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 2009  dicembre 23 Mercoledì calendario

Tremonti batte Ciampi tre a zero - Praticamente per tutto il dopoguerra si è preferito far credere agli italiani che ministri politici alla guida del Tesoro erano non opportuni

Tremonti batte Ciampi tre a zero - Praticamente per tutto il dopoguerra si è preferito far credere agli italiani che ministri politici alla guida del Tesoro erano non opportuni. La sfilza dei Carli, Dini, Ciampi, Padoa Schioppa sta lì a certificarlo. Ma ora lo spartito è cambiato perché la peggiore crisi del secondo dopoguerra è stata gestita da un ministro dell’Economia con un sicuro peso politico. Giulio Tremonti alla guida del più importante dicastero del governo in qualche modo rappresenta una discontinuità vera rispetto tanto alla prima che alla seconda repubblica. Non un semplice tecnico, ma un personaggio di peso nella politica nazionale addirittura lo snodo critico nelle relazioni tra Pdl e Lega. Per di più al professore pavese è toccato farsi carico non soltanto del già gravoso impegno di gestire l’enorme debito pubblico, ma di governare la recessione più impegnativa di sempre con un’Italia da tempo già nell’euro, e quindi senza i margini per svalutare dei tempi di Ciampi, e con un debito pubblico pro capite tra i più alti al mondo. Una sfida davvero difficile.Adesso che l’economia sta entrando nella fase della ripresa è bene fare qualche consuntivo sulle varie gestioni comparate della politica economia recente da parte dei vari titolari. Il risultato è un secco tre a zero in favore di Tremonti perfino contro il campione dei tecnocrati della repubblica, cioè Carlo Azeglio Ciampi. L’attuale ministro ha ottenuto tre risultati storici per la nostra economia. Primo ha impedito, governando con autorevolezza e senza esitazioni, lo sfondamento del debito pubblico nonostante le tentazioni e i pruriti di tutti per fare maggiori politiche keynesiane. Secondo, ha recuperato permanentemente 90 miliardi di risparmio (che con la proroga saliranno a 110 forse 120 miliardi) che senza scudo sarebbero per sempre rimasti all’estero. Ed ha anche incamerato almeno qualche miliardo di tasse una tantum e maggior gettito per almeno un miliardo all’anno per sempre come effetto dell’ innalzamento della base imponibile. Infine, ha trasferito reputazione e credibilità sul debito pubblico italiano: i titoli di stato, tranne durante una prima fase post crack Lehman brothers, hanno mantenuto degli spread ordinati rispetto agli analoghi titoli federali tedeschi segno che il rischio Italia è oggi migliore di ieri. Da governatore della banca d’Italia Ciampi bruciò sull’altare della crisi della lira 75 mila miliardi di lire di allora per non ottenere nulla. Ben 48 miliardi di dollari del 1992 regalati alla svalutazione dei Soros e compagni per ottenere una svalutazione della lira del 30%. Riserve degli italiani, loro risparmio guadagnato con fatica negli anni ed affidato in custodia alla banca centrale, che però la strategia di Ciampi mandò in fumo. Qualche anno dopo, nel 1996, per entrare nell’euro Ciampi varò la eurotassa, in verità ne promise anche la restituzione che mai arrivò, una stangata una tantum su tutti gli italiani che le tasse già le pagavamo non sugli scudati. La stabilità dell’economia italiana negli anni di Ciampi era ben lontana da quella ottenuta oggi da Tremonti. La partita tra i due ministri dell’Economia che più hanno segnato la storia economica recente italiana è chiara nel risultato. Tremonti partiva con pochi favori del pronostico ma, nei fatti del day by day, ha saputo emergere come un autentico statista della politica economica. Ha preso le redini di una situazione che definire critica è eufemistico ed ha timonato la nave italica, già molto appesantita, oltre la bufera senza imbarcare acqua. Non ha messo mano nelle tasche degli italiani, anzi ha eliminato l’Ici, non ha aumentato la fiscalità delle imprese e non ha compromesso il merito di credito della Repubblica che oggi è forte come mai dal dopoguerra. Il successo politico e personale di Tremonti segna un punto di svolta nelle convinzioni dell’Italia ancora culturalmente troppo contadina e poco globalizzata: per gestire bene le casse dello stato e per elaborare la migliore strategia economica servono politici di elevata qualità e con una forte personalità e leadership. I tecnici sono dei surrogati quando la politica è debole di idee e leadership e, come tutti i surrogati, ottengono risultati di second best non il massimo.