Walter Riolfi, Il Sole-24 Ore 23/12/2009;, 23 dicembre 2009
PERRONE CONQUISTA IL 100% DEL SECOLO XIX - A
rigore, dei Perrone è quasi sempre stato «Il Secolo XIX»: quanto meno dal 1897, quando l’allora proprietario dell’Ansaldo Ferdinando Maria Perrone lo rilevò 11 anni dopo la fondazione. Ma negli ultimi decenni il presidente Carlo Perrone l’ha guidato in una convivenza che s’è fatta sempre più difficile con il ramo cugino della famiglia di Cesare Brivio Sforza. Da ieri la società editrice è però tutta sua, avendo i Brivio Sforza ceduto il 25% che ancora conservavano (quota recentemente limata dal precedente 30% in seguito a un piccolo aumento di capitale). Non si conosce l’importo della transazione e nessuna delle due famiglie in questione ha voluto precisare i termini economici dell’operazione.
Molto probabilmente è stata valutata meno dei 30 milioni di euro con i quali nel 2001 le due famiglie avrebbero dovuto riacquistare il 20% ciascuna della società dai tedeschi di Verlagsgruppe Passau; e meno anche dei 30 milioni sui quali s’erano fondate le trattative per cedere lo scorso anno al fondo Clessidra la quota dei Brivio Sforza. E già questi passaggi danno l’idea del clima da saga familiare creato dai cugini delle due famiglie.
I rapporti erano già probabilmente deteriorati a fine del 1998, quando i Perrone e i Brivio cedettero ciascuna il 20% a Verlagsgruppe Passau, gruppo editoriale tedesco che pensava in tal modo di allargare la sua influenza all’Italia,dopo essersi allargato in Austria, Polonia e Repubblica Ceca. Meno di tre anni dopo, i tedeschi si resero conto che con Genova e la lingua italiana c’erano ben poche sinergie e rivendettero la quota alle due famiglie. Ma al momento di chiudere l’operazione esplosero le liti; Cesare Brivio non si presentò e Carlo Perrone colse il pretesto per rilevare anche il 20% dei cugini. Seguirono lunghe e inutili cause arbitrali fino a quando non fu manifesto che con il 30% rimasto in loro possesso la famiglia Brivio non contava più niente nella casa editrice.
Questo la motivò a cedere nel 2008 la quota a un fondo di private equity: Clessidra di Claudio Sposito. Le trattative durarono quasi un anno: interessanti poiché per la prima volta in Italia un fondo di private equity guardava all’editoria; ma complesse a causa dei difficili rapporti tra le due famiglie e complicate dagli intrecci societari all’interno del gruppo. Così slittarono a ottobre, quando il fallimento Lehman e il paventato crollo del sistema finanziario mondiale consigliarono Sposito a lasciar perdere.
Non è dato sapere cosa abbia consigliato adesso i Perrone e i Brivio a definire una volta per tutte la difficile situazione. Ma non si va lontani dal vero nell’immaginare che ancora una volta si sia arrivati all’epilogo dopo una serie di controversie legali. A Genova si fa capire che questa formale pacificazione consentirà a Perrone di fondere finalmente la Sep (la sua società editoriale) con il giornale, la concessionaria della pubblicità, Radio 19 e soprattutto con il Centro Stampa, ossia la società le cui rotative stampano il Secolo e altri giornali e il cui bilancio indica un miglior stato di salute di quello dell’editrice.
Quest’ultima ha chiuso con perdite comprese tra 5 e 7 milioni di euro i bilanci degli ultimi tre esercizi.Anche quest’anno si prevede un risultato negativo sia a livello di risultato finale che di margine operativo. E pare che la banca incaricata a riorganizzare la finanza del gruppo abbia posto come condizione proprio la fusione delle varie attività del gruppo. Secondo alcune voci, tutte queste operazioni sarebbero il preludio per una futura cessione. Ma per quanto vi siano state «conversazioni» in tal senso, non pare proprio che Perrone sia intenzionato ad abbandonare un quotidiano che con le sue 95mila copie vendute (dati Audipress) è probabilmente il giornale regionale più venduto in Italia.