Paolo Rossi, la Repubblica 23/12/2009, 23 dicembre 2009
Caccia l´allenatore e vinci: la tattica di mezza serie A - E´ il gratta e vinci della serie A 2009/10
Caccia l´allenatore e vinci: la tattica di mezza serie A - E´ il gratta e vinci della serie A 2009/10. La novità. I presidenti ci provano con una scheda, pardon un allenatore e, se gli va male, la buttano e ne grattano un´altra. Magari frutta qualcosa: a quasi tutti i club l´esonero ha portato bene, la squadra ne ha beneficiato in classifica. L´ultimo della serie è Pasquale Marino: nonostante l´Udinese non abbia giocato domenica scorsa, il patron Pozzo ha deciso di esonerarlo affidando la panchina a Gianni De Biasi. Diciassette domeniche di campionato, dieci allenatori cambiati. A parte il primo della serie, il dimissionario Luciano Spalletti, sono già nove gli esoneri. Numeri che valgono un´intera stagione, quando al momento non è stato nemmeno assegnato lo scudetto d´inverno. Che succede dunque? A quale fenomeno stiamo assistendo? «E´ la novità del mestiere di allenatore, convivere con stress e frenesia», Serse Cosmi dixit. E´ parte in causa, l´ex vulcanico tecnico di Perugia, Genoa, Udinese e Brescia: ha rilevato il Livorno da Ruotolo lo scorso 20 ottobre e lo ha portato in acque tranquille. Al tecnico perugino però non piace l´andazzo attuale. «E´ un trend in atto già da qualche anno, forse quest´anno si è esagerato». Si riferisce al nuovo gioco dei presidenti, che si divertono a cercare allenatori nuovi nella speranza che siano tutti dei nuovi Guardiola. Magari risparmiando sugli ingaggi. «Ed invece più di un patron, in queste ultime settimane, è andato alla ricerca di uomini d´esperienza» ripete Cosmi. Dunque, l´errore è a monte: troppi giovani? «No, non è quello. Il ricambio è giusto che ci sia, noi allenatori dobbiamo rinnovarci. Però è giusto fare le cose con misura, ecco. Credo ci siano state troppe illusioni». Il risultato è che, alle prime difficoltà, i presidenti fanno una rapida retromarcia: ne sanno qualcosa a Siena (doppio cambio), a Bergamo, a Catania. «Ma anche in B è così, non si scappa». Non è così che funziona all´estero, però. I dieci cambi della A fanno il totale di Francia, Spagna, Olanda e Inghilterra. Siamo l´anomalia, oppure apripista per l´Europa? Cosmi non ha dubbi: «No, non esportiamo nulla. Le cose cattive ce le gestiamo da soli». L´allenatore del Livorno pone un quesito sul quale riflettere, la fuga dei suoi colleghi oltre confine: «Perché Ancelotti, Mancini, Zola, Capello, Spalletti hanno detto sì? In primis perché possono permetterselo, ma anche, forse, perché sanno che fuori dall´Italia si può vivere e lavorare in un certo modo». E´ un coach all´antica, Cosmi. «Attenzione, sono nato anch´io in un calcio sempre sotto pressione, ma qualche anno fa era diverso. Mi sembra, ho questa sensazione, che stia diventando tutto veloce, troppo veloce. Occorrono i risultati, brutti e sporchi che siano. Non c´è più il tempo per essere valutati correttamente. Invece non bisognerebbe farsi influenzare dai manager, dai tifosi, dai giocatori, dai media». Ieri Cosmi ha risposto a «quaranta telefonate, mentre per un anno e mezzo non m´ha chiamato nessuno». E´ il sistema che non va, insomma. «Quest´anno è andata bene, nel senso che chi è subentrato, parlo dei tecnici, ha dato lo scossone giusto ma non sta scritto da nessuna parte che funzioni sempre così». Chi arriva dopo «si trova una situazione di difficoltà psicologica. Quindi l´approccio dipende dal proprio carattere, dalle proprie convinzioni. Magari le cose girano nel verso giusto, ma non è detto che chi c´era prima aveva lavorato male». Qual è la lettura? La lezione? «Ripeto, il calcio è cambiato». Niente più pianificazione, ma navigazione a vista. Il risultato deve arrivare subito, pena il taglio del proprio posto di lavoro. «E´ uno stress vivere in questo modo, ma così stanno le cose». E nel mirino ci sono anche i calciatori: c´è più di qualche presidente che vorrebbe avere la libertà di tagliare anche i campioni in calzoncini. Ma questa sarà un´altra storia.