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 2009  dicembre 28 Lunedì calendario

In Spagna arriva il Grande fratellino di Gian Antonio Orighi per La Stampa - Dal 23 dicembre anche i bambini hanno il loro Grande fratello, per ora in Spagna

In Spagna arriva il Grande fratellino di Gian Antonio Orighi per La Stampa - Dal 23 dicembre anche i bambini hanno il loro Grande fratello, per ora in Spagna. Il programma s’intitola Dejadnos Solos («Lasciateci soli») ed è trasmesso da Telecinco (al 50,1% di proprietà dell’italiana Mediaset): dieci bimbi e dieci bimbe tra i 10 e i 12 anni vivono nelle loro casette per dieci giorni mostrando come si comportano quando non sono nell’ambito familiare e in presenza dei genitori. Ma il baby-reality, che viene trasmesso dalle 22 alle 22,50, share dell’8,7% con un milione e 597 mila spettatori, ha già provocato una marea di proteste. La Asociación Pro Derechos del Niño (Apdn), che difende l’infanzia, ha già chiesto che intervengano il Tribunale dei minori e il Governo, mentre il giornale conservatore El Mundo stigmatizza che i bambini facciano parte «del circo tv». Il programma, registrato nell’estate scorsa, è un reality ma, rispetto al Grande fratello dei «grandi» cui s’inspira sono stati effettuati cambiamenti notevoli per adattarlo ai pargoli, tanto che Telecinco definisce il format un «docu-show»: niente premi per i vincitori (e sono 300 mila gli euro per chi arriva primo al Big Brother in salsa spagnola, ormai giunto all’undicesima edizione), niente nomination, espulsioni o televoto. Dejadnos Solos è presentato dalla nota comica andalusa Paz Padilla, che interviene con commenti continui sulle varie situazioni che via via si presentano. I genitori sono a due passi dalle due casette, assistono via tivù a circuito chiuso e commentano in diretta i comportamenti dei figli, che non sanno di essere «spiati» continuamente. Niños e ñiñas sono completamente separati: non si vedono o sentono mai. Contatti fisici tra i due sessi, dunque, zero. Dopo la presentazione con brevi schede (Javier, 10 anni, già legge i giornali e da grande vuole essere premier; Cristina, 11 anni, gioca da terzina di una squadra di calcio), i concorrenti arrivano nelle casette accompagnati dai genitori. Poi comincia l’avventura. Le bambine sono ordinate, sanno già cucinare gli spaghetti. I bambini sono un disastro ai fornelli, sono disordinatissimi, sporcano dappertutto e amano poco le faccende domestiche come lavare i piattti. La pubblicità interviene solo una volta, interrompendo il programma per nove minuti con la bellezza di 27 spot (neanche uno è indirizzato specificatamente ai bimbi). «Tutti coloro che hanno figli si sono chiesti qualche volta come loro se la caverebbero se li lasciassero soli - spiega Leonardo Baltanás, direttore dei contenuti di Telecinco -. La cosa sorprendente dello show è che, nelle stesse condizioni e davanti alle stesse sfide, bambini e bambine si organizzano e si comportano in modo molto diverso». Telecinco, che trasmette il baby-reality durante le vacanze di Natale, aveva fatto di tutto per non avere problemi, informando il Tribunale dei minori di Madrid, ingaggiando uno stuolo di psicologi e ottenendo la regolare autorizzazione dei genitori. Ma è servito a poco a Telecinco, che spesso testa in Spagna i format che vengono poi esportati in Italia. A dare il via alle proteste è stato il Difensore civico dei minori della capitale, Arturo Calanda, contrario alla partecipazione di bimbi «in programmi tivù discutibili e polemici che non fanno parte della programmazione infantile». Poi gli attacchi al reality sono arrivati a cascata. «Dejadnos Solos è preoccupante perché rafforza una doppia dipendenza: quella dalla tivù e soprattutto dall’immagine che ognuno dà di se stesso, una forma di narcisismo già presente nella pubblicità infantile», stigmatizza Gérard Imbert, docente di Comunicazione audiovisiva presso l’Università Carlo III di Madrid. «La première di Dejadnos Solos dovrebbe far partire un serio dibattito sui limiti etici delle televisioni: è legittimo esibire la privacy di minori ai milioni di potenziali spettatori?», si chiede El Mundo, il secondo quotidiano spagnolo. Ma l’affondo più devastante è giunto dall’Apdn: «Questo succedaneo del Grande fratello costituisce una chiara esibizione dell’intimità dei bambini, che appaiono con nomi e cognomi - tuona il suo portavoce, José Luis Calvo -. Si tratta di un circo in cui i genitori rivelano persino i difetti dei loro pargoli. Forse, in futuro, questi bambini rimprovererano ai genitori di essere stati mostrati in tivù».