è, in realtà, ancora aperto e lascia ampi margini di discussione

Anche Internet cambia indirizzo di Martin Giles per la Stampa - Potrebbe sembrare una questione ormai superata, ma il problema di chi usa e come usa gli indirizzi Internet è, in realtà, ancora aperto e lascia ampi margini di discussione. Una foresta di suffissi dopo il punto sta crescendo a dismisura nel Web e si sta trasformando in un enorme interrogativo. Nel 2010 l’organizzazione no-profit «Internet Corporation for Assigned Names» - l’associazione internazionale per l’assegnazione degli indirizzi Internet nota anche con l’acronimo ICANN - stabilirà due novità proprio per le parti dell’indirizzo che vengono dopo il punto: per intenderci «.it», «.com», «.org» e altri ancora. Entrambi questi cambiamenti avranno molte e significative conseguenze sia nel mondo politico sia in quello degli affari. La prima modifica coinvolge la crescita del numero dei siti che terminano con org, biz, e com. Oggi come oggi di questo tipo di domini ne esistono soltanto 21, mentre esistono 280 indirizzi specifici per nazioni e regioni, come «.cn» per la Cina oppure «.eu» per l’Unione Europea. Dalla prossima primavera, se il piano verrà approvato, l’ICANN accetterà tutte le richieste di chi voglia creare un nuovo suffisso di tipo generico. Ma quelli che saranno accettati potranno essere traghettati online soltanto nel 2011. Miliardi di internauti Un altro cambiamento di rotta prevede che l’ICANN, per la prima volta, accetterà proposte di domini al di fuori dell’alfabeto latino: si tratta, in realtà, di una scelta che arriva in ritardo, dal momento che oltre la metà del «mondo Internet» (vale a dire un totale di 1,7 miliardi di internauti) ha un alfabeto diverso da quello occidentale, che, appunto, utilizza caratteri latini. Proprio in questo momento, per esempio in Russia, molti usano una traslitterazine del cirillico almeno per una parte dell’indirizzo Internet. Con il nuovo corso, invece, potranno usare il cirillico per l’intero sito Web. Questo permetterà di «internazionalizzare» siti del Web in lingue «concorrenti» come il cinese oppure l’arabo. Per ottenere un nuovo dominio, di tipo «top level», i richiedenti, una volta ottenuta l’approvazione da parte dell’ICANN, dovranno pagare una tariffa standard di 185 mila dollari e l’organizzazione creerà un registro per gestire la vendita di tutti gli indirizzi che useranno quel suffisso. Questa logica permetterà di creare, ogni volta, centinaia, forse anche migliaia, di nuovi domini. Le società così registreranno il loro brand - per esempio .nike oppure .virgin - mentre i governi e le amministrazioni potranno richedere suffissi specifici con cui promuovere le loro attività e le loro iniziative: a New York City, per esempio, si è già pensato alla scontata formula .nyc. La creazione e l’espansione dei nuovi domini rappresenta il sogno di qualunque esperto del marketing. Ma alcuni avvocati, e non pochi esperti di questioni legali aziendali, temono la nascita di un vero e proprio «incubo» legale di ricorsi e di cause. Dopo aver speso molto tempo e molto denaro per proteggere i siti esistenti dai cyber-squatters e dai tanti truffatori, per le società si prospettano molte battaglie per riuscire a proteggere i loro marchi online. Aste pubbliche «Tutto ciò che possiamo garantire al momento è che si stabilirà un meccanismo chiaro per collocare i nuovi indirizzi», ha spiegato di recente Rod Beckstrom, presidente dell’ICANN. Significa, tra l’altro, prevedere aste pubbliche per i nomi popolari. E alcuni osservatori temono proprio questo esito: a dispetto di tutti gli sforzi dell’ICANN per stabilire delle regole precise, ci sarà un «liberi-tutti» per i nomi dei domini e il risultato sarà una enorme crescita delle battaglie legali. A qualcuno interessa il nuovo suffisso «.avvocato»?