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 2009  dicembre 23 Mercoledì calendario

Due casi clamorosi (e non politici) di malagiustizia - Chi abbia seguito il delitto di Garlasco, da colpevolista o da innocentista non importa, ha potuto osservare quanto sia facile stravolgere persone e famiglie

Due casi clamorosi (e non politici) di malagiustizia - Chi abbia seguito il delitto di Garlasco, da colpevolista o da innocentista non importa, ha potuto osservare quanto sia facile stravolgere persone e famiglie. In tempi di tecnologie avanzatissime, il rilevamento delle impronte, l’esame di un computer, l’analisi del traffico telefonico, la determinazione dell’ora della morte, la presenza di macchie ematiche non possono più tollerare incertezze. Da Cogne, a Garlasco, a Perugia, spesso la giustizia appare incapace di andare al di là di processi indiziari. La conoscenze hitech dei magistrati inquirenti sono adeguate? un fatto che la giustizia italiana abbia una capacità di successo molto limitata, come certifica l’Istat (Istituto italiano di statistica). Nel 2007 la polizia denunciaò 2.933.146 delitti; più 5,8 per cento rispetto al 2008. Aumentano i delitti, i condannati ogni anno sono meno di 200mila, compresi i reati di poco conto. conveniente delinquere in Italia: un delinquente ha meno di 6 probabilità su mille di andare a processo entro un anno dal delitto. I ritardi favoriscono i delinquenti e distruggono quanto rimane dell’esistenza delle vittime. Valeria (il nome è inventato) vive nel nord est d’Italia. Oggi ha 23 anni. stata violentata dal padre adottivo sin dalla più tenera età. Il mostro ha violentato anche i due figli maschi avuti dalla madre di Valeria. Valeria da bambina ha subito la violenza anche di altri mostri collegati col padre. Ha riconosciuto uno di questi violentatori che è stato condannato. Il padre di Valeria non ha preteso un risarcimento danni. Il giudice tutelare? Neppure. Valeria con la maggiore età è andata a vivere con la madre, divorziata dal mostro, il quale tuttavia non paga gli alimenti dovuti per sentenza. Gli altri due figli violentati? Uno è stato collocato in istituto è in precarie condizioni psicologiche. L’altro, che sarà maggiorenne l’anno prossimo, è affidato ai servizi sociali, ma rimane sotto il controllo del padre. Avere letto bene, del mostro. Valeria, che ha il passaporto tedesco, ha scritto all’ambasciatore del suo paese per avere da un giudice di Berlino la giustizia che non trova in Italia. Dal nord all’estremo sud. A Foggia si svolge il processo a un killer seriale, il tunisino Ben Ezzedine Sebal. in cella da 12 anni, reo confesso di 14 omicidi e di un tentato omicidio. I tre delitti per i quali si svolge il processo, il tunisino li ha confessati in carcere nel 2006. Una perizia psichiatrica ordinata dal tribunale di Lucera nega che Ezzedine sia un malato mentale. Il tribunale di Foggia non ammette un’altra perizia, come chiede l’avvocato Luciano Faraon, il difensore:«Egli ha confessato nel 2006 perché aveva appreso che Vincenzo Donvito, 28 anni, condannato all’ergastolo per uno dei delitti invece commessi da Ezzedine, si era suicidato. Ezzedine voleva confessare già nel 1998 e poi nel 2004, ma gli è stato impedito dal precedente difensore» e l’avvocato Faraon fa una rivelazione sconvolgente:«Ci sono altri due innocenti in galera per i delitti commessi da Ezzedine, che non vuole essere assolto né liberato, vuole una giusta condanna e una giusta cura. Se non viene curato, egli tornerà a uccidere, in galera o fuori. Mi sono proposto di impedire un altro caso Izzo» e conclude:«I periti del tribunale di Lucera dovevano astenersi perché avevano già periziato nel 1997 i condannati per i delitti poi confessati da Ezzedine». naturale una domanda: chi è disinteressato Ezzedine o i periti? Intanto il tribunale di Taranto ha rigettato le confessioni di Ezzedine e Vincenzo Donvito non ha resistito, suicidandosi. Il tribunale di Foggia rifiuta una nuova perizia psichiatrica. Ma se Ezzedine non è folle, perché confessa tre delitti non suoi con otto persone già condannate? Rai3 chiede di seguire il processo. Respinta dal presidente del tribunale: «Non ho mai consentito registrazioni». Si direbbe che nessuno voglia verificare se otto innocenti, uno dei quali suicidatosi dopo la condanna, sono finiti nella malagiustizia per tre delitti confessati da Ezzedine. La prova incontrovertibile è a portata di mano, ma non si fa la verifica.