Riccardo Sorrentino, Il Sole-24 Ore 27/12/2009;, 27 dicembre 2009
IL PETROLIO PREPARA LA RIMONTA PER TORNARE A QUOTA 100 DOLLARI
Pochi se ne preoccupano, ma il tema è davvero importante. La grande crisi del 2007-09 è stata soprattutto finanziaria, e la recessione ne è stata - si dice - solo una conseguenza. Non è però azzardato chiedersi cosa accadrà nel 2010, ora che il petrolio promette di tornare sopra quota 100 dollari al barile. Un greggio in rialzo sembra essere uno scenario inevitabile. Anche se non si tornerà subito ai 146 dollari di luglio 2008, è evidente che la domanda legata alla ripresa creerà nuove pressioni sull’oro nero. L’anno scorso il petrolio era salito alle stelle, però, per una particolare miscela di motivi diversi: a causa della speculazione, e per l’illusione degli investitori che le famiglie non avrebbero modificato i consumi di energia, come era del resto avvenuto in passato. Queste aspettative si sono poi trovate "fuori strada" rispetto alla realtà e il crollo delle quotazioni è stato davvero repentino.
In ogni caso, però, la struttura profonda del mercato un cartello - presenta un’offerta di greggio quasi ferma le compagnie petrolifere, spesso ormai pubbliche, non fanno investimenti sufficienti, anche se le quantità estraibili stanno lentamente aumentando- mentre la domanda promette di aumentare più rapidamente sulla scia della crescita dell’economia globale e dei paesi emergenti in particolare. una miscela che da sola è in grado di far salire le quotazioni anche in assenza di altri elementi.
La compresenza, nel recente passato, di fattori finanziari, delle aspettative e del gioco della domanda e offerta, rende molto difficili le previsioni, che dipendono da quanto peso si vuol dare a ciascuna di queste componenti. La JPMorgan, per esempio, pensa che il greggio Wti possa salire a fine 2010 dagli attuali 77 a 85 dollari:l’analista Lawrence Eagles crede che la domanda di materie prime in genere sia guidata «non solo da preoccupazioni sulla sicurezza e sull’offerta, ma anche da un desiderio di preservare i capitali di fronte alla debolezza del dollaro, alla diversificazione delle riserve valutarie e da timori sulla futura inflazione ». Una volta che questi fattori tenderanno a sgonfiarsi, le pressioni si ridurranno e il 2010 potrà scorrere relativamente " tranquillo". Il greggio raggiungerà i 120 dollari, è vero, ma solo nel 2013.
Più drammatiche le previsioni della Bank of AmericaMerrill Lynch (BoA-ML), che sottolinea soprattutto il ruolo della domanda, che potrà superare i livelli del 2008 entro la fine del 2010: aumenterà di due milioni di barili al giorno, contro un’offerta che crescerà di 1,1 milioni di barili.
Quota 85 dollari costituirà allora la media dell’anno prossimo, con un massimo che supererà i cento dollari man mano che ci si avvicinerà al 2011, per poi proiettarsi anche oltre. Questa tendenza uscirà poi rafforzata dall’eventualità che le Banche centrali dei paesi emergenti, per diversificare le riserve, acquistino oro invece che euro.
La questione vera ruota però sulle conseguenze del rialzo. «Con la benzina a quattro dollari il gallone, l’economia americana stava già scivolando in una grande recessione prima del fallimento della Lehman», spiega Ethan Harris. che però si chiede: «Ma gli investitori hanno davvero imparato la lezione che un’economia globale non può affrontare quotazioni a 145 dollari il barile? Lo speriamo, ma non ne siamo sicuri».