Andrea Malan, Il Sole-24 Ore 23/12/2009;, 23 dicembre 2009
PIANO DA 8 MILIARDI. IN ITALIA DUE TERZI DEGLI INVESTIMENTI
Fiat mantiene gli investimenti in Italia in un momento congiunturale difficile. Questo uno dei messaggi principali che Sergio Marchionne ha voluto lanciare ieri a governo e sindacati per «addolcire» la pillola della chiusura annunciata di Termini Imerese. Il mercato europeo dell’auto – ha detto il manager all’inizio della sua presentazione di ieri – dovrebbe scendere nel 2010 a 12 milioni di unità dai 13,5 del 2009. Le prospettive in Italia sono incerte, e molto dipenderà dal rinnovo degli incentivi e dalla forma che il provvedimento assumerà. A ciò si aggiunge un andamento non certo positivo degli altri principali settori in cui Fiat opera – dai veicoli commerciali a quelli industriali, alle macchine agricole e da cantiere. «La situazione ”ha sintetizzato Marchionne – non è molto diversa da sei mesi fa».
In queste condizioni l’annuncio di un livello di investimenti – 8 miliardi di euro, di cui due terzi in Italia – in linea con gli anni 2006/08, è una rassicurazione sull’impegno di Fiat nel nostro Paese. A Torino sanno però che il 2010 sarà l’anno più difficile. Per questo l’obiettivo di produrre 900mila auto l’anno in Italia ”tornando anche qui al livello del 2006/07, prima della grande crisi – è fissato «entro tre anni ». Alle critiche sul fatto che in Italia si producono molte meno auto di quelle acquistate, Marchionne ha ribattuto che «la quota Fiat in Italia è pari alla metà di quelle dei costruttori francesi e tedeschi nei rispettivi paesi».
Il piano prodotti presentato ieri prevede 17 modelli e conferma che la ripartenza vera arriverà nel 2011: per l’anno prossimo le vetture interamente nuove sono tre – il Doblò appena presentato e l’Alfa Romeo Giulietta che arriverà al Salone di Ginevra, cui si aggiungerà la versione Fiat di un Suv Chrysler; per il 2011 sono previsti due modelli chiave come le nuove Panda e Ypsilon, cui si aggiungerà un monovolume piccolo in due versioni; ma soprattutto si intensificherà l’afflusso di prodotti dall’altra sponda dell’Atlantico, con l’arrivo di cinque nuovi modelli Chrysler, di cui un paio verranno prodotti dalla Bertone e il resto dovrebbe essere importato dagli Usa. A conferma che «il futuro delle due aziende è legato a doppio filo » e che «il piano di Chrysler è determinante anche per la sopravvivenza di Fiat Auto». Proprio partendo dai tagli che l’organico Chrysler ha subìto, Marchionne ha riproposto il confronto tra il modo con cui gli Stati Uniti e l’Europa hanno affrontato la crisi dell’auto: gli Usa «hanno affrontato i problemi a viso aperto» e con un «cambiamento strutturale e coraggioso»; in Europa «il problema della sovracapacità produttiva non è stato ancora affrontato » e i vari governi si sono mossi in ordine sparso.
Non è dunque possibile superare la crisi senza tagli? Marchionne ha presentato la posizione Fiat come la ricerca di «un giusto punto di equilibrio tra logiche industriali e responsabilità sociale». Ha rivendicato il fatto che il gruppo torinese è intervenuto in questi ultimi anni a supporto di aziende dell’indotto in difficoltà, salvando «oltre 10mila posti di lavoro» in aziende come Itca, Ergom o Teksid; e ha preannunciato che altre 3mila persone verranno riportate all’interno del gruppo nel settore della logistica.
Diverso è, secondo il manager, il caso di Termini: «Nessuno può pensare che questa realtà sia sostenibile nel lungo termine ». E più in generale, non sono sostenibili 650mila vetture prodotte nel 2009 nei 5 stabilimenti italiani contro un volume di poco inferiore in Polonia in un unico impianto. La soluzione di Fiat resta dunque quella già anticipata: Termini non produrrà più auto dal 2012. La chiusura della fabbrica siciliana permetterebbe secondo Marchionne di concentrare meglio gli investimenti per migliorare l’efficienza degli altri quattro impianti. Due avranno bisogno di nuovi interventi im-portanti: Mirafiori, che verrà completamente riorganizzato e reso più flessibile, con un «significativo piano di formazione per tutti gli addetti ». E Pomigliano, che produrrà dal 2011 la nuova Fiat Panda purché – ha avvertito Marchionne – sussistano certe condizioni di flessibilità. Quanto alla futura piccola auto sulla piattaforma della Panda, verrà prodotta in Serbia nello stabilimento della Zastava. Proprio in questi giorni, forse già oggi, il braccio destro di Marchionne, Alfredo Altavilla, volerà a Belgrado a firmare l’atto di acquisto.