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 2009  dicembre 28 Lunedì calendario

Dalle scarpe alle mutande bomba. L’ultima frontiera dei kamikaze di Guido Olimpo per il Corriere della Sera - WASHINGTON – In questo momento gli artificieri di Al Qaeda seguono attentamente le notizie da Detroit

Dalle scarpe alle mutande bomba. L’ultima frontiera dei kamikaze di Guido Olimpo per il Corriere della Sera - WASHINGTON – In questo momento gli artificieri di Al Qaeda seguono attentamente le notizie da Detroit. Vogliono capire perché l’ultima loro creatura’ le mutande bomba’ non ha funzionato. Cercheranno di rimediare in fretta. quello che hanno fatto i loro predecessori nell’arco di 50 anni. Terroristi che, per distruggere un jet e bucare le difese, hanno nascosto gli esplosivi negli oggetti più innocui. Fantasia e genio criminale. Materiale economico – 20/30 euro – e capacità. Sono due palestinesi, nel 1972, ad aprire la strada con un mangianastri bomba regalato ad una coppia di turiste inglesi che devono imbarcarsi su un volo a Fiumicino. Lo troveranno prima che possa esplodere. Non avranno la stessa fortuna i passeggeri del Pan Am disintegratosi a Lockerbie (1988): l’ordigno era dentro una radio Toshiba perfettamente funzionante. Un’evoluzione dei gingilli terribili creati da Abu Ibrahim, il Grande Maestro delle bombe. Capo di una piccola fazione a libro paga degli iracheni, inventa le valigie al plastico (spalmato nel doppio fondo) e attivate con l’estrazione di una vite. Quindi gli ordigni «da semina». Piccoli, facilmente occultabili. Vengono sistemati dai suoi complici nei salvagente sotto il sedile e attivati da un timer. Per destare meno sospetti Abu Ibrahim li affida a terroristi che viaggiano con una compagna europea e talvolta i figli. Apparati non diversi da quelli impiegati da due agenti nord coreani (un anziano e una ragazza) per distruggere un jet del sud nel novembre 1987. un ordigno doppio: il primo è rappresentato da una radio al plastico, il secondo da una finta bottiglia di «liquore». Tecniche sofisticate poi copiate dai qaedisti. A cominciare da Ramzi Youssef che viaggia con un falso passaporto italiano intestato ad «Arnaldo Forlani». lui a inventare un ordigno scomponibile. Il timer è rappresentato dal suo orologio digitale. L’esplosivo è contenuto in un flacone di liquido per lenti a contatto. I «contatti» passano i controlli perché li ha sistemati nei tacchi delle scarpe. Ramzi ricompone il tutto nella toilette del jet filippino e poi scende durante uno scalo. Il botto, per fortuna, fa solo una vittima (dicembre 1994). La carica non innesca l’effetto a catena.  il difetto di questi ordigni che, per essere trasportabili, contengono poco esplosivo. Fallisce, infatti, anche Richard Reid con le sue scarpe bomba (dicembre 2001): l’esplosivo – potente – è nella suola ospitato in palloncini, ad attivarlo una sorta di miccia. La sostanza brucia ma non esplode. I qaedisti non si arrendono e studiano altro. Un pachistano mette a punto una giacca-bomba, altri pensando di usare bambolotti e telefonini. Ma il salto di qualità arriva questa estate con l’ordigno celato nelle mutande o nel retto. Trovata del ramo yemenita di Al Qaeda ma usata, in parte, da Hamas (Gaza, 2005) e da un gruppo pachistano (2008). il metodo migliore per sfuggire alle perquisizioni. I seguaci di Osama ricorrono a questo sistema per assassinare il principe Nayaf. Il kamikaze riesce, infatti, a superare due cerchi di sicurezza e incontra la personalità. Poi chiede di fare una telefonata: l’impulso attiva la bomba che porta addosso (sembra nei boxer). Crepa soltanto l’attentatore. Al Qaeda è comunque soddisfatta, tanto è vero che nel rivendicare l’azione promette «nuove sorprese». La storia finisce in un dossier dell’Europol (18 settembre) e in un documento dell’anti-terrorismo francese (5 ottobre). Nessuno se ne accorge oppure lo considera uno scenario improbabile. Il 29 ottobre «Sada Al Malahim», pubblicazione on line dei militanti yemeniti, pubblica un articolo con un titolo che è un programma: «La guerra è un trucco». A scriverlo il leader della fazione Abu Basir Al Wahinshi: «Non servono molti sforzi o troppo denaro per creare 10 grammi d’esplosivo. E non serve neppure cercare troppo il materiale per produrlo, visto che lo potete trovare nella cucina di vostra madre. Così voi otterrete ciò che Abu Al Kheir ha conseguito». Un riferimento al kamikaze che ha provato ad assassinare il principe Nayaf ed un consiglio ad utilizzare per confezionare gli ordigni materiale facilmente reperibile. O quasi. Le parole del qaedista sembrano indicare non un tentativo casuale da parte dei suoi mujaheddin, bensì una tecnica da applicare di nuovo. Abdulmutallab ha dimostrato di poter passare indenne attraverso i controlli con il suo piccolo ordigno. E per gli estremisti è già stato un successo.