Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  dicembre 22 Martedì calendario

«La democrazia di oggi è un’orgia di traditori»- Curioso Pessoa. In realtà irriducibile a schemi ed etichette

«La democrazia di oggi è un’orgia di traditori»- Curioso Pessoa. In realtà irriducibile a schemi ed etichette. Poeta misticheggiante, pensatore critico dei canoni bolsi della democrazia ottocentesca ma non certo antiliberale nel senso più pieno del termine, a tratti nazionalista ma pure democratico (se la parola non fosse poundianamente usurata), comunque comodamente sistemato dentro il regime conservatore di António de Oliveira Salazar eppure suo critico sottile. Fernando Pessoa fu davvero tutto questo. Ora esce un quaderno di suoi scritti alquanto dimenticati dal titolo Sulla tirannia (Guanda, pp. 134, euro 12). Lo cura Roberto Mulinacci, che avvisa il lettore circa gli articoli, cioè «pervenutici in condizioni di parziale dissesto testuale» e «composti verosimilmente nell’im - mediato dopoguerra». La riflessione La raccolta propone una riflessione in forma di cinque dialoghi sul tema appunto della tirannia, significativamente preceduti da un ragionamento controcorrente sul concetto di ”opinione pubblica” e chiusi da una difesa delle società segrete. Su quest’ultimo scritto, particolare, preziosa è la spiegazione di Mulinacci. Un disegno di legge presentato dal deputato monarchico José Cabral nel Portogallo salazarista del 1935 mirava a bandire dal Paese la massoneria, vero ostacolo alle politiche del governo, e ciò che spinse Pessoa «a intervenire pubblicamente e in maniera così decisa, sapendo di mettere a repentaglio i suoi buoni uffici col regime» fu il suo grande interesse per l’esoterismo. Allergico ai luoghi comuni, Pessoa spiega che la tirannia si esercita in tre forme precise: con la forza, attraverso il numero e mediante l’abitudine. Non è cioè solo una questione di regimi, ma soprattutto di mentalità, persino di stili di vita. Anche qui, però, senza scontatezze. Contro ogni illusione da ”pensiero facile”, per il poeta portoghese la peggiore di tutte è infatti «la tirannia rivoluzionaria, che è il vivere soggetti non alle abitudini di ieri, ma a quelle di dopodomani; la tradizione del passato è brutta, ma la tradizione del futuro è ancora peggiore». Come polverizzare, insomma, le ubbie progressiste in una manciata di parole ben articolate. Anche perché, poco oltre, Pessoa PESSOA ESOTERISTA Lo scrittore e poeta portoghese Fernando Pessoa (1888- 1935) ritratto dal pittore fiorentino Manfredi in un dipinto del 2003. CULTURA glossa così: «Lo stato sociale che rende possibile il progresso è l’equilibrio delle tirannie. Quanto più intensa è la tendenza alla tirannia da ogni parte, più fecondo è lo stato del progresso ». Non che le tirannidi siano motore di progresso sociale, ma l’equi - librio fra esse sì. La differenza tra il progressismo e il progresso non potrebbe essere più lampante. Di mezzo c’è il realismo, un realismo quasi alla Metternich che farà gridare allo scandalo i ”liberal” ma che descrive efficacemente le dinamiche politiche del moderno, per intendersi da Niccolò Machiavelli in qua. Attualissimo è, del resto, il suo dire che «l’unica inquisizione che c’è oggi è la stupidità», così come il riflettere sul fatto che «il dovere degli intellettuali (in un’epoca come la nostra, in cui l’odio più grande è quello verso l’Intelligenza) è di creare un’atmo - sfera favorevole all’Intelligenza, di far risultare l’Intelligenza come una forza, o, perlomeno, come una cosa ». Si vede a occhio nudo che nel tempo attuale Pessoa non gode di numerosi lettori, persino fra quanti si pensano intelligenti (molti) e si dicono liberali (troppi). Certamente, infatti, ai più non è presente questa notazione dello scrittore portoghese: «La libertà individuale non può esistere se non dopo aver conquistato la libertà sociale, e, principalmente, quella economica. A che mi serve la libertà di scrivere un romanzo se, per una questione di temperamento, per scrivere ho bisogno di concentrazione, e devo andare in ufficio tutti i giorni?». Per Pessoa, insomma, quella della tirannia non è una questione di mera dottrina circa la natura del migliore regime possibile, ma una questione autenticamente politica se per politica, come egli fa, si ha non una concezione castale e avulsa dal reale, ma concreta, partecipativa e quindi sì, a queste condizioni, davvero democratica. Ed è per questo che Pessoa di fatto esalta l’’opinione pubblica”, il patriottismo autentico di chi resta attaccato non intellettualmente ma fisicamente a ciò che è tramandato e che il potere politico moderno, salvo pagare un mero tributo verbale, non riesce a comprendere. Lo sfaldamento Un istinto di conservazione, insomma, che porta «allo sfaldamento integrale del concetto moderno di Democrazia, alla dimostrazione che la Democrazia, come la si intende modernamente, è essenzialmente nemica dell’opinione pubblica, e dunque antisociale, antipopolare e antipatriottica». La democrazia moderna, sottolinea però Pessoa, giacché ve n’è un’altra, non moderna, persino, egli dice, una «democrazia monarchica», per esempio nel Medioevo, dove essa rappresentava autenticamente il popolo. E «popolo», per Pessoa, significa «rivoluzione nazionale», ribellione contro cioè che è «straniero», lesivo, distruttivo. «E così, siccome c’è verità popolare solo in questi movimenti », ovvero le rivoluzioni nazionali «la Democrazia moderna, oltre a dimostrarsi falsa in tutta l’estensione dei suoi princìpi, risulta comprovatamente falsa anche in tutta l’estensio - ne dei suoi processi, che sono quelli rivoluzionari». Per questo liberal-nazionale che saluta con favore l’idea di controrivoluzione, infatti, «essere rivoluzionari significa servire il nemico. Essere liberali significa odiare la patria. La Democrazia moderna è un’orgia di traditori»”.