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 2009  dicembre 23 Mercoledì calendario

CHIUDE TERMINI, SALVA POMIGLIANO

Le residue speranze di Termini Imerese si spengono dopo un vertice a Palazzo Chigi durato oltre tre ore. L’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne è categorico nel confermare che lo stabilimento siciliano cesserà di produrre auto dopo il 2011, perché il contesto che in passato ha consentito di bilanciare i sovraccosti dell’impianto si è dissolto con la crisi e, adesso, c’è solo da prendere atto che «farsi carico del problema sociale di Termini non è una responsabilità di Fiat». Parole definitive, che deludono i sindacati e mettono il governo di fronte al difficile compito di trovare una soluzione alternativa, una possibile riconversione del sito siciliano a una nuova produzione o l’apertura a investitori stranieri ( si torna a parlare della cinese Chery o dell’indiana Tata). Respira, almeno per ora, Pomigliano d’Arco che ospiterà la produzione della futura Panda. Nello stabilimento campano, spiega Marchionne, serve una nuova cura da cavallo al termine della quale, però, fra tre anni, «potremmo parlare di Pomigliano come il secondo più grande stabilimento italiano della Fiat».
Il piano del Lingotto – «un progetto ambizioso per il paese »secondo Marchionne ”svela così un destino diverso per i due grandi stabilimenti del Sud, mentre a poche decine di metri da Palazzo Chigi le delegazioni di lavoratori arrivate a Roma sia da Palermo che da Napoli intonano cori da stadio e mandano in tilt la circolazione nelle vie centrali invase per lo shopping di Natale. Il clima è teso. Tra gli operai piomba Francesco Barbato, deputato dell’Idv,che accende gli animi’ «per ogni operaio della Fiat buttato fuori, la tiro io in faccia la statuetta a Berlusconi» – e poco dopo frena, precisando di essere stato «frainteso».
Dentro, terminato l’incontro, si svolge la breve conferenza stampa alla quale partecipano solo i leader sindacali, mentre il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola sceglie di diffondere una sintetica nota: «Subito un tavolo con la Fiat, la Regione Sicilia e i sindacati per definire il futuro industriale di Termini Imerese e tutelare l’occupazione. Dobbiamo preservare il polo industriale di Termini Imerese e la professionalità dei lavoratori». Un nuovo tavolo, dunque, per capire come rilanciare Termini dal 2012: energia rinnovabile, componenti auto, motori o vetture di una casa straniera le ipotesi più accreditate. «Siamo addirittura pronti a mettere a disposizione lo stabilimento », promette Marchionne, ma il punto critico, secondo lo Sviluppo economico, è trovare una soluzione che garantisca almeno buona parte degli attuali 1.300 posti di lavoro. Per il resto, valuta Scajola, è un buon risultato l’impegno della Fiat per «aumentare del 50%, da 650 mila a 900 mila-1 milione di vetture, la produzione nel nostro paese, come il governo aveva chiesto, ristrutturando gli altri quattro stabilimenti». Eppure l’obiettivo di 900mila vetture non scalda più di tanto i sindacati, memori che sono semplicemente il livello già raggiunto nel 2007 dopo la prima cura Marchionne e consapevoli che non sarà comunque un obiettivo facile da raggiungere nello scenario di mercato asfittico descritto ieri dall’a.d. Sarà interessante anche verificare come Pomigliano d’Arco risponderà all’invito che giunge dal leader Fiat: sacrifici in cambio del rilancio. Nel documento di 42 pagine diffuso da Marchionne si prospetta la nuova Panda in Campania ma a fronte di un impegnativo percorso triennale fatto di un’ulteriore inattività per i lavoratori, con un periodo più lungo di sostegno al reddito» e un piano di qualificazione professionale da 40 milioni di euro. Il primo commento arriva da Raffaele Bonanni, leader della Cisl: «Bene la saturazione degli impianti a Pomigliano, ma occorre anche una garanzia sull’utilizzo pieno dei lavoratori». Duro il numero uno della Cgil Guglielmo Epifani: «Non si può esprimere un giudizio positivo sul piano Fiat perché è fondato sulla chiusura di Termini Imerese». «Non ci possiamo rassegnare ad un tragitto che sembra già segnato: vogliamo capire» precisa il segretario generale della Uil Luigi Angeletti.
Alla spicciolata Scajola, Marchionne, il governatore siciliano Raffaele Lombardo e i leader sindacali lasciano Palazzo Chigi, mentre circa 300 lavoratori di Pomigliano e Termini sfilano verso piazza Venezia intonando gli ultimi cori. Gli operai campani sperano che la ristrutturazione promessa non costi esuberi. I colleghi siciliani, che oggi si riuniranno in assemblea, si aggrappano soprattutto alla speranza di un investitore straniero. Il loro a.d. del resto lascia aperta la porta, «purché siano proposte e non progetti inutili: le cose intelligenti le facciamo».